L'ultima folle violenza giudiziaria: cambia sesso a 13 anni
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A 13 anni non puoi sposarti, ma puoi cambiare sesso. Così ha deciso un giudice di Spezia su una 13enne affetta da disforia di genere e "in cura" con triptorelina, che ottiene la rettificazione sessuale. "In nome del popolo italiano" si consuma una deriva folle, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Svetonio racconta che l’imperatore Caligola nominò senatore il suo cavallo Incitatus. Se un cavallo può diventare senatore per mano di un imperatore, una bambina può diventare un bambino per volontà di un giudice.
La storia, raccontata dal Resto del Carlino, è questa ed è semplice: lei è una ragazzina di 13 anni ed ha una sorella gemella. Uguali in tutto fuorché nella volontà di rimanere nel sesso riconosciuto alla nascita. Ecco allora intraprendere, con il necessario benestare dei genitori, un iter psicologico e ormonale che poi l’ha portata davanti al giudice. Infatti la legge 164/82 permette la rettificazione sessuale, ossia il cambio del nome e del sesso anagrafico, solo grazie al giudizio positivo del giudice che deve verificare le intervenute modificazioni dei caratteri sessuali del richiedente. Nel caso della ragazzina di 13 anni questo giudizio positivo è arrivato dal tribunale di La Spezia. In Italia mai era avvenuto che una minore di così tenera età fosse riuscita ad ottenere il placet per “cambiare” sesso.
Il tribunale, valutando «il percorso psicoterapico seguito con costanza, le terapie ormonali praticate con successo e la matura gestione del disagio sociale conseguente al processo di cambiamento» ha accolto il ricorso presentato alla Procura dai genitori, «nella convinzione che (la ragazzina) abbia maturato una piena consapevolezza circa l’incongruenza tra il suo corpo e il vissuto d’identità come fino ad ora sperimentato», così «da consentirle di concludere, altrettanto consapevolmente un progetto volto a ristabilire irreversibilmente uno stato di armonia tra soma e psiche nella percezione della propria appartenenza sessuale».
Viene da domandarsi: ma se una ragazzina di 13 anni può “cambiare” sesso perché non potrebbe anche sposarsi? O perché non potrebbe acquistare casa? Guarda caso i minorenni diventano di colpo capaci giuridicamente di agire solo in certi frangenti. Pensiamo ad esempio all’aborto. L’obiezione è dietro l’angolo: in questo caso si tratta di trattamento sanitario e quindi la decisione è stata dei genitori i quali agiscono come rappresentanti legali del minore. Vero, ma discriminante è stata la valutazione del giudice sul grado di maturità della ragazzina.
Ora quale grado di maturità può avere una 13enne soprattutto se deve decidere non a quale scuola superiore vorrebbe iscriversi, ma in merito ad alcuni trattamenti incidenti sul suo corpo e psiche che spesso sono irreversibili? Inoltre, come faceva presente il Centro studi Livatino in un documento del 2018, «un minore in età prepuberale che si trovi in “condizione frequentemente accompagnata da patologie psichiatriche, disturbi dell’emotività e del comportamento”» può esprimere un consenso valido? «Come possono i professionisti del settore garantire che il consenso di un preadolescente affetto da disforia di genere sia “libero e volontario”?». Si rischia cioè di acconsentire ad una volontà disturbata.
Infine apprendiamo che la piccola aveva assunto la triptorelina (clicca anche qui), il famigerato bloccante della pubertà. Un preparato che non fa sviluppare i caratteri sessuali secondari (nei maschi: crescita del pene e dei testicoli, la comparsa dei peli pubici, cutanei e della barba, etc.; nelle femmine: lo sviluppo delle ghiandole mammarie, l'allargamento del bacino, la comparsa di peli pubici ed ascellari, etc.). Ora è acclarato che lo sviluppo psicologico viene grandemente aiutato dallo sviluppo fisico. Io maturo anche perché sento il mio corpo maturare. In particolare la sua maturazione mi aiuta grandemente a percepirmi psicologicamente maschio o femmina, a superare proprio quelle confusioni identitarie che la triptorelina vorrebbe risolvere ed invece acuisce. Bloccare il corpo è bloccare la maturità dei bambini. E dunque il tempo passa, ma la bambina che a 10-12 anni ha subito il blocco della pubertà rischia di ritrovarsi ancora decenne per molti anni a seguire.
Eppure il giudice ha dato il suo benestare. Lo ha dato mentre in tutto il mondo si fa marcia indietro in merito al “cambio” di sesso dei minori. Infatti la Norvegia, la Svezia, alcuni Stati federati Usa, la Finlandia, l’Australia, la Francia e soprattutto il Regno Unito hanno o stanno chiudendo le cliniche per il “cambio” di sesso dei minori. In particolare nel Regno Unito grazie alla cosiddetta Cass Review, una revisione indipendente commissionata dal Servizio Sanitario Nazionale, si è arrivato al divieto di qualsiasi trattamento sui minori, criticando l’approccio affermativo, ossia un approccio clinico che conferma il minore nella sua volontà di “cambiare” il sesso.
Questo perché ormai sono di dominio pubblico i diversi danni che si recano ai minori (ma anche ai maggiori di età) a causa di questi trattamenti. Sul piano fisico i rischi possono essere i seguenti: ictus, aumento degli zuccheri nel sangue, costipazione, diarrea, capogiri, mal di testa, vampate, perdita dell’appetito, nausea, insonnia, fastidi allo stomaco, stanchezza o debolezza, vomito, alta pressione, trombi, infarto, diabete, cancro, ipertensione endocranica idiopatica che provoca mal di testa, visione doppia e persino perdita permanente della vista, osteoporosi, danni al fegato, alla crescita, infertilità ed emorragie vaginali.
Sul piano psicologico, i rischi possono essere i seguenti: scoppio della libido per le donne che assumono testosterone e mancanza di libido spesso per maschi, sbalzi di umore, atti di autolesionismo, mancanza di sviluppo psicologico, emotivo e cognitivo (calo del QI), lesione della memoria, stati di ansia e panico, disturbo da deficit di attenzione/ iperattività, tic nervosi, disturbo borderline di personalità, disturbi d’ansia, disturbo dello spettro autistico e disturbo post-traumatico da stress, depressione, anoressia, stati psicotici, suicidi e tentati suicidi (per le fonti scientifiche, ex pluribus, clicca qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui).
Senza poi contare che, citando il documento Gender ideology harms children - L'ideologia gender fa male ai bambini del Collegio americano dei Pediatri, «secondo il DSM-V [Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali], fino al 98% dei bambini con confusione di genere e fino all’88% delle bambine con confusione di genere accettano il proprio sesso biologico dopo che attraversano naturalmente la pubertà».


