Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ASSOCIAZIONE MARIANA INTERNAZIONALE

Maria Corredentrice, tutti gli errori della Nota vaticana

La Bussola pubblica in esclusiva il corposo documento della Commissione Teologica dell'Associazione Mariana Internazionale che riporta chiarezza sulla corretta dottrina riguardante i titoli di Maria Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie, dopo la Nota Mater Populi Fidelis del Dicastero per la Dottrina della Fede che ha portato confusione e disorientamento tra i fedeli.
- IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO DELL'ASSOCIAZIONE MARIANA INTERNAZIONALE

Ecclesia 08_12_2025 English Español

La legge universale della Chiesa riconosce ad ogni fedele il diritto, che talvolta può configurarsi come un vero e proprio dovere, di «manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità delle persone» (Codice di Diritto Canonico, can. 212 §3).

È sulla base di questo principio e secondo questo spirito, nella consapevolezza del disorientamento e del turbamento che la Nota Mater Populi Fidelis (MPF) ha ingenerato in molti fedeli, che la Commissione Teologica dell’International Marian Association (IMA), che comprende una quarantina di membri, tra teologi e vescovi, ha deciso di rendere pubblico un documento che presenta le maggiori criticità della Nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF).

Quaranta paragrafi dedicati a riassumere in modo chiaro e completo lo sviluppo della corretta dottrina sottostante ai titoli di Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie, purtroppo assente nella Nota dottrinale che pure aveva come scopo dichiarato quello di occuparsi di questo tema. Il risultato è invece che MPF non solo ha comunicato alcune riserve sui due titoli mariani in questione, ma ha anche mancato di presentare e custodire quell’insegnamento che è maturato nel corso dei secoli, ed è stato insegnato in modo reiterato nel Magistero ordinario dei papi degli ultimi trecento anni, contravvenendo così a quella necessaria ermeneutica della continuità tanto raccomandata da Benedetto XVI, a cui il documento dell’IMA si richiama esplicitamente (cf. § 9).

La prima sezione (§§ 4-18) è dedicata al titolo mariano di Corredentrice. Nel § 13, il documento ricorda come nella nota 32 di MPF vengano richiamate due correnti teologiche, una massimalista, che afferma la cooperazione prossima, diretta e immediata di Maria alla Redenzione, ed una minimalista. Il punto, però, è che è proprio l’insegnamento di diversi pontefici, e dunque il Magistero ordinario della Chiesa, a collocarsi nella linea cosiddetta massimalista; non si tratta pertanto semplicemente di due correnti teologiche che dibattono tra loro, ma di un Magistero ordinario che ha reiterato e approfondito il proprio insegnamento, spiegando la cooperazione di Maria alla Redenzione come immediata e cristotipica. Così come è «inesatto da parte del DDF affermare che “alcuni Pontefici hanno impiegato questo titolo senza soffermarsi a spiegarlo” (n. 18). Ancora una volta, Pio XI e Giovanni Paolo II spiegano molto chiaramente il ruolo di Maria come Corredentrice, e lo fanno in termini che il DDF descrive come “cooperazione immediata, cristotipica o massimalista” (nota 32)».

Il problema di MPF non è limitato all’affermazione di inappropriatezza del titolo di Corredentrice, ma più profondamente essa «non afferma mai che il ruolo attivo unico di Maria è redentore», mentre «la Chiesa, dai Padri della Chiesa fino al Magistero papale moderno e contemporaneo, insegna che il ruolo attivo unico di Maria, come Nuova Eva umana con Cristo, il Nuovo Adamo, ha offerto un contributo all'ottenimento delle grazie della Redenzione. Ella lo ha fatto dando liberamente alla luce il nostro Redentore, perseverando con lui ai piedi della croce, offrendo la sua immacolata sofferenza umana insieme alla sua sofferenza divina e “amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata” (Lumen Gentium, 58)». Risulta così piuttosto evidente che la Nota ometta di  insegnare «in modo positivo il vero ruolo redentore di Maria con e sotto Gesù nella Redenzione, come affermato dal Magistero papale» (§ 14), finendo per estraniarsi dal Magistero ordinario pontificio e quasi contrapporsi ad esso.

Nella seconda sezione (§§ 19-32), il documento evidenzia come MPF cerchi «di ridurre la mediazione materna di Maria alla sola intercessione» (§ 19), ossia ad una mediazione meramente dispositiva. Anche in questo caso non si tengono in considerazione i numerosi insegnamenti pontifici (dodici pontefici in quattro secoli), che convergono nel sostenere la mediazione di Maria Santissima come causa sacramentale o secondaria della grazia. La Commissione teologica dell’IMA fa emergere come il DDF sembri non comprendere il senso della causalità strumentale, che per definizione non si pone come causa parallela e quasi competitiva della causa primaria: «la mediazione strumentale secondaria della grazia da parte di Maria non toglie nulla a Cristo, l'unico Mediatore divino. È vero che “solo Dio è il Salvatore”, ma la mediazione strumentale e secondaria della grazia di Cristo da parte di Maria non lo nega. Poiché Dio ha liberamente scelto di associare Maria alla sua opera di Redenzione, allora è libero di comunicarci la sua grazia attraverso la sua causalità strumentale secondaria. Dire che “solo Dio è il nostro Salvatore” non significa che “è solo Dio che applica i meriti di Gesù” a noi» (§ 25). Questa impostazione, sotto certi aspetti esclusivista, comporta una comprensione della maternità spirituale di Maria più nominale che reale, dal momento che essa risulta di fatto svuotata delle sue caratteristiche proprie di concepire, dare alla luce e nutrire i propri figli (cf. § 29).

Nella terza (§§ 33-34) e quarta sezione (§ 35) si mette in luce come MPF sminuisca rispettivamente il vero merito di Maria nell’opera della Redenzione oggettiva ed il ruolo che Dio le ha assegnato nel piano della Redenzione degli uomini, ancora una volta non recependo quanto presente nel Magistero ordinario dei papi.

La quinta e ultima sezione (§§ 36-39) ha infine il merito di mostrare le conseguenze pastorali dell’impostazione della Nota, perché è proprio sul fondamento della corredenzione e mediazione di Maria che hanno senso le pratiche devozionali più diffuse e amate dal popolo di Dio, come il Santo Rosario, lo Scapolare, la consacrazione alla Madonna; chiese e istituti hanno nel proprio nome uno di questi titoli, per non parlare di come essi ricorrano nei libri devozionali e nel Manuale della Legio Mariæ, organizzazione cattolica laicale diffusa in tutto il mondo e che vanta milioni di membri. E, rilievo di grande importanza, la “svolta” operata da MPF inevitabilmente non può che generare sfiducia nel Magistero della Chiesa, perché «se gli insegnamenti e i titoli utilizzati in precedenza dai Papi sono ora considerati “inappropriati” o “inopportuni”, perché i fedeli dovrebbero avere fiducia nel Magistero papale?» (§ 36E).

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