Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
la polemica

Aggiungi un trans a tavola, ma non l'ha deciso Leone XIV

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Non è stata la Santa Sede a scegliere i partecipanti al pranzo per i poveri, polemica insensata, afferma il cardinale Krajewski alla Bussola. E sul caso montato dal Washington Post per l'assenza di transgender vicino al Papa: posti assegnati casualmente. Ma evidentemente c'è chi pretende da Prevost i gesti di Bergoglio.

 

Ecclesia 18_11_2025 English
Foto Vatican Media/LaPresse

Nel menù non c'era, ma il pranzo in Vaticano per il Giubileo dei poveri si è concluso con l'amaro. Eh sì, perché nel day after una testata del calibro del Washington Post ha finito per occuparsi dell'iniziativa per dare risalto all'assenza di transgender dal tavolo in cui ha mangiato il Papa in Aula Paolo VI. Al pranzo, infatti, hanno partecipato qualche decina di persone trans (il numero definitivo è ballerino: c'è chi dice 48, altri si limitano a dire più di 30) così come avvenuto negli anni precedenti per la Giornata Mondiale dei Poveri.

La testata statunitense ha riportato la presunta confidenza anonima di due persone impegnate nell'organizzazione dell'evento secondo cui «quest'anno ai tavoli d'onore non sono stati assegnati posti alle donne transessuali (sic) senza alcuna spiegazione». Il Washington Post ha fatto notare polemicamente che nel 2023 e nel 2024 due transgender si erano seduti al tavolo con Francesco. Un tentativo evidente di creare un antipatico paragone tra gli ultimi due Papi che – nelle intenzioni degli autori – dovrebbe andare a svantaggio di Leone XIV.

Per saperne di più su come sono andate davvero le cose, La Nuova Bussola Quotidiana si è messa in contatto con il cardinale Konrad Krajewski. Il titolare dell'Elemosineria Apostolica – organizzatrice del pranzo – non ha nascosto il suo dispiacere per questa polemica che non si aspettava a fronte di un evento della cui riuscita sembra essere particolarmente orgoglioso. Krajewski ci ha spiegato che «le diciannove persone al tavolo col Santo Padre sono state scelte casualmente da me, all'ultimo momento, quando c'era l'Angelus».

Dunque, nessuna esclusione deliberata come vorrebbero far intendere le due fonti che hanno parlato con il Washington Post. Il cardinale era sinceramente amareggiato ed ha commentato con noi che «quando ci sono cose belle, c'è sempre il diavolo che si mette di mezzo». Gli diamo atto del suo zelo per il servizio della carità, tant'è che lo abbiamo intercettato mentre tornava da una distribuzione di viveri a Tor Bella Monaca.

Ma la polemica sul tavolo d'onore solleva inevitabili domande sull'opportunità degli inviti a quelli che la stampa per più di una settimana ha descritto come «attivisti transgender». Sono stati invitati in quanto tali al pranzo in Aula Paolo VI? Se sì, che c'azzeccava un simile invito «di categoria» coi poveri? Anche su questo punto abbiamo cercato di fare chiarezza con il cardinale a capo della struttura che ha organizzato l'evento.

Nella settimana precedente al pranzo ha avuto largo spazio mediatico Alessia Nobile, una persona transgender già protagonista del discusso Giubileo Lgbtq+ e nota per il suo attivismo a favore dei diritti arcobaleno che le valse l'amicizia di Francesco. C'è anche chi ha scritto che l'invito al pranzo per i trans sarebbe arrivato dopo una richiesta formale di udienza con il Papa presentata da Nobile. Non è così. Krajewski è stato chiaro con la Nuova Bussola: «noi abbiamo dato 1300 biglietti per i poveri ad associazioni, dormitori, mense, fondazioni, Caritas, parrocchie di quartieri difficili. Sono stati i loro responsabili a distribuirli a chi ritenevano opportuno, non noi».

Dunque, non c'è stato alcun invito dell'Elemosineria Apostolica (e quindi della Santa Sede) agli «attivisti transgender», come è stato scritto ripetutamente in questi giorni. In Vaticano, comunque, non possono dire di non averlo saputo considerando i numerosi articoli della scorsa settimana sulla presenza di autoproclamati attivisti. 

È presumibile che buona parte dei trans presenti in Aula Paolo VI siano stati invitati dal parroco di Torvajanica don Andrea Conocchia che fu già il tramite tra Francesco e un gruppo di loro in difficoltà economica dopo lo scoppio della pandemia. Ne nacque una frequentazione che si è protratta negli anni e di cui è stato ampiamente scritto. Forse le due fonti interne che hanno parlato col Washington Post vorrebbero obbligare Leone XIV a coltivare le stesse amicizie del suo predecessore e imporgli persino i commensali ad un pranzo con più di mille poveri?

Un detto popolare (ma poco cristiano) dice che a far del bene ci si rimette sempre: sarebbe meglio se la prossima volta l'eccessivo protagonismo di qualcuno non finisse per farci rimettere a livello d'immagine l'incolpevole Prevost. 



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