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Ideologie che avanzano

Lgbt e green, l’Ue detta i nuovi “valori” europei

Il discorso sullo stato dell’Unione tenuto da Ursula von der Leyen indica una direzione chiara: imporre a tutti gli Stati l’ideologia Lgbt, come confermano almeno tre fatti che hanno preceduto il discorso. 

Gender Watch 17_09_2021

Un discorso sullo stato dell’Unione europea senza entusiasmo, con tanti propositi (evanescenti e costosi) e un’unica direzione di fondo: imporre a tutti l’ideologia Lgbt. Il discorso di Ursula von der Leyen, tenuto ieri alla plenaria del Parlamento europeo davanti a pochissimi deputati, è stato diverso rispetto a quello dello scorso anno e molto distante dal testo trovato e pubblicato nei giorni precedenti dai giornalisti di Politico e che conteneva dure accuse e scortesi battute nei confronti dei governi di Polonia e Ungheria.

Ieri mattina la von der Leyen ha diffusamente parlato dell’anima europea, dell’agire insieme di cui hanno dato prova le istituzioni e i 27 capi di Stato dell’Unione nell’affrontare: la pandemia (con la campagna vaccinale), la crisi economica mondiale (con il fondo Next Generation EU), la crisi climatica (con il Green Deal). Un passo avanti notevole è stato fatto dalla presidente della Commissione quando, nel suo ammirare lo spirito dei giovani, ha sostituito i riferimenti a Greta Thunberg dello scorso anno con l’esemplarità della nostra Bebe Vio (invitata alla plenaria). L’Europa del prossimo futuro avrà nuove agenzie strategiche sulla prevenzione e l’intervento in caso di nuove pandemie (Hera, con una dotazione di 50 miliardi entro il 2027); Alma, per dare ai giovani la possibilità di acquisire esperienze professionali in diversi paesi europei; NextGenerationEU, piano che sarà dotato di ulteriori fondi propri; ci saranno impegni strategici sullo sviluppo dei semiconduttori e di un mercato unico digitale.

Tuttavia, le parole della von der Leyen sull’impegno europeo per l’equità sociale e fiscale tra i cittadini, di per sé giusta, sono da brividi. Brividi dati dall’ascoltare gli ulteriori impegni che la Commissione prenderà, a nome di tutti noi, alla prossima Cop26 di Glasgow quando l’Ue accrescerà il proprio contributo alla lotta per i cambiamenti climatici, portandolo da 25 a 29 miliardi di euro entro il 2027. La von der Leyen ha fondato la sua decisione su un paio di elementi infondati scientificamente: le alluvioni in Belgio e Germania, gli incendi in Francia e Grecia e il VI Rapporto dell'Ipcc. Le prime pagine dei quotidiani online di ieri si sono quasi tutte concentrate sull’idea di un esercito comune europeo. Ma la proposta di una “Gateway globale” alternativa alla “Via della Seta” cinese, quella di “bandire dal mercato i prodotti ottenuti con il lavoro forzato” (la gran parte dei prodotti tecnologici e dell’industria manifatturiera di cui oggi disponiamo), è apparsa una vaga e irrealistica ambizione. Meglio la von der Leyen ha fatto sull’immigrazione, non più un fatuo richiamo alla solidarietà, quanto l’idea (difficile) di un “nuovo patto sulla migrazione e l’asilo” fondato sul realismo: “Dobbiamo reprimere la migrazione irregolare, ma anche offrire un rifugio a chi è costretto a fuggire dal proprio paese” e può integrarsi.

Poco o nulla sugli impegni per la crisi del lavoro (fondo Sure) e sulla povertà che si produrrà a causa delle folli imposizioni del Green Deal. Capitolo diverso è quello dedicato dalla presidente della Commissione alla “democrazia e ai valori comuni” (democrazia, voto, stato di diritto, uguaglianza davanti alla legge, libertà di stampa, libertà da corruzione e oppressione statalista), ideali che unirebbero, da Schuman ad Havel. Bene l’affermazione realista che “i valori europei sono sanciti nei Trattati”, e non nelle interpretazioni stravaganti della Commissione o della Corte di Giustizia, male immaginare l’onnipotenza delle sentenze giudiziarie europee (a cui si oppongono le corti costituzionali di Polonia e Germania), ancor peggio proporre l’ideale di una libertà illimitata che sfoci nel libertinaggio (“libertà di dire quello che ci passa per la testa, libertà di amare chi vogliamo”). Per Schuman, Adenauer e De Gasperi, come per Havel, Walesa, Orban e i ragazzi ungheresi, tutti i valori avevano e hanno significato solo se fondati sulla verità del cuore, sulla libertà di professare la fede cristiana, sulla libertà di opporsi a un’ideologia che falsifichi la realtà e imponga la menzogna.