Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giorgio a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

L'umiltà necessaria all'atto di fede

Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» (Gv 20, 28)

Schegge di vangelo 03_07_2019

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». (Gv 20, 24-29)

Anche san Tommaso, pur vedendo e toccando il Corpo Risorto di Gesù, è chiamato a compiere un atto di fede, dettato non solo dalla constatazione della resurrezione della carne. Per amare Gesù bisogna riconoscerlo come Dio e per questo atto è necessaria l’umiltà. E non è detto che chi vede Gesù materialmente lo riconosca come Dio. Anche in tali casi è necessaria la fede; pure per san Paolo è stato così: dopo l’apparizione di Gesù ha dovuto fare l’atto di umiltà di riconoscere che aveva sbagliato e quindi di cambiare vita. Preghiamo Gesù perché non ci faccia mai mancare l’umiltà di riconoscerlo come Dio.