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L'Ue si reclamizza sui quotidiani. Solo se sono di sinistra

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L'Unione Europea sponsorizza una newsletter che viene pubblicata in otto testate, tutte di sinistra. Si tratta di una newsletter palesemente autopromozionale delle istituzioni europee e il modo in cui è gestita spiana la strada a sospetti di conflitto di interessi. Significativo che sia in consorzio solo con testate di sinistra. 

Editoriali 09_03_2023
Ursula von der Leyen

Lo scorso 3 marzo il sito francese Boulevard Voltaire, uno dei web news conservatori più diffusi ed influenti del paese, ha svelato come la Commissione europea abbia creato di fatto un portale di notizie e, finanziando un coordinamento editoriale ed un gruppo di testate per lo più liberal progressiste ed europeiste in vari paesi. Tutto ciò al fine di promuovere una propria immagine positiva, talvolta anche in contrasto con i governi nazionali.

 Il quotidiano francese Libération lo scorso settembre aveva annunciato una ‘sospetta’ offerta gratuita per l'abbonamento online alla nuova newsletter European Focus sul proprio sito web. European Focus è una iniziativa promossa in associazione da otto testate della stampa europea che vuole "offrire ogni settimana un nuovo modo di leggere l'Europa". Secondo Boulevard Voltaire, le istituzioni europee di Bruxelles, con la scusa di combattere le ‘fake news’ critiche con le istituzioni di Bruxelles e le sue stravaganti decisioni, ogni mercoledì offrono agli abbonati alle news gratuite di European Focus, una newsletter sui fatti europei con autori che scrivono da varie capitali (Sarajevo, Madrid, Varsavia, Parigi, Tallinn, Roma, Budapest e Berlino). Libération e altre otto testate, dal Mediterraneo al Baltico, avevano accettato l’aiuto della Commissione e deciso di unire le forze per promuovere punti di vista corretti sulle “questioni che riguardano tutti noi", così come fieramente dichiarato dal giornale della sinistra francese.

È difficile individuare nelle newsletters caricate sul sito di European Focus dalla fine di settembre ad oggi anche un solo cenno che suoni ‘fuori dal coro’ del maintream e del politically correct globalista europeo: ambientalismo e catastrofismo climatico, guerra in Ucraina e mostri russi, femminismo e migranti da accogliere…Delle otto testate giornalistiche selezionate per diffondere l'immagine benevola di Bruxelles, la stragrande maggioranza, tranne lo spagnolo El Confidencial,  ha una visione del mondo liberal-socialista ma tutte sono ferocemente lealiste nei confronti dell'Europa. Al di là del moderatismo del quotidiano di Madrid, le altre testate sono d’assalto: l’italiano Il Domani (edito da Carlo De Benedetti), i due ‘sorosisti’ Balkan-Insight (Bosnia-Erzegovina) e la polacca Gazeta Wyborcza (esempio di durissima opposizione al governo dei conservatori di PiS e protagonista della diffusione a livello europeo delle diffamatorie notizie sulla complicità di Karol Wojtyla verso colpevoli di pedofilia a Cracovia, di cui la Bussola riferisce in un articolo a parte), l’anti-Orban HVG ungherese, la social democratica estone Delfi,  Libération della sinistra  francese come il berlinese Tagesspiegel legato alla sinistra tedesca.

Il network ed i giornalisti che scrivono le varie e ‘gratuite’ newsletter settimanali per incensare il verbo europeista, sono finanziati dalla Commissione europea attraverso il sostegno finanziario che essa dà al coordinamento editoriale di N-ost, un'altra testata di sinistra tedesca, associata a ONG politicamente attive come Transparency International (già ampiamente sostenuta da Open Society Foundation) e finanziata da note istituzioni favorevoli all'immigrazione, ai diritti riproduttivi e alla ideologia LGBTI e al multiculturalismo come la Robert Bosch Stiftung.

La N-Ost riceve anche generosi finanziamenti da vari dipartimenti ed istituzioni del governo tedesco, forse questo potrebbe giustificare il sospetto di un ennesimo conflitto di interessi, stavolta tra la Commissione europea e la sua presidente Von der Leyen, il governo del suo paese d'origine e il coordinamento editoriale tedesco della newsletter europea. Secondo il portale indipendente di news ungherese Hungary Today, la scelta di coinvolgere nel network europeista la testata HVG ed i suoi giornalisti, è ispirata palesemente dal sentimento anti governativo: testata e giornalisti ungheresi sono apertamente legati ai finanziamenti dei Dems americani e della Open Society Foundation di George Soros ed impegnati nella guerra culturale che gli Usa e l’Europa stanno combattendo contro il governo ungherese (descritta su LaBussola).

Al momento non è noto quanto denaro di noi contribuenti venga speso dall'Unione Europea per finanziare questo progetto di ‘pubblicità positiva’, ovvero per promuovere apertamente un messaggio univoco del potere, contro i dissidenti e le semplici opinioni contrarie. Tutto ciò è in aperta contraddizione con l’impegno di Bruxelles per la libertà di stampa, il pluralismo e la libertà di opinioni e pensiero. Va ricordato che lo scorso settembre la Vicepresidente della Commissione per i Valori e la Trasparenza, Věra Jourová e il suo collega Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, presentarono la ‘Legge europea sulla libertà dei media’ o ‘European Media Freedom Act’ approvato dalla Commissione. Ebbene, in quella occasione, dissero entrambi che l’intento della Commissione era quello di “salvaguardie comuni per proteggere la libertà e il pluralismo dei media nell'UE" e “garantire una pluralità di voci…[affinché i media] siano in grado di operare senza alcuna interferenza, sia privata che pubblica". Nulla è stato ancora approvato, ma non solo la Commissione è già partita con un suo ‘house organ’ politicamente schierato a sostegno del liberal socialismo, ma durante questi mesi di consultazione pubblica l’autorevole International Press Institute ha chiesto, tra l’altro, che l’indipendenza di stampa, giornalisti e Autorità di controllo ”sia dagli Stati ma anche dalla Commissione europea”. Dalle notizie dei giorni scorsi su questa nuova ‘spectre dell’informazione’ abbiamo avuto la spiacevole conferma che tra conflitti di interesse e doppi standard, la crisi delle istituzioni europee è un pericolo per la libertà di tutti.