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francia

La decapitazione di Paty crea emuli: arrestato 16enne

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Arrestato in Francia un sedicenne di origine cecena che stava preparando un attentato. A motivare il giovane è stata la furia imitatrice della decapitazione del professor Paty, il cui assassino nel frattempo è diventato un punto di riferimento per i jihadisti. 

Esteri 14_11_2024

La Direzione generale della sicurezza francese (DGSI) il 5 novembre scorso ha arrestato un sedicenne francese di origine cecena alla periferia di Le Mans, Sarthe perché stava preparando un attentato. La procura nazionale antiterrorismo ha appena confermato che l’interessato è stato incriminato l’8 novembre per associazione a delinquere terrorististica. Siamo nella regione dei Paesi della Loira, la stessa ragione che negli ultimi anni ha visto diverse minacce di attentati e chiese bruciare.

L’adolescente, presentato come un radicalizzato, è stato trovato in possesso di una finta pistola ed un coltello. Avrebbe contattato anche un negozio di armi per cercare di procurarsene qualcuna. Molto attivo sul web, nell’ultimo periodo aveva guardato diversi video di propaganda dello Stato islamico - attentati, rivendicazioni, istruzioni per fabbricare esplosivi -, e s’era messo a cercare gli orari della sinagoga di Le Mans, a pochi metri da casa sua e già presa di mira da un attentato pianificato lo scorso luglio. 

Ma, soprattutto, i primi elementi dell’indagine suggeriscono che è stato l’inizio della seconda fase del processo per l’assassinio del professore Samuel Paty, il 4 novembre scorso, ad aver motivato il giovane terrorista islamico a colpire ancora la Francia. Galvanizzato dalla furia imitatrice.

E se Abdoullakh Anzorov, il terrorista 18enne che uccise e decapitò Samuel Paty il 16 ottobre 2020, è diventato nel frattempo un “riferimento” per i jihadisti, è altrettanto certo che Parigi continua ad essere il bersaglio preferito del terrorismo islamico. In una miscela pericolosa tra antisemitismo costante - acuito dalla guerra in corso in Medio Oriente -, minori radicalizzati e propaganda islamica sui social.

Il caso Sarthe ricorda anche l’esistenza di una minaccia jihadista originaria del Caucaso settentrionale, già all’origine di tre attentati in Francia dal 2018, - l’aggressione con coltello nel quartiere dell’Opera della capitale nel maggio 2018 da parte di Khamzat Azimov; l’assassinio di Samuel Paty nell’ottobre 2020 da parte di Abdoullakh Anzorov e, il 13 ottobre 2023, quello di Dominique Bernard ad Arras di Mohammed Mogouchkov - e che nessuno riesce a debellare. Lo scorso giugno, una fonte giudiziaria ha rivelato a Le Figaro che non meno di sessantotto ceceni sono stati i protagonisti di procedimenti giudiziari legati al terrorismo, in Francia, tra il 1 gennaio 2014 e la scorsa estate.

E, in particolare, tra il 2013 e il 2017 si è trattato di persone che avevano lasciato la Francia per condurre il jihad nella zona siro-irachena, e che poi sono rientrate per mettere in subbuglio l’ordine di casa Macron. Qualcuno la chiamerebbe strategia della tensione.

Il sedicenne di Sarthe, oltre l’ingerenza del terrorismo islamico ceceno conferma, però, anche che, dal 2017, la minaccia islamica a Parigi ha assunto un volto più giovane e manipolabile attraverso il web e la messaggistica criptata. Una propaganda in cui lo Stato Islamico eccelle creando contenuti capillari in francese, inglese e arabo. 

Risale almeno all’inizio degli anni dieci del 2000 la presenza sempre più massiccia di giovani e minorenni che aderiscono all’islam per poi diventare protagonisti di progetti terroristici. Da gennaio ad oggi almeno dieci adolescenti sono stati incriminati o indagati per un ruolo diretto o indiretto nell’organizzazione di attentati.

Solo nel 2016, sono stati 51 i minorenni imputati in casi di terrorismo, rispetto ai 13 del 2015. L’anno certamente più caldo, probabilmente, perché l’isis aveva un soldato ben addestrato che lavorava incessantemente in Francia: originario anche lui della Loira, Rachid Kassim era il trentenne francese ucciso nel 2017 in un raid americano vicino Mosul, dove combatteva per lo Stato Islamico. Figura nevralgica della ferocia jihadista per anni è stato la malefica sirena dell’isis online, dove adescava giovani francesi, li adulava e poi li “telecomandava”. Come fece con Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, gli islamisti che sgozzarono padre Hamel nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray nel 2016, istruendoli in diretta via Telegram. 

Curò in prima persona i manuali destinati ai “leoni solitari” dove reperire il modus operandi che s’è ritrovato nei jihadisti che continuano a colpire la Francia. Come l’utilizzo di “armi di plastica e finte cinture esplosive per instillare la paura nei miscredenti”: metodo che stava seguendo alla lettera il minorenne arrestato pochi giorni fa, a dieci anni di distanza dalla diffusione del manuale.

Nel 2019, uno studio ha rilevato che su 88 attentati tra riusciti e sventati, tra il 2015 e il 2018, il 16% delle persone coinvolte erano minorenni. Tra il 2015 e la primavera del 2023, più di 100 persone di età inferiore ai 18 anni sono state condannate. Sono dati che descrivono sia una progressione del jihadismo che il fallimento della deradicalizzazione. 

E il processo negli ultimi anni sembra solo andare peggiorando. Con Paty, l’islam dopo il 1789 ha riportato la decapitazione in Francia. E quattro anni dopo, mentre la Corte d’assise speciale di Parigi si appresta a giudicare, dopo la condanna di sei minorenni, otto adulti accusati di aver preso parte all’operazione terroristica, la Francia è ancora abitata da chi, minorenne, si sente ispirato da quel gesto. Ecco che la Francia sembra essere nel bel mezzo di un bivio. E forse nessuna strada sembra rassicurante.

Specie se consideriamo che l’assassinio del 16 ottobre 2020 non arrivò come un fulmine a ciel sereno. Parigi era nel pieno di un’allerta antiterrorismo ininterrotta dopo il 7 gennaio 2015, e quello stesso anno l’isis pubblicava sulla sua rivista in lingua francese, Dar al-Islam, un articolo lungo sei pagine in cui si scatenava contro il sistema educativo francese. Una fatwa che andava ben oltre la semplice questione di blasfemia. E le autorità ne erano ben consapevoli: nel 2017, se ne parlerà in un rapporto ufficiale dell’Osservatorio nazionale per la sicurezza e l’accessibilità degli istituti scolastici, organismo che dipende dall’Istruzione nazionale.

Il jihadismo ha sempre preso di mira coloro che insegnano qualcosa di diverso dalla legge di Allah e i professori sono sempre stati un obiettivo. Quella minaccia annunciata, però, non è stata capace di tenere sull’attenti il mondo della scuola e dell’università e ha visto Paty decapitatoBernard accoltellato e altri professori costretti a ritirarsi dall’insegnamento e vivere sotto scorta per aver parlato d’islam non come l’islam ritiene rispettoso. 

Quello sulla decapitazione di Paty è un processo all’islamismo francese, ma anche alle istituzioni: sono in grado di opporsi all’islam e difendere la nazione?



FRANCIA

Paty, un omicidio rituale islamico premeditato

15_12_2022 Lorenza Formicola

I giudici francesi hanno concluso l'istruttoria sulla morte per decapitazione di Samuel Paty, il professore ucciso da un 18enne islamista dopo la lezione sulla libertà di espressione. Non si è trattato di un gesto improvvisato come si è voluto far credere, ma di un atto costruito a tavolino e alimentato da una campagna denigratoria nei giorni precedenti l'uccisione. Paty sapeva di essere nel mirino tanto che chiedeva ai colleghi di accompagnarlo a casa. 

LA LEGGE NERA IN FRANCIA

Un professore decapitato, per vilipendio a Maometto

17_10_2020 Lorenza Formicola

Professore condannato per blasfemia e decapitato. In Pakistan? No, in Francia. L'uomo, insegnante di storia in un liceo di Conflans Sainte-Honorine (Parigi) in una lezione sulla libertà di espressione aveva mostrato le vignette su Maometto. Genitori e studenti musulmani gliel'avevano giurata e un diciottenne lo ha fermato e decapitato. Fino a che punto le scuole sono islamizzate?