La nostra responsabilità
E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? (Lc 12,57)
In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». (Lc 12,54-59)
Le parole di Gesù ricordano l’episodio dell’Antico Testamento in cui Samuele chiese a Dio un re per il popolo d’Israele, perché questo sembrava non essere più in grado di governarsi con i soli giudici della Legge come aveva fatto da Mosè in poi. Perché Gesù ci chiama ipocriti? Perché essendo la legge naturale un’emanazione di quella divina, se abbiamo la prima e la rispettiamo veramente, la seconda potrebbe essere non necessaria. Ipocriti perché ci fa comodo trovare delle scuse alla nostra mancanza di buona volontà. La conseguenza è la mole di oppressioni e rapine che il potere temporale esercita sull’umanità in cambio di aver ceduto ad esso una parte della nostra responsabilità.