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ELEZIONI

L'avanzata dell'estrema sinistra in Francia

Alle elezioni francesi parlamentari, domenica, Ensemble, la coalizione macronista e il blocco dei partiti di estrema sinistra, Nupes, sono arrivati praticamente pari al primo turno. Ensemble ha preso il 25,75% dei voti, contro i 25,66% di Nupes. La coalizione di sinistra ha in programma una rivoluzione sociale, ecologica e antropologica.

Esteri 14_06_2022
Nupes, la coalizione di Mélenchon

Alle elezioni francesi parlamentari, domenica, Ensemble, la coalizione macronista e il blocco dei partiti di estrema sinistra, Nupes, sono arrivati praticamente pari al primo turno. Ensemble ha preso il 25,75% dei voti, contro i 25,66% di Nupes

La coalizione Ensemble riunisce partiti laici e centristi che vanno da En Marche (creatura dell’inquilino dell’Eliseo) al Partito Radicale, passando per Horizons e il Movimento Democratico. Il blocco di estrema sinistra, riunisce invece il vecchio Partito Socialista e il vecchio Partito Comunista, con i nuovi raggruppamenti trotskisti, antagonisti, femministi e soprattutto ecologisti, come La France Insoumise del candidato presidenziale Mélenchon (leader di tutto il gruppo Nupes), i Verdi, Ensemble! (trotskista ed ecologista) e Génération.s (socialista massimalista).

Se si va a leggere il programma della coalizione Nupes, si può rimanere strabiliati dal suo massimalismo, sia per i temi ecologisti che per quelli economici e i nuovi diritti. L’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 è troppo ambizioso? Nupes propone di ridurle del 65%. Troppa pianificazione statale ecologica? Nupes propone una pianificazione nazionale ed europea, dotata di propri organi decisionali istituzionali, per dirigere la nuova economia. Troppe tasse? L’estrema sinistra vuole una “rivoluzione fiscale” per espropriare, di fatto, i ricchi, introducendo 14 aliquote fiscali (per una tassazione “veramente progressiva”). Il debito è un problema? Allora va condonato, a livello europeo. E così via. Da cattolici si può essere tentati di applaudire al punto del programma che mira all’abolizione della prostituzione. Ma il suo superamento, viene inteso come preludio ad una totale libertà sessuale e alla scomparsa della famiglia, un programma in cui l’aborto viene finanziato e potenziato nella sanità, la fecondazione assistita diventa un diritto per tutti, anche per trans e coppie gay (le nozze gay ci sono già, dai tempi di Hollande), le lezioni Lgbt diventano obbligatorie in tutte le scuole. Per dirne alcuni. Quanto agli immigrati: ci sono evidenti problemi con la comunità islamica che si sta radicalizzando? La soluzione è aprire le porte a tutti e dare il voto ai residenti stranieri e abolire tutte le leggi contro il “separatismo” (dei ghetti islamici).

Parrebbe solo il prodotto di qualche fumoso intellettuale di sinistra, con il gusto della provocazione. Ma è un programma reale che è stato votato da un quarto dei francesi che si sono recati alle urne. Pochi, considerando che l’astensionismo, arrivando al 52,5% è diventato il “primo partito” della Francia. Ma considerando che non esiste quorum e un non voto equivale ad un’accettazione passiva dei risultati, il partito di Francia che è arrivato alla pari con la coalizione presidenziale vuole una rivoluzione economica, ecologica, antropologica, e non ha paura di dirlo.

In attesa di vedere cosa uscirà dalle urne nel secondo turno, in cui Macron cercherà per la sua coalizione delle alleanze con i partiti moderati, centristi e gollisti, possiamo solo cercare di capire cosa sia successo nella mente dei francesi in questo primo turno. Sicuramente conta la tattica elettorale sbagliata del presidente. Dopo la vittoria alle presidenziali, contro la Le Pen, la sua macchina di propaganda si è quasi del tutto fermata stando agli osservatori francesi. Al contrario Mélenchon ha usato la sua campagna presidenziale per lanciare quella parlamentare. Simbolicamente ha lanciato la nuova coalizione di estrema sinistra il 1° maggio ed ha capitalizzato anche la sua sconfitta per radunare un pubblico di “perdenti” alla riscossa. Macron ci ha messo del suo, perché pur di ostacolare il RN della Le Pen ha suggerito di votare Nupes, in caso di contesa fra candidati di estrema sinistra e di estrema destra. Ora però lo stesso inquilino dell’Eliseo dovrà affrontare il “mostro” che lui stesso ha contribuito a creare.

A prescindere dalla “politica politicante”, la crescita dell’astensionismo, a questi livelli da record e l’ascesa della sinistra massimalista sono segnali di disagio molto forti. I moderati stanno a casa, la sinistra diventa estrema. Macron, che viene dal Partito Socialista (e politicamente parlando lo è ancora, un socialista riformista) passa ormai per essere la forza politica più vicina a quel che un decennio fa erano i conservatori. C’è uno slittamento verso una rivoluzione, stando a questi risultati. Non una rivoluzione nazionale e sociale, come quella che proponeva la Le Pen, ma socialista ed ecologista, un programma che può mobilitare anche gli immigrati delle Banlieue, gli studenti più radicalizzati, la sinistra intellettuale e molta gente semplicemente esasperata da un periodo in cui una crisi si sussegue all’altra. Alla sofferenza dei francesi, chiusi nel lockdown, o alle prese con il caro vita, Macron ha risposto sempre con piglio autoritario e toni elitari.

Piccola nota a margine: la “sorpresa” delle presidenziali avrebbe dovuto essere il giornalista conservatore Eric Zemmour, bestia nera dei media mainstream. Ma dopo risultati più che deludenti alle presidenziali, queste elezioni lo hanno fatto letteralmente scomparire dalla scena politica. Ha perso già al primo turno.