Il “dissenso” vota e pesa: dal Veneto la novità Szumski
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La vera novità delle elezioni in Veneto è rappresentata dall'elezione di due consiglieri di Resisti Veneto, nata all'interno della cosiddetta area del dissenso in pandemia. E che per la prima volta vota e si pesa elettoralmente. Intervista a Riccardo Szumski.
Le elezioni regionali venete hanno portato una novità molto interessante: il risultato della lista Resisti Veneto che ha raggiunto il 5,4% e che ha portato in consiglio regionale due rappresentanti: il leader del movimento Riccardo Szumski e Davide Lovat.
Szumski è un medico di base di 73 anni, già sindaco (della Lega) di Santa Lucia di Piave, in provincia di Treviso. Autonomista veneto, pur con chiare origini polacche, identitario senza scivolare nel populismo, durante la gestione della pandemia Covid-19 fu tra coloro che scelsero la via della cura tempestiva e della libertà di coscienza, opponendosi a protocolli imposti dal ministro Speranza. Per questa sua opposizione ai protocolli Covid e in seguito alle sue dichiarazioni a favore della libertà vaccinale dovette subire il marchio di infamia di “Medico no vax” e una surreale radiazione dall’Ordine dei Medici.
Szumski non si lasciò intimidire e continuò a lottare per la dignità della persona e il diritto alla cura. In seguito, ha fondato una associazione che ha aggregato migliaia di cittadini, comitati e realtà civiche. Da questo percorso è nata la sua candidatura alla Presidenza della Regione Veneto.
Szumski ha raccolto i voti di chi non si sente più rappresentato dai partiti attuali, e quindi positivamente la sua lista è stata un’alternativa al non voto: cittadini liberi, realtà indipendenti della società civile, autonomisti autentici e cattolici.
Un consenso che avrebbe potuto essere anche più ampio se il fronte del dissenso non fosse stato diviso da personaggi come Marco Rizzo, il non troppo ex comunista che si candida ovunque non superando mai l’1%. Rispetto alle liste cosiddette antisistema il programma di Resisti Veneto è decisamente meno velleitario e si caratterizza per concretezza e realismo.
Può essere un segnale che c’è in Italia uno spazio politico serio per le istanze che erano emerse durante il periodo pandemico, con le piazze libertarie dei No Green Pass?
Lo abbiamo chiesto allo stesso Szumski.
Dottore, lei indubbiamente è una figura che è diventata popolare ai tempi della Pandemia. Un medico controcorrente e un sindaco coraggioso. Sono passati alcuni anni, ma la gente evidentemente non ha dimenticato il suo impegno civile. Questo può spiegare il successo della sua lista?
Secondo me oltre che dalla coerenza e nessun timore dimostrato allora in entrambi i ruoli, dipende dal fatto che il nostro percorso è iniziato dal basso, dal confronto con i cittadini, confronto umano prima che politico amministrativo. Percorso che si è dimostrato vincente nella raccolta firme prima e nel voto poi.
Il programma elettorale di Resisti Veneto è articolato e ricco. Quali sono i temi principali che vi vedranno impegnati in consiglio regionale?
Libertà e diritti naturali, sanità, territorio ed ambiente, identità e cultura veneta, economia ed agricoltura.
Lei non ha mai fatto mistero della sua fede religiosa. In un consiglio regionale che già nella scorsa legislatura con Zaia è stato fortemente tentato da prospettive laiciste, come testimonierete la fede in politica?
Ormai è pensiero comune che la religione sia un fatto personale, ma non si può assolutamente pensare di svuotare le matrici cristiane della nostra storia e della nostra società. Agiremo in politica di conseguenza.
Nessuna lista del mondo del cosiddetto “dissenso” aveva mai ottenuto un consenso così significativo. Resisti Veneto può diventare un modello esportabile in tutta Italia?
A mio avviso possiamo essere sicuramente un esempio, ma è necessario che i cosiddetti esponenti del dissenso sappiano ridurre la litigiosità che li ha sempre contraddistinti, valorizzando invece delle divergenze le convergenze possibili per formare un fronte alternativo per ogni realtà territoriale.

