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LEOPARD2

La colletta Nato per i tank all'Ucraina, una decisione politica più che militare

Dopo un lungo dibattito fra i Paesi della Nato, la Germania ha autorizzato l'invio di carri Leopard2. Che si uniranno agli Abrams americani e ai Challenger2 britannici già promessi a Kiev. Si tratta in tutto di 120 carri. Gli equipaggi ucraini dovranno essere addestrati in pochi mesi. E le scorte di armamenti in Europa si assottigliano, a fronte di un risultato dubbio: così pochi carri saranno in grado di ribaltare le sorti del conflitto? Si tratta di una mossa più politica, interna all'Occidente, che militare. 
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Esteri 26_01_2023
Olaf Scholz ispeziona un Leopard2

La consegna di carri armati occidentali all’Ucraina si è sbloccata dopo settimane di dibattiti e polemiche tra le diverse nazioni alleate e interne ai paesi aderenti alla Nato. La consegna da parte della Germania di 14 Leopard2 all'Ucraina annunciata da Berlino permetterà di mettere insieme carri armati forniti da diversi partner europei (80 Leopard 2) con i 30 carri M1 Abrams che gli USA hanno messo a disposizione e i 14 Challenger2 britannici.

Sarebbero 12 le nazioni alleate che hanno accettato o stanno valutando di fornire carri armati all'Ucraina, la gran parte con eserciti dotati di Leopard2 sui quali Berlino ha dato il via libera per la consegna a Kiev. La fornitura dei Leopard2, attualmente nei depositi della Bundeswehr, è "storica, giusta, necessaria, ma non piacevole" ha detto il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, perché “riduce le riserve delle forze armate tedesche pur senza intaccarne la capacità operativa”. Pistorius ha aggiunto che saranno necessari circa tre mesi perché i carri armati siano operativi in Ucraina precisando che, prima dell'invio dei carri armati a Kiev, sarà necessario addestrare le forze ucraine all'uso dei mezzi. Una previsione ottimistica, almeno se si pretende che gli ucraini siano in grado di impiegare al meglio in battaglia i Leopard2 in termini non solo operativi, ma anche logistici.

Allarmate le reazioni negli ambienti militari tedeschi: il presidente dell'Associazione della Bundeswehr (organizzazione indipendente che rappresenta gli interessi di 200mila soldati e riservisti attivi e in pensione), Andre Wuestner, sostiene che la fornitura di carri avrà un impatto negativo sulla capacità di difesa della Germania che “da febbraio distribuisce armi e munizioni” all’Ucraina. L'esercito tedesco ha uno stock di 320 Leopard2 di cui forse la metà sono operativi, il 25% in manutenzione/aggiornamento e il restante 25% nei magazzini, da dove verranno prelevati i mezzi destinati a Kiev. In aggiunta, il colosso industriale della Difesa, Rheinmetall, dispone di uno stock di 139 Leopard, 88 Leopard 1A5 e 51 Leopard 2A4. Di questi ultimi, 29 sono in fase di approntamento per essere consegnati agli eserciti di Slovacchia e Repubblica Ceca che, in cambio, hanno ceduto agli ucraini i loro vecchi mezzi corazzati di tipo sovietico. I restanti 22 Leopard 2A4 potrebbero venire riportati in condizioni operative in un anno, ma a fronte di un notevole investimento come almeno una parte dei più vecchi 88 Leopard 1A5, presenti in un centinaio di esemplari anche nei depositi dell’azienda Flensburger Fahrzeugbau GmbH: si tratta di carri armati dismessi dall’Esercito Tedesco 20 anni or sono.

"Alcuni di questi carri armati sono rimasti fermi per dieci anni, sono ammuffiti all'interno", ha spiegato ancora il Ceo di Rheinmetall, Armin Papperger, aggiungendo che per renderli di nuovo operativi i tank devono essere completamente smontati e puliti e che questo processo richiede mesi. "Non so come la gente pensi che io possa finire una cosa del genere in una settimana. Se non è stato ordinato nulla per oltre 20 anni e l'aspettativa è che la consegna avvenga domani, allora semplicemente non funziona. Sfortunatamente, alcuni in politica non lo capiscono".

Per il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, i Leopard2 “in questo momento critico della guerra della Russia possono aiutare l'Ucraina a difendersi e a vincere”. Tra i paesi UE e NATO che parteciperanno alla “colletta” per fornire carri armati all’Ucraina, Finlandia e Spagna non si sono ancora espresse circa tempi e numeri di un eventuale contributo in termini di carri Leopard2. La Finlandia schiera 239 Leopard2, la Spagna dispone di 347 dei quali 50/100 in pessime condizioni di manutenzione. Lisbona è disposta a offrire 4 dei suoi 37 Leopard 2A6, l’Olanda è pronta a comprare i suoi unici 18 tank Leopard2, presi in leasing dalla Germania per poi regalarli all’Ucraina. La Polonia, che ha esercitato pressioni fortissime su Berlino per ottenere il via libera alla consegna dei tank a Kiev, fornirà a un numero imprecisato dei suoi 249 Leopard2 e ha già anticipato che chiederà il risarcimento del costo dei mezzi all’Unione Europea che ha appena stanziato altri 500 milioni di euro per gli aiuti militari all’Ucraina. La Norvegia potrebbe privarsi di 8 dei 36 carri armati Leopard2 che ha disposizione (altri 16 sono nei magazzini) dopo averli acquistati di seconda mano dall’Olanda 22 anni or sono. Anche la Danimarca sarebbe disposta ad offrire alcuni dei suoi 44 Leopard 2A7 all’Ucraina dopo aver già promesso a Kiev tutta la sua artiglieria composta da 19 obici semoventi francesi Caesar.

Le reazioni russe alle notizie dell’invio dei tank europei e statunitensi all’Ucraina non si sono fatte attendere. "Andranno in fiamme come il resto", ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov deplorando che la situazione in Europa e nel mondo "è estremamente tesa" a causa delle politiche occidentali. "Al momento non ci sono prospettive per una soluzione diplomatica del conflitto", ha aggiunto. L'Occidente "sopravvaluta il potenziale che (i carri armati) potrebbero dare all'esercito ucraino", ha aggiunto Peskov probabilmente riferendosi alle difficoltà addestrative e logistiche che gli ucraini affronteranno nel gestire tali mezzi.

Il dibattito sulla consegna dei tank occidentali all’Ucraina riveste più un significato politico interno all’Occidente che una reale prospettiva militare. Al di là di quello che si legge e si vede su vari media non saranno 120 carri occidentali di tre modelli diversi (Leopard2, Abrams e Challenger2) a influire in modo decisivo sul conflitto quando scenderanno in campo, tra alcuni mesi. Ne è consapevole anche lo stesso Volodymyr Zelensky. "Quando l'esercito russo, che ha migliaia di carri armati, è contro di noi, nessun paese risolve il problema decidendo di offrire 10 carri armati, 20 carri armati, 50 carri armati", ha dichiarato in un'intervista al canale televisivo tedesco ARD aggiungendo che “la fornitura di carri armati motiva le forze armate ucraine”.

Non è difficile ipotizzare che la “bolla mediatica” sviluppatasi in questi giorni intorno ai carri occidentali abbia lo scopo ben preciso di lanciare un messaggio incoraggiante alle forze di Kiev e all’opinione pubblica occidentale rispetto ai rovesci e alle perdite senza precedenti che le truppe ucraine stanno subendo. Ben poca visibilità ha avuto infatti la notizia che gli ucraini hanno ammesso dopo una settimana di aver perduto il controllo di Soledar. Dopo averlo a lungo negato, Serhiy Cherevaty, portavoce del comando orientale delle forze armate dell'Ucraina, ha dichiarato che "per preservare la vita del personale, le forze di difesa si sono allontanate da Soledar e si sono trincerate sulle linee di difesa prestabilite", aggiungendo che "hanno assolto il compito: non hanno permesso al nemico di sfondare sistematicamente il fronte a Donetsk".

In realtà i russi stanno avanzando oltre Soledar e secondo fonti militari russe e ucraine le truppe di Kiev avrebbero iniziato a ritirarsi anche da Bakhmut onde evitare di venire circondate. L’intera linea difensiva tra Soledar e Siversk sta cedendo mentre gli ucraini preparano trincee a Kramatorsk e Slovyansk, ultimi baluardi nella provincia di Donetsk. La notizia è che i russi hanno ripreso l’iniziativa e dopo mesi di ritirate e trinceramenti in posizioni difensive sono ripartiti all’attacco guadagnando terreno nel Donbass e nella regione di Zaporizhzhia.