La crociata dell'assessore islamista: «Decolonizzare la scuola»
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A Reggio Emilia l'assessore all'educazione, di origini egiziane, vuole decolonizzare la scuola e imporre l'insegnamento dell'arabo. I professori la bacchettano e il Pd incassa la figuraccia. L'islamismo politico si nutre anche di questi proclami.
Decolonizzare la scuola. Ecco la nuova crociata in salsa woke della sinistra italiana. Se fa paura l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York, non deve certo essere presa con superficialità l’ultima sparata dell’assessore alle politiche educative del Comune di Reggio Emilia Marwa Mahmoud, la quale non è certo nuova a interventi riconducibili ad un certo islamismo nostrano.
Ma che stavolta è stata sonoramente spernacchiata dai destinatari del suo intervento, svoltosi il 4 novembre in Regione Emilia-Romagna, in occasione della presentazione del Dossier statistico immigrazione 2025, cioè gli insegnanti.
L’assessore ha detto che la scuola «diventa ogni giorno sempre più interculturale», pertanto è necessario «decolonizzare le nostre cartine mentali e fisiche poiché, che ci piaccia o meno, i destini di chi studia e si forma in Italia appartengono già al nostro Paese».
La parola decolonizzazione, pronunciata in un contesto didattico rischia di risultare quanto meno una sfida a quello che è stato il sistema scolastico nostrano del quale tutto si può dire tranne che sia improntato a sviluppare afflati colonizzatori. A patto che non si voglia stravolgere quella che è stata la storia d’Italia e la sua letteratura come operazione di conquista e prevaricazione sulle popolazioni islamiche. Forse che a Otranto gli 800 martiri sgozzati dalle truppe di Ahmet Pasha fossero dei pericolosi usurpatori?
Insomma, bisognerebbe che certi incarichi politici venissero affidati non solo per appartenenza politica e ideologica, come il Pd sa fare molto bene, ma anche a chi ha studiato la storia del Paese che bene o male si pretende di rappresentare.
E questo non sembra essere proprio il caso di Mahmoud, 38 anni, nata ad Alessandria d’Egitto, cresciuta a Reggio Emilia dove ha studiato, orgogliosamente col turbante in testa e fedelissima di Elly Schlein che nel 2023 l’ha voluta nella segreteria nazionale Dem. Proprio in quell’occasione l’assessore si produsse in un piagnisteo vittimistico sul fatto che «essere musulmana significa anche portare dei grandi stigmi a livello concettuale. Spero che la mia presenza possa portare a un cambiamento, a una decostruzione del cliché».
Ora: piangono “in turco” perché sono stigmatizzati, poi appena hanno un minimo di potere cominciano a voler imporre una visione della vita, della storia, della cultura e a questo punto anche della scuola; visione che appartiene indiscutibilmente a quel mondo che hanno lasciato e non a quello che li ha prima ospitati e di cui poi sono entrati a far parte con piena cittadinanza. Quasi che l’islamocomunismo a cui il Pd si sta abbeverando risenta di questo odio latente verso il Paese.
Ma torniamo alle parole della Mahmoud che così ha proseguito: «Bisogna aggiornare gli strumenti di orientamento, valorizzare l’insegnamento della lingua italiana così come mantenere il valore della lingua madre. C’è chi tende ancora a silenziare la lingua madre, una cosa ormai superata. Dobbiamo anche a livello politico difendere il plurilinguismo. Non possiamo delegare solamente alle incomprensioni delle famiglie ciò che non funziona, tocca rivedere profondamente il sistema scolastico a partire dal linguaggio che impieghiamo».
Della serie: se molte sacche di islamici in Italia sono recalcitranti a integrarsi anche perché si ostinano a non imparare la lingua, cosa che accade di più per le donne, che hanno meno occasioni di socializzazione (e chissà perché?) è solo colpa nostra: dobbiamo imparare noi la loro lingua, semplice.
Quindi, introduciamo lo studio dell’arabo e perché no del Corano, perché la cultura madre va valorizzata? È questa la scuola che ha in mente l’assessore? Dalle sue parole sembra di sì. Per questo si è rivolta agli insegnanti, mestiere che non è certo il suo, ed è salita in cattedra per spiegare ai docenti come si fa con i nuovi arrivati soprattutto per bacchettarli per la loro impostazione coloniale.
Un’arroganza da parvenu decisamente fuori controllo, esercitata con la spocchia di chi, forte di un incarico politico, si sente in ragione di dover imporre un islamismo che si profila all’orizzonte sempre di più come progetto politico qual è. Anche perché, che cosa significa silenziare la lingua madre? Ora, devono sentirsi in colpa gli insegnanti reggiani se non hanno studiato l’arabo?
Ma sul suo cammino ha trovato qualche contrarietà. Come quella di un professore di inglese dell’Istituto Matilde di Canossa (a proposito di figure storiche da cui la Mahmoud dovrebbe imparare dato che esercitò il comando nonostante le umiliazioni), Luca Manini, il quale ha scritto una replica all’assessore in cui rivendicare il lavoro quotidiano svolto nelle aule. «L’assessore – ha scritto in una lettera aperta - ritiene che noi insegnanti abbiamo un approccio coloniale o colonialista con gli studenti di origine straniera… Sono stanco di sentire parole di questo tenore da gente che non ha un’esperienza diretta e quotidiana col mondo reale della scuola», ha detto rivendicando l’impegno quotidiano degli insegnanti e invitando l’assessore a verificare di persona. «La invito formalmente a venire nella mia scuola e a chiedere, faccia a faccia, ai miei studenti stranieri se io abbia mai mostrato verso di loro l’atteggiamento di cui mi accusa, perché di accusa si tratta, mossa a persone come me e i miei colleghi che ogni giorno siamo in aula (e non seduti in un ufficio comunale)».
E la cosa non poteva non finire sui banchi del Consiglio comunale dove i consiglieri della lista civica Lista Civica per Reggio Emilia e Associazione Reggio Civica Giovanni Tarquini e Carmine Migale hanno presentato una mozione urgente per discutere delle dimissioni dell’assessore. Respinta ovviamente dalla maggioranza che siede in Sala del Tricolore a trazione piddina.
«Abbiamo sempre sostenuto una chiara inadeguatezza rispetto al ruolo che le è stato assegnato con così tanta leggerezza», hanno detto i due esponenti dell’opposizione ricordando le precedenti uscite di Mahmoud: «L’indifferenza alla valorizzazione e al rispetto delle nostre radici cristiane, la genialata dello sportello antirazziale, rimbalzata in tutta Italia per la sua assurdità e pesantemente offensiva dell'animo accogliente e generoso dei reggiani». Mentre sempre dai banchi dell’opposizione, Matteo Marchesini ha stigmatizzato il tentativo dell’assessore di proporre «una rieducazione ideologica degli insegnanti per imparare il rispetto e l’inclusione».
Il Pd, intanto, sornione, incassa la figuraccia della sua militante dopo aver dovuto gestire l’imbarazzante caso di Francesca Albanese, la cui onorificenza (il Primo Tricolore) non le è stata ancora ritirata. A proposito. Dopo la figuraccia del sindaco, l’unico assessore che invece di difendere il primo cittadino “colpevole” di aver auspicato la restituzione degli ostaggi israeliani (poi realizzata da Hamas) si produsse invece in un elogio sperticato della pasionaria relatrice all’Onu della causa palestinese era stata proprio, guarda un po’, Marwa Mahmoud. Cronache dal reggistan.
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