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NUOVA INDAGINE

L’Eurispes e la società dell’Io: prima vittima la gioventù

Circa 1.000 giovani tra i 18 e i 30 anni hanno partecipato a una ricerca dell’Eurispes intitolata Soprattutto Io. Chi ha avuto genitori uniti dà maggiore importanza alla stabilità della relazione. Scarsa l’apertura ad avere figli e molto alto il consenso alle “conquiste civili” (divorzio, aborto, unioni gay, ecc.). Dunque, una gioventù solo in parte consapevole degli inganni del “progresso” perché molto influenzata dalla cultura dominante.

Attualità 23_07_2019

Qualche giorno fa sono stati resi noti i risultati di un’indagine condotta dall’Eurispes dal titolo Soprattutto Io. Coppie millennials tra stereotipi, nuovi valori e libertà.

I ragazzi che hanno partecipato all’indagine, tutti di età compresa tra i 18 e i 30 anni, sono stati circa 1.000 e hanno risposto a un questionario con tematiche relative «ai rapporti sentimentali, l’amore e la sessualità: visione della vita di coppia e dei rapporti uomo-donna, stereotipi di genere, abitudini sessuali, rapporti disfunzionali». Il tutto, si legge sul sito dell’Eurispes, con il fine di analizzare «quanto gli stereotipi del passato siano tuttora presenti nell’educazione» (sic!). Ma vediamo i risultati.

Per quanto riguarda i rapporti di coppia, per ben il 78,3% dei giovani - con una prevalenza al femminile - un obiettivo importante nella vita è quello di costruire una relazione duratura. Nella scelta della risposta, è interessante sottolineare l’influenza apportata dal vissuto familiare: chi ha avuto genitori uniti, infatti, attribuisce maggiore importanza alla stabilità rispetto a chi ha avuto esperienze di separazioni o divorzi.

Accanto a questa (positiva) propensione alla stabilità, emerge anche che per quasi 7 giovani su 10 (67,6%) i figli non sono “necessari” alla vita della coppia, che può risultare “abbastanza” o “molto” appagante anche senza un’apertura alla vita. Un’affermazione, questa, che va a braccetto con il fatto che «la maggior parte dei ragazzi, il 65,8%, è “per niente” (33,8%) o “poco” (32%) d’accordo che una donna rinunci alla propria carriera per occuparsi dei figli. Il 34,2%, invece, ritiene che sia opportuno rinunciare (26,2% “abbastanza” d’accordo, 8% “molto” d’accordo)». A parti invertite, ossia ipotizzando che sia l’uomo a rinunciare alla carriera per i figli, si dichiara “per niente d’accordo” il 44,2% dei maschi e il 36,5% delle ragazze.

Mondo giovanile spaccato a metà nel giudizio, invece, sul fatto che il corteggiamento sia una prerogativa maschile (il 49,2% la pensa in modo diverso); sul numero di partner avuti dalla donna (dove per oltre la metà degli intervistati è accettabile che ne abbia avuti più di venti); sul fatto che nella coppia vi sia un’importante differenza d’età, e questo indipendentemente dal sesso del componente “più anziano” (anche se, sul tema, ben un quarto dei giovani ritiene che «non si tratterebbe di una relazione soddisfacente e duratura»); e infine sulla possibilità che vi possa essere amicizia tra uomo e donna senza necessariamente che questa sfoci in un rapporto sentimentale o sessuale.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, la maggioranza dei giovani (il 68,4%) ritiene che questo non abbia “per niente” valore nella scelta del compagno di vita: anche in questo caso, ad ogni modo, vi è una differenza di percezione tra maschi e femmine, con una predominanza di scarsa rilevanza per queste ultime.

Un aspetto molto interessante rilevato dalla ricerca Eurispes è quindi quello relativo all’opinione dei giovani rispetto alle cosiddette “conquiste civili”: quasi la totalità dei giovani vede con occhio positivo il divorzio (93,9%), l’aborto, l’approvazione di un decreto anti femminicidio, il congedo parentale per entrambi i genitori (83,7%) e il riconoscimento delle unioni civili; una visione più disomogenea emerge invece sulla proposta contro il Revenge Porn (un obiettivo raggiunto per il 72% del campione), sulla possibilità di adozione per una persona singola (66,1% di favorevoli) e da parte di coppie omosessuali (favorevole circa il 64%).

Quali conclusioni si possono trarre dai dati appena presentati? L’immagine che emerge è quella di una gioventù molto influenzata dal clima culturale in cui è immersa, che tuttavia pare rincorrere il progresso con il freno a mano tirato, perché ha fatto esperienza sulla propria pelle che certe “conquiste” non sono poi così positive. Ma anche una gioventù che pare spaventata del futuro, come rivela la scarsa predisposizione a investire - come singolo e come coppia - sui figli.