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Il quadro

Israele avanza nel Sud del Libano. Unifil impotente

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Secondo l'esercito libanese, Israele avrebbe occupato altre due località, nell’impotenza dello stesso esercito e dell’Unifil. Nonostante la sconfitta militare, Hezbollah e l'alleato Amal hanno mantenuto intatto il loro elettorato al Sud.

Esteri 07_06_2025

Il 24 maggio i governatorati del Sud e di Nabatieh hanno votato per il rinnovo delle amministrazioni locali, ultima tornata delle elezioni municipali libanesi del 2025. Sorprendentemente, ma forse non troppo,  l'affluenza pur bassa è risultata superiore alla media del resto del Paese, che aveva già votato nelle settimane precedenti.

I bombardamenti israeliani sulla regione del Sud – prima, durante e dopo il giorno delle consultazioni – non hanno impedito, o forse hanno stimolato l'afflusso alle urne, svoltosi quasi ovunque in condizioni drammatiche. Villaggi distrutti, case sventrate, zone abbandonate: questo il triste scenario della tornata elettorale, ma la popolazione ha dato prova di resistenza e volontà di ricostruire un minimo di tessuto sociale esercitando almeno il proprio diritto di voto. Gli abitanti di Odaisseh, località attraversata dalla Blue Line dove la presenza israeliana ha reso impossibili le operazioni di voto, hanno potuto deporre la scheda in apposite sezioni elettorali allestite a Nabatieh, capoluogo dell'omonimo governatorato; così numerosi altri villaggi di confine hanno votato a Tiro e Bint Jbeil. Nabatieh ha infine registrato un'affluenza del 45%, Tiro del 40% e Bint Jbeil del 28%, a fronte del 21% di Beirut.

L'affluenza più alta si è registrata nella cristiana Jezzine, dove ha votato il 47%: qui la Courant patriotique libre (CPL), il partito di Michel Aoun alleato a fasi alterne di Hezbollah, ha sconfitto le rivali Forze Libanesi. Secondo i dati ufficiali il duo Amal-Hezbollah ha ottenuto la totalità dei seggi in 102 municipalità su 272 e in quasi altrettante, sia nel Sud che nella valle della Bekaa, ha conseguito l'en plein per acclamazione. In questi casi le elezioni non sono state effettuate, ufficialmente per non esporre i residenti al rischio più che concreto di attacchi israeliani,  nei fatti per assicurare la vittoria ai partiti sciiti.

Nonostante la pesante sconfitta militare subita ad opera di Israele, Hezbollah e l'alleato Amal hanno dunque mantenuto intatto il loro elettorato al Sud, che li considera l'unico argine di resistenza all'aggressività dello Stato ebraico. Del resto, davanti a temi quali la protezione della sovranità territoriale, la ricostruzione delle regioni distrutte e la difesa della popolazione dagli attacchi di Israele,  il governo libanese appare nella migliore delle ipotesi impotente, nella peggiore sordo alle legittime istanze degli abitanti. A pochi giorni dalla conclusione della tornata elettorale, tra il 28 e il 29 maggio, alcune pattuglie di fanteria israeliana con  bulldozer al seguito hanno oltrepassato il confine di circa un chilometro nell'area di Bir Shuaib, a est del villaggio di Blida e  vicino ad una postazione dell'esercito libanese.

Secondo fonti locali, le forze israeliane di terra, giunte nei pressi di Bir Shuaib, vi si sarebbero attestate, issando grandi bandiere dello Stato ebraico su una collina prospiciente il fiume Wazzani e iniziando operazioni di livellamento del terreno, allo scopo di creare un terrapieno e circoscrivere la porzione di territorio. A quanto riportato dai residenti, un lancio di razzi sopra il villaggio di al-Wazzani ha accompagnato le operazioni. Nell'immediatezza dei fatti, pattuglie dell'esercito libanese e di UNIFIL, il corpo di interposizione delle Nazioni Unite, si sono dirette sul posto, ma nulla hanno potuto se non  constatare la nuova violazione territoriale israeliana. Secondo l'esercito libanese, oltre alle cinque località che Israele ha rifiutato di abbandonare il 18 febbraio scorso,  dopo l'estensione della tregua con Hezbollah sancita il 27 novembre 2024, lo Stato ebraico ne avrebbe occupate altre due, la più avanzata delle quali si troverebbe a circa tre chilometri dal confine.

Una delle postazioni israeliane è attestata nella zona costiera di Naqoura, adiacente alla base degli uomini di UNIFIL, che dovrebbero per mandato vegliare sul rispetto degli accordi di cui la comunità internazionale si è fatta garante.

Proprio il 29 maggio la base di Naqoura ha festeggiato con una solenne cerimonia il "Peacekeepers Day", alla presenza di rappresentanti dell’ONU, delle alte cariche dell'esercito libanese, di ambasciatori e autorità civili e religiose. Nel suo discorso il comandante in campo di UNIFIL, Aroldo Lázaro, ha ricordato come il corpo di pace offra «un canale di dialogo e di de-escalation, perché si gettino le fondamenta per una soluzione duratura» tra Israele e Libano. Secondo l'alto ufficiale,  «un passo importante sulla via della pace è stato fatto negli ultimi mesi con il  dispiegamento dei soldati dell'esercito libanese nel Sud», ma la loro presenza «necessita dell'aiuto dei partner internazionali per poter restare» sul territorio.

Il prossimo agosto il Consiglio di sicurezza dell'ONU dovrà decidere se rinnovare il mandato in scadenza di UNIFIL, che, dal dispiegamento nel 1978 a garanzia del rispetto della Blue Line tra Libano e Israele e della “inoffensività delle parti”, poco in realtà ha potuto fare. Per mandato il corpo di UNIFIL deve limitarsi alla «risoluzione pacifica delle controversie internazionali», cosa irrealizzabile nel contesto di cui parliamo; un dato certo è che, in quasi cinquant'anni, 330 peacekeepers hanno perso la vita sul campo. I simpatizzanti di Hezbollah accusano UNIFIL di collusione con Israele, mentre lo Stato ebraico accusa i peacekeepers di chiudere un occhio sulle attività militari di Hezbollah; di fatto uomini e mezzi di UNIFIL sono oggetto  di continuativi attacchi israeliani e spesso protagonisti involontari di scontri con gli abitanti della regione.

Lo scorso 4 giugno il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha nominato il generale italiano Diodato Abagnara nuovo comandante di Unifil, grato a Lázaro per aver guidato il corpo «in uno dei periodi più difficili della missione», durante il quale numerosi peacekeepers sono rimasti feriti in attacchi israeliani, e basi e mezzi sono stati pesantemente danneggiati. Se abbia ancora senso mantenere UNIFIL dov'è e con il mandato attuale, saranno i decisori ONU a stabilirlo; frattanto, l'unico cenno di speranza per il Sud del Libano sembra venire dalla sua popolazione, che a quanto pare non ha intenzione di gettare la spugna.