L'organo a canne, lo strumento che respira con la liturgia
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Sostiene con potenza il canto del coro e dei fedeli e persino la pubblicità se ne serve per evocare il sacro. Eppure in troppe chiese è abbandonato o affidato a mani incompetenti, trascurandone la capacità di elevare l'anima alle realtà soprannaturali.

Ogni volta che si entra in una chiesa e si ascolta il suono di un organo a canne (se ben suonato, cosa oggi non scontata), si viene subito catturati da un’atmosfera profondamente spirituale. L’organo ha il potere di elevare la nostra anima alle cose soprannaturali. Come si è detto tante volte, se non si crede al collegamento tra organo a canne e atmosfera spirituale, basta vedere come in molti film o nella pubblicità, per evocare un clima religioso, viene fatto ascoltare il suono dell’organo, il canto gregoriano o la polifonia, non certamente la musica sincopata.
Eppure oggi questo strumento vive una sofferenza anche a causa di sacerdoti che non ne capiscono l’importanza e che nelle loro chiese o lo lasciano morire oppure lo affidano alle mani di persone incompetenti. Questo è un grave errore, in quanto l’organo è un bene della chiesa, come un dipinto, l’altare o una statua, e come tale va salvaguardato. Acquistare un organo a canne o anche ripararlo quando è fuori uso da molto tempo costa molti soldi, quindi bisogna prendersi cura di questi strumenti che i nostri predecessori ci hanno lasciato.
L’organo andrebbe affidato a persone che hanno compiuto studi d’organo, non semplicemente a dei pianisti. Il motivo è che la tecnica pianistica è diversa da quella organistica, il tocco del pianista non è lo stesso di quello di un’organista. Poi c’è la questione della pedaliera, che un pianista difficilmente sa come utilizzare. Bisogna saper riconoscere il contributo professionale di coloro che hanno dedicato tante ore allo studio di questo strumento così bello ma anche così complesso. La comunità cristiana riunita in una data chiesa deve supportare l’organista e gli altri musicisti con un adeguato compenso, come si compensano il sagrestano o le persone che si prendono cura dell’impianto audio della chiesa.
L’organo ha il potere di sostenere il canto del coro o dell’assemblea in modo più potente ed efficace di ogni altro strumento: è un fatto insito nella natura dell’organo e nella varietà dei suoni che da esso si possono ottenere. Con una adeguata combinazione dei registri si possono accompagnare pochi cantori che cantano sottovoce, così come si può accompagnare il canto a piena voce di tutti. L’organo è uno strumento duttile e a giusto titolo ha un carattere liturgico che lo fa primeggiare su tutti gli altri strumenti musicali. Certo, altri strumenti musicali possono essere ammessi nella liturgia, ma a determinate condizioni.
I sacerdoti che hanno responsabilità come parroci o rettori di chiese dovrebbero fare di tutto per provvedere la propria chiesa con un organo a canne oppure curarne adeguatamente la manutenzione se già la loro chiesa è provvista di questo strumento. Quando l’organo è ben suonato, è capace di respirare con la liturgia, divenendo con essa quasi un respiro solo, dilatando o restringendo i tempi liturgici attraverso il potere dell’arte dei suoni e fungendo da raccordo fra i vari momenti della celebrazione.
C’è la questione degli organi digitali o campionati, strumenti che riproducono più o meno accuratamente i suoni di un organo a canne e che hanno il vantaggio di essere molto meno costosi rispetto ad un organo vero. Il problema è complesso e alcuni organisti li rifiutano. C’è da dire che il progresso tecnologico ne ha molto migliorato la qualità, anche se non bisogna dimenticare una verità fondamentale: essi non sono organi a canne. Marco Sofianopulo, in Liturgia e Musica - manuale essenziale, fa questa osservazione:
Il primo posto nella chiesa spetta naturalmente all'Organo, possibilmente a canne, che comporta ahimè un costo ingente e richiede un'attenta, continua e onerosa manutenzione. Oggi vengono però prodotti anche degli ottimi strumenti funzionanti in base a principi digitali, nei quali il suono è “campionato” per ogni tasto e per ogni registro (voce diversa): in sede di progettazione/fabbricazione viene copiato dal timbro vivo di uno strumento a canne, per poi essere riprodotto, su comando dei tasti, dalle casse acustiche amplificate. Benché si tratti pur sempre di un ripiego rispetto alla maestà dello strumento tradizionale, per i budget limitati questa soluzione è eccellente. La consolle dell'organo elettronico è del tutto simile a quella di un organo a canne, cosicché l'organista si sente facilmente a proprio agio; il suono è puro e forte ed in più – aspetto da non sottovalutare – l'intonazione è quasi sempre perfetta e la necessità di manutenzione praticamente inesistente.
Queste parole molto positive sugli organi digitali non possono però negare la realtà, e cioè che essi sono un ripiego rispetto allo strumento tradizionale. Non dimentichiamo poi che alcuni organi a canne del passato hanno anche una facciata molto bella e artistica, che aggiunge bellezza all’architettura delle chiese. Pensiamo ai genitori che dicono sempre di volere il meglio per i propri figli e che per raggiungere questo scopo sono disposti a fare qualunque sacrificio. Dovrebbe essere questo ragionamento a prevalere nelle nostre chiese: per la gloria di Dio si cerca di compiere tutti i sacrifici, anche economici, che essa richiede.
L'organo a canne bruciato: simbolo di un dramma diffuso
L'organo bruciato nella cattedrale di Nantes simboleggia il disprezzo della tradizione: sono molti quelli abbandonati nelle chiese e sostituiti da strumenti inappropriati. Eppure, la Sacrosanctum Concilium dice: «Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne...il cui suono è in grado...di elevare potentemente gli animi a Dio».