Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Virginia Centurione Bracelli a cura di Ermes Dovico
Borgo Pio
a cura di Stefano Chiappalone

discorso

Leone XIV: il presepe ci ricorda che non siamo soli

Il Papa ha incontrato i figuranti del presepe vivente di Santa Maria Maggiore e i presepisti che sabato hanno celebrato il loro giubileo.

Borgo Pio 15_12_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

Sancta Maria “ad Praesepem”: anche così viene definita la basilica di Santa Maria Maggiore che custodisce la Sacra Culla, la più preziosa reliquia natalizia. Ed è pertanto considerata «la Betlemme d'Occidente». Lo ha ricordato papa Leone XIV sabato mattina, 13 dicembre, in occasione del Giubileo dei Presepisti, radunati nell'Aula delle Benedizione insieme ai figuranti del presepe vivente che nel pomeriggio hanno sfilato in corteo lungo via Merulana, fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

«Siete venuti da vari luoghi a portare presso la Tomba di Pietro la testimonianza dei mille volti con cui, da secoli, generazioni di cristiani rappresentano il Mistero dell’Incarnazione, spesso con i tratti della propria cultura e con i paesaggi della propria terra», ha detto il Papa ai presenti, in procinto di attraversare la Porta Santa nella «“Betlemme dell’Occidente”, ove si venera la Sacra Culla», ricordando che «fu proprio quell’antica reliquia che, assieme al viaggio in Terra Santa, ispirò a San Francesco, nel 1223, di celebrare per la prima volta il “Natale di Greccio”, inizio della tradizione del Presepe».

Leone XIV cita i due immediati predecessori: una udienza natalizia di Benedetto XVI sul Dio-Bambino che «che «viene senza armi, senza la forza, […] per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo […] e condurci alla nostra vera identità»; e la lettera apostolica Admirabile signum, che Francesco dedicò al presepe, in cui «mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo».

Quindi sottolinea il carattere missionario del corteo svoltosi poi nel pomeriggio «un segno gioioso di quanto è bello essere discepoli di Gesù» che rende i figuranti «pellegrini di speranza, portatori di consolazione e di ispirazione per tutti quelli che incontrate». Vivente o "statico" che sia, il presepe «è un segno importante: ci ricorda che siamo parte di una meravigliosa avventura di Salvezza in cui non siamo mai soli e che, come diceva Sant’Agostino, "Dio si è fatto uomo perché l’uomo si facesse Dio, […] perché l’uomo abitatore della terra potesse trovare dimora nei cieli" (Sermo 371, 1)».