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UNA STRETTA ANALOGIA

La Pasqua di oggi come quella di 2000 anni fa

L’analogia fra la Pasqua di duemila anni fa e quella odierna è strettissima. Visitando le chiese vuote il cuore si riempie di dolore nel sapere Gesù lasciato solo. Ma anche abbandonato nei sofferenti e moribondi, con i vescovi inglesi che hanno vietato ai cappellani di assisterli. Come allora c'è Pilato, Giuda, i discepoli, i Giovanni e le pie donne che sfidano la polizia. La lontananza da Dio non è rimpiazzata dalle funzioni online, ma è proprio nell'offerta che viene anticipata la Resurrezione, come spiega Maria Valtorta.

Ecclesia 10_04_2020

L’analogia fra la Pasqua di duemila anni fa e quella di questi giorni è dolorosamente strettissima. Visitando le chiese vuote il cuore si riempie di dolore nel sapere Gesù lasciato solo nei tabernacoli di quasi tutto il mondo. Si fa un gran parlare del male aggiunto al male del coronavirus che però è in qualche modo permesso da Dio, per cui non si può non pensare alle parole del Vangelo di Luca: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso». Deve. Doveva essere così. Ma non solo. Gesù, oggi come allora, è rifiutato dai potenti della terra, oppure ignorato come lo ignorò il pagano Pilato, che nel momento della prova preferì lavarsi le mani piuttosto che difendere l’Innocente (colui che non avrebbe recato male a nessuno).

Pensiamo infatti a quelle autorità che, pur sapendo che permettere la celebrazione della Pasqua con i debiti accorgimenti non sarebbe un rischio troppo elevato, preferiscono non mettersi contro la folla ostile. Oppure guardiamo a quanto accaduto in Italia quando la polizia è entrata nelle chiese per interrompere il sacrificio eucaristico e in alcuni casi, di fronte ad una violazione gravissima, invece della resistenza gli agenti si sono trovati di fronte al plauso dei sacerdoti. Anche in Spagna, a Siviglia, la Messa delle Domenica delle Palme, celebrata su un tetto, è stata interrotta dalla polizia locale, sebbene qui i fedeli si siano ribellati. A ricordare che se gli apostoli sono fuggiti per paura della morte, Maria, la Maddalena, Giovanni e pochissimi altri personaggi, come la Veronica, sono rimasti con Lui. E a ricordare Giuda, dato che a chiamare la polizia in diversi casi è stata una spia

Gesù è quindi tradito oggi come allora. E qui non si può non pensare anche a quanto hanno deciso di fare i vescovi inglesi, superando persino ciò che le autorità hanno stabilito: in Gran Bretagna le celebrazioni sono sospese in obbedienza agli ordini del governo, ma la conferenza episcopale è andata oltre, ha redatto un documento in cui ordina di lasciare soli gli agonizzanti e di farli morire senza sacramenti. I cappellani ospedalieri, infatti, potranno solo sentire i malati al telefono (peccato che la maggioranza dei moribondi non possa utilizzarlo e comunque ha bisogno dei sacramenti più che di una chiacchierata) per evitare di contagiarsi. Anche qui Gesù, vivo nei sofferenti, viene abbandonato per paura. O forse tradito, scambiando la salvezza temporale (30 denari) con quella eterna.

Gesù poi, dopo il tradimento di uno, viene lasciato solo dagli altri dieci apostoli. E, sapendolo, disse loro: «Voi tutti questa notte sarete scandalizzati per causa mia, perché sta scritto: "Percuoterò il pastore e le pecore del gregge saranno disperse”». Così doveva accadere, come sottolinea anche san John Henry Newman: «C’era dunque tra il Maestro e i discepoli una reciprocità di affetto, una profonda simpatia. Ma faceva parte del suo volere che gli amici l’abbandonassero, lo lasciassero solo…». Sì, anche questo faceva parte del suo volere. Gesù doveva, per liberarci da ogni male, «sottomettersi ad ogni sofferenza della nostra natura…così ha accettato la desolazione del loro abbandono».

Forse questo può consolare chi soffre davanti al tabernacolo. Chi non riesce a vivere la Pasqua online, per cui sente la lontananza da Dio. “Dio lo permette”, si cerca di ripetersi. Permette la desolazione, la fuga di coloro che temono la morte. Di coloro che, come gli apostoli, scappano con scuse buonissime, legate alla salute, al bene comune, all’amore fraterno. Ché si sa che il nemico è bravo a tentare le persone più vicine al Salvatore con argomenti che usa anche Lui. Nella Passione di Maria Valtorta c’è una passaggio in cui Gesù spiega che il demonio per convincerlo a rifiutare la Croce provò a fargli credere che così stava facendo soffrire sua Madre e che Dio non poteva volere che Ella morisse di dolore per colpa sua. Come non pensare alle voci di chi ripete, «non andate in Chiesa, farete perire i vostri genitori, prudenza, responsabilità…». Ma Gesù spiega alla Valtorta che Lui vinse il diavolo al posto nostro continuando a pregare e accettando di vivere il sentimento di abbandono da parte di Dio.

È l’epoca del Venerdì Santo, ha scritto il cardinal Robert Sarah nel suo libro “Si fa sera e il giorno ormai volge al declino”. È l’epoca del tradimento della maggioranza dei discepoli, come noi, e di tanti sacerdoti (c'è chi ora rifiuta persino di confessare i fedeli), ricorda Sarah. Ma proprio quando tutto sembrava finito, Gesù stava per risorgere. Questa è la grande speranza di fronte al calvario odierno a cui partecipiamo come traditori e codardi o come Giovanni che rimase sotto la croce, insieme a quei cappellani e sacerdoti che non lasciando i posti di combattimento. O come le pie donne, che nonostante la polizia e le guardie si recarono al sepolcro rischiando l’arresto pur di rivedere il Signore. O come chi, malato o impossibilitato ad uscire di casa, vive il dolore nell'offerta. O, infine, come le migliaia di bambini che pregano Gesù sollevando il Suo cuore ferito.

Ci ritroviamo in ciascuna di queste figure tutte indistintamente amate da Gesù, ma vorremmo essere fra quelle che non abbandonano il Signore. E se a noi è impossibile, la Valtorta spiega come si fa, parlando della Madonna che sostenne la fede di tutti. Era l’unica a credere che Gesù sarebbe risorto. Rimproverando i discepoli disse così: «Che dite? Che lo amate?…Che povero amore il vostro!…eravate così paurosi del mondo, al punto di non osare di difendere un innocente…Ma non vedete che non credete alla sua Risurrezione?…lo giudicate un povero morto, oggi gelido, domani corrotto, e lo volete imbalsamare per questo». Parole durissime che rivolse agli amici di Gesù.

Anche a noi, suoi amici, sembra impossibile che da un male estremo possa risorgere il Bene ed è un attimo cedere al lamento. Ma con la Madonna possiamo ripetere: «Fate pure. Ma Egli risorgerà… A redimere il mondo manca anche la tortura data al mio cuore da Satana vinto. La subisco e la offro per i futuri». Così, nell'offerta di questo cuore desolato, a cui si uniscono i sofferenti di oggi che ritroviamo fra alcuni sacerdoti, fedeli, piccoli o ammalati, vive la speranza della Resurrezione. Per noi e per tutta la Chiesa.