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La verità si reprime anche col silenzio: il caso Pfizer papers

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Non c'è solo la violenza di chi paga con la vita idee ritenute non conformi al sistema, ma anche l'ostracismo di chi mostra la verità nei suoi fatti, ma viene completamente silenziato: il caso Pfizer papers, la mastodontica rivelazione sul fallimento vaccinale all'attenzione dell'Europarlamento. Completamente ignorata da media e politici. 

Attualità 13_09_2025

Morire per le proprie idee, ma anche subire un ostracismo che provoca la morte stessa delle idee, delle opinioni e dei fatti. Le immagini sconvolgenti dell’uccisione di Charlie Kirk squarciano il velo sull’ipocrisia della narrativa di sistema che alimenta una vera e propria caccia al nemico, la quale viene via via etichettata con accuse di comodo e che alimenta la pazzia della follia omicida. Ma c’è un altro modo che il sistema utilizza per “uccidere”, seppure metaforicamente, chi porta avanti idee non condivise: il silenzio e l’ostracismo.

Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha ricevuto la visita di Naomi Wolf, curatrice della monumentale opera The Pfizer Papers, che contiene le oltre 450mila pagine di documenti che descrivono nel dettaglio gli studi clinici condotti da Pfizer sul vaccino anti Covid e che provano il fallimento vaccinale. E la notizia non è che la giornalista abbia potuto parlare davanti agli europarlamentari per presentare il libro, ma che nessun giornale ne abbia dato notizia. Forse perché ad invitare la Wolf è stata Christine Anderson, europarlamentare del partito tedesco Afd che non gode certo di buona stampa dato che in Germania si vorrebbe addirittura metterlo fuorilegge con l’immancabile accusa di essere un partito neonazista. Eppure, il contenuto del libro di Naomi Wolf è clamoroso, dirompente, tanto che il sottotitolo non esita a tirare in ballo la pesante accusa di «crimini contro l’umanità».

Ad assistere alla presentazione poco più di una trentina di eurodeputati, decisamente pochi per un evento di questa portata nel quale per la prima volta l’Europarlamento affronta la seconda puntata, se vogliamo, del Pfizer gate, ossia lo scandalo degli sms scambiati tra la presidente Ursula Von Der Leyen e il Ceo di Pfizer Albert Bourla.

Né si è avuta notizia di ripercussioni in ordine ai lavori dell’europarlamento dopo la presentazione. Sull’evento è calata una coltre di silenzio ovattato che si è mischiato al frastuono circostante delle notizie della propaganda politica che ogni giorno le agenzie di stampa riescono invece a far passare.

Eppure, le parole della Wolf sono state davvero sconcertanti. Come lo sono le parole scritte nell’introduzione nella quale si presenta l’opera, alla quale hanno lavorato 3250 scienziati volontari che hanno scandagliato tutti i report a disposizione dopo la decisione dei giudici americani di desecretare l’imponente mole di comunicazioni tra il colosso farmaceutico e l’FDA. È infatti proprio dai numeri che si può capire che l’operazione verità condotta da Naomi Wolf con il coordinamento della project manager Amy Kelly consegnati a tranche di 55mila pagine al mese, è destinata ad essere contemporaneamente un qualcosa di clamoroso e di insabbiato al tempo stesso. Almeno nel Vecchio Continente. 

E questo è stato possibile grazie alla tenacia della Wolf, il cui curriculum non può certo iscriversi nella narrativa MAGA o di destra, dato che il suo passato di consigliere di Bill Clinton e Al Gore la collocano proprio nell’emisfero opposto, quello di sinistra. Solo che, come lei stessa scrive «ero triste che la sinistra che avrebbe dovuto difendere il femminismo sembrasse non preoccuparsi affatto dei gravi rischi per le donne e i bambini non ancora nati dopo la somministrazione del vaccino». I report, infatti, rivelano una sconcertante ricaduta non solo sugli effetti avversi già noti nell’apparato cardiovascolare, neurologico in una sequenza «catastroficamente grave» di danni, ma svelassero anche un’interferenza «distruttiva con l’apparato riproduttivo umano».

«La scoperta più terribile non riguarda affatto gli effetti collaterali di cui abbiamo già sentito parlare – ha infatti detto all’Europarlamento la Wolf -, ma il fatto che tutta la logica del vaccino sia stata costruita attorno a un attacco al sistema riproduttivo umano. Le ostetriche riportano la distruzione della placenta, parti prematuri, forti emorragie nelle donne e un aumento del 40% della mortalità materna nei paesi occidentali. Pfizer sapeva perfettamente che le nanoparticelle penetrano nei testicoli dei maschi ancora nel grembo materno».

Così sono documentate le prove che durante i test del vaccino «su 270 gravidanze registrate, 234 sono terminate con aborto spontaneo. E anche tra i restanti 36 casi di gravidanze a termine, l'80% si è concluso con la morte del bambino. Pfizer sapeva tutto questo. È un annientamento intenzionale delle persone. Un genocidio su scala planetaria».

Nei 36 rapporti pubblicati nel libro (ma nel sito di Naomi Wolf ne sono riportati ben 102) sono documentati i casi di aborti, i parti prematuri, le gravi disfunzioni nei neonati attraverso il latte materno e si nota che circa il 70% degli eventi avversi correlati al vaccino Pfizer si verifica nelle donne, mentre i neonati e i bambini che sotto i dodici anni hanno ricevuto il vaccino Pfizer hanno riportato infarti, paralisi facciale e danno ed insufficienza renale.

Accanto a questo silenzio, è partita «la più potente campagna di censura e repressione lanciata nella storia umana» mentre molti degli scienziati volontari hanno «subito l’ostracismo, la perdita del lavoro, l’emarginazione e altre punizioni come conseguenza del loro impegno per la vera scienza».  

Tutto silenziato e classificato sotto la voce sprezzante no vax dall’aneddotica di sistema. Un’accusa infamante, che annacqua il dibattito, svilisce l’impegno per la verità e alimenta media e opinion leader nel giustificare qualunque azione repressiva nei confronti di chi osa mostrare la verità sui fatti.

Non è un caso che anche Charlie Kirk, tra i vari epiteti con i quali lo hanno voluto classificare, fosse accusato di essere anche un no vax, come se questo bastasse a giustificare qualunque tipo di punizione. Anche quella di pagare con la vita le proprie idee. O di essere messo a tacere, nel silenzio di chi con disprezzo riduce la verità a opinione di seconda mano. Buona solo per alimentare campagne d’odio, che, come abbiamo visto in Ohio, possono anche esplodere.