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SANTI DA LEGGERE / 12

Lucia, la santa preferita da Dante

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La gloriosa martire siciliana, uccisa durante le persecuzioni di Diocleziano, compare più volte nella Divina Commedia, accompagnando con misericordia il cammino di Dante dalla selva oscura al Purgatorio, fino al Paradiso.

Cultura 29_12_2025

La vita: dalla fede silenziosa al martirio

Nata a Siracusa verso la fine del III secolo, Lucia cresce in una famiglia agiata ma segnata dalla precoce perdita del padre. Educata alla fede cristiana, custodisce nel silenzio il desiderio di consacrarsi a Dio, mentre la madre, ignara, la promette in sposa a un giovane pagano.

Nel 301, durante un pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata a Catania, un evento miracoloso cambia il corso della sua vita: la madre guarisce e Lucia interpreta la visione della martire come un mandato divino. Tornata a Siracusa, decide di rompere ogni indugio: rinuncia alle nozze, distribuisce la dote ai poveri e sceglie apertamente la via della consacrazione.

Il gesto scatena l’ira del promesso sposo, che la denuncia come cristiana in piena epoca di persecuzioni. Davanti al prefetto Pascasio, Lucia difende la sua fede con una fermezza che sorprende e irrita i suoi accusatori. Né il postribolo, né il fuoco, né la forza dei soldati riescono a piegarla: la giovane rimane prodigiosamente immobile, simbolo vivente di una fede incrollabile. Il 13 dicembre 304 viene uccisa con la spada, entrando nel novero delle martiri più luminose della cristianità.

Lucia nell’Inferno dantesco: la luce che avvia la salvezza

Nella Divina Commedia, nel secondo canto dell’Inferno, Lucia appare come una figura luminosa e silenziosamente decisiva, una presenza che non irrompe sulla scena ma la orienta con la forza discreta della grazia. È lei la prima a muoversi quando la Madonna, accorgendosi dello smarrimento di Dante, affida alla santa siracusana il compito di intervenire. Lucia non esita: scende dal suo alto seggio, attraversa i cieli con la leggerezza di chi porta un messaggio di salvezza e raggiunge Beatrice, la donna che più di ogni altra può toccare il cuore del poeta.

La sua funzione è duplice e profondamente simbolica. Da un lato è la patrona della vista, colei che restituisce la luce agli occhi e, per estensione, alla mente: non è un caso che Dante, che si sente accecato dalla paura e dall’incertezza, venga soccorso proprio da lei, come se la sua missione fosse rischiarare l’intelletto del pellegrino e riaccendere in lui la capacità di vedere il proprio destino.

Dall’altro lato Lucia incarna la prontezza della grazia, la rapidità con cui il divino si mette in moto quando un’anima vacilla. Non parla, non argomenta, non persuade: agisce. È un movimento puro, un gesto di cura che si trasmette da donna a donna – dalla Vergine a Lucia, da Lucia a Beatrice – fino a raggiungere Virgilio, e attraverso lui Dante stesso.

In questa catena di intercessioni femminili, Lucia occupa il posto della mediatrice operosa, della forza che non si mostra ma che sostiene, della luce che non abbaglia ma guida. La sua presenza nel canto II è un modo per ricordare che il viaggio di Dante non nasce da un atto di eroismo personale, ma da un intreccio di misericordia, attenzione e amore che dall’alto si riversa su di lui. Lucia è la scintilla che mette in moto la salvezza, la custode della vista che restituisce al poeta la capacità di guardare oltre la paura e di riconoscere, finalmente, la strada che lo attende.

Lucia nel Purgatorio: la custode del sonno e del passaggio

Nel Purgatorio la presenza di Lucia si fa ancora più materna, a confermare che la luce non è solo ciò che illumina il cammino, ma ciò che veglia mentre l’uomo è inerme. Con la seconda cantica ritorna infatti la notte, e con essa il sonno vero, quello che non è svenimento né fuga, ma abbandono fiducioso.

Nell’oscurità della valletta dei principi, Dante non procede: riposa. È un gesto di umanissima fragilità, ma anche di apertura alla grazia, perché, proprio nel momento in cui il poeta depone ogni controllo, Lucia interviene. Non più come messaggera celeste che mette in moto la catena delle intercessioni, bensì come presenza che tocca il corpo stesso del pellegrino, lo solleva e lo trasporta.

È un’immagine di dolcezza quasi evangelica: la santa che prende Dante tra le braccia e lo conduce, mentre dorme, fin davanti alla porta del Purgatorio, là dove comincia la vera ascesa. Quando il poeta si ridesta, stupito di trovarsi in un luogo che non ricorda di aver raggiunto, Virgilio gli svela l’accaduto con la naturalezza di chi riconosce nella grazia un’azione quotidiana. Lucia diventa così la custode del passaggio, la garante del fatto che il cammino continua anche quando l’uomo non può camminare, la luce che opera nel buio e prepara l’alba. In questo gesto silenzioso si compie il senso più profondo della sua figura: non solo patrona della vista, ma forza che guida l’anima anche quando gli occhi sono chiusi, affinché il viaggio verso la purificazione non si interrompa mai.

Santa Lucia nella Candida Rosa

Nella Candida Rosa dell’Empireo, là dove ogni volto riflette la pienezza della gloria divina, santa Lucia appare nella sua collocazione definitiva, carica di un significato che riannoda l’intero viaggio dantesco. San Bernardo, guida sapiente e maestro di contemplazione, mostra a Dante la disposizione dei beati: accanto ad Adamo, di fronte a sant’Anna, siede proprio lei, la santa della vista.

Santa Lucia è posta in una posizione di grande onore, vicina alle figure che segnano l’inizio della storia umana e l’origine della storia della salvezza: Adamo, padre dell’umanità; Anna, madre di Maria; e, più in alto, la stessa Vergine. È come se Dante volesse dire che la luce che guida l’uomo nel cammino terreno – quella luce che Lucia custodisce e dona – trova qui la sua sorgente e il suo compimento.

Vederla seduta nell’Empireo significa riconoscere che il suo intervento non fu episodico, ma parte di un disegno più grande: Lucia è la custode della vista non solo perché guarisce gli occhi, ma perché rende possibile la visione ultima, quella che permette al poeta di sostenere lo splendore di Dio. La sua collocazione, dinanzi ad Adamo, la lega simbolicamente al tema della ferita e della guarigione: se Adamo rappresenta la cecità introdotta dal peccato, Lucia incarna la luce che restituisce all’uomo la capacità di vedere la verità.

Così, nel punto più alto del Paradiso, la santa siracusana appare come la figura che ha accompagnato Dante dall’inizio alla fine: si è mossa quando era nella selva oscura, l’ha portato nel sonno fino alla porta del Purgatorio, e ora lo attende nella rosa eterna, come garante della sua visione. E così, nella rosa dei beati, la santa che Dante amò e invocò diventa il simbolo più puro della grazia che illumina il cammino umano e lo conduce, passo dopo passo, fino alla visione di Dio.



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