a cura di Anna Bono
  • Eritrea

La pace tra Eritrea ed Etiopia farà finire l’emigrazione illegale verso l’Europa?

 

In Eritrea il servizio militare dovrebbe durare 18 mesi. Ma dal 1998, quando il paese è entrato in guerra con l’Etiopia per un problema di definizione del confine che divide i due paesi, il governo lo ha esteso indefinitamente e, siccome la firma di un accordo di pace continuava a essere rimandata anche dopo il cessate il fuoco deciso nel 2000 in attesa che una commissione internazionale stabilisse l’esatto confine, il governo eritreo ha continuato a imporre una leva senza limiti, giustificata dal permanere dello stato di emergenza. Quando il confine è stato definito, l’Etiopia non lo ha accettato, non  ha ritirato le proprie truppe e nel 2008, alla fine della Unmee, la missione Onu incaricata di monitorare il cessate il fuoco e far rispettare il confine tracciato, le tensioni si sono accentuate, con reciproche accuse di sconfinamenti e scontri armati, tanto intensi in particolare nel 2012 e nel 2016 da far temere un’altra guerra. Nel frattempo il servizio militare senza limiti è continuato trasformandosi di fatto in un sistema di lavoro forzato, retribuito con compensi irrisori. È questa la causa principale che ha indotto quasi 400.000 persone, circa il 9% della popolazione, a emigrare illegalmente. Però il 9 luglio i due paesi hanno finalmente firmato la pace, stabilendo immediatamente rapporti diplomatici, attivando contatti telefonici e voli aerei. Sembra una pace duratura che priva di giustificazione una leva che duri per anni e quindi la spinta a emigrare clandestinamente. Inoltre la ripresa dei rapporti bilaterali dovrebbe giovare al commercio e all’economia eritrei e quindi rendere presto meno allettante emigrare.