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IL LIBRO

In ogni caso niente paura, il romanzo delle vite ritrovate

In ogni caso niente paura è il romanzo d’esordio per il giornalista Cristiano Guarneri. Lo diciamo subito, è un libro per ragazzi: parla di amicizie e primi amori. Ma che coinvolgerà anche gli adulti, soprattutto per le tematiche che l’autore affronta pagina dopo pagina: i drammi, le ferite e le fatiche della vita.

Cultura 11_12_2015
La copertina del libro di Cristiano Guarneri

La scuola era finita e l’estate di Carlo e dei suoi amici stava per cominciare, come ogni anno, con il suo carico di aspettative. Sarebbe iniziato e finito tutto come sempre, tra una scorribanda e l’altra fra i campi e le cascine della Bassa. Sarebbe stata un'estate come le altre se non fosse stato per quell'incontro. Anzi, per quello scontro nella drogheria del paese. Roba seria, roba più grande di quei ragazzini.

Comincia così In ogni caso niente paura (Piccola casa editrice, 208 pagine, 12,90 euro), romanzo d’esordio per il giornalista Cristiano Guarneri. Lo diciamo subito, è un libro per ragazzi: semplice e veloce, parla anche di amicizie e primi amori. Ma che coinvolgerà sicuramente anche un pubblico più adulto, soprattutto per le tematiche che l’autore affronta pagina dopo pagina: i drammi, le ferite e le fatiche della vita. «Scrivere questo libro è stato “inevitabile”», ha detto l’autore. «Ci sono cose che capitano e ci cambiano la vita. Raccontarle è un modo per dire grazie. La trama di amicizie, affetti e drammi che si trova in queste pagine è la medesima che ho visto accadere e che ha rivelato il segreto per affrontare la paura: conoscere l’amore. Quello di un padre per il figlio, di una moglie per il marito, di un amico per un altro amico».

Quel pomeriggio, al minimarket, Carlo e i suoi quattro fratelli d’avventura incontrano il signor Rino Visetti, sessantenne giunto da poco nella comunità, che ha scelto di vivere ai margini del paese, come per nascondere qualcosa. Almeno inizialmente non ha rapporti con nessuno. Rino «odia indifferentemente tutto, le cose, gli oggetti inutili e quelli utili. E se stesso. Odia prima e innanzitutto se stesso». Un vecchio taciturno, per lui parlano gli occhi: «stanchi e febbrili». Rino Visetti è un uomo mutilato dalla vita. Un ferito a morte, praticamente. Nella casa a pianterreno in mezzo ai campi di granoturco, Visetti ospita l’unico figlio, Giacomo, il suo «miracolo nato male». Appena nato era un fagottino promettente se non fosse stato per le sciagure che si svelavano man mano. 

Così parla di lui il padre. «Giacomino, diciotto anni, un neonato di chissà quanti chili. Pesante, floscio, pallido» e inchiodato alla sua carrozzina. Giacomo è qualcosa da nascondere, da tenere lontano dagli occhi di tutti, perché è fragile, nessuno sa trattarlo né guardarlo, perché il mondo non è fatto per lui. Tutte idee che il padre si è fatto nel corso di una vita che non gli ha mai riservato qualcosa di buono. Il giorno in cui i medici tolgono ogni speranza di guarigione a Giacomo, è lo stesso in cui muore l’anima di Rino: «Dio se c’è, è muto, sordo, cieco e paralizzato».

Da quell’incontro le vicende di Carlo e Rino si alternano e si intrecciano, intervallate da flash back che riportano Visetti ai tempi del fidanzamento con Elisa, agli anni del loro matrimonio, della gravidanza, e dei primi e difficili anni di vita di Giacomino. E da cui iniziano il rifiuto della vita e l’incazzatura con tutto il mondo che contraddistinguono l’esistenza di Rino. Al suo incupirsi si contrappongono l’ironia, la pazienza, il dolore e la fede di Elisa. Sono proprio i dialoghi con la moglie – profondi e vissuti – e il rapporto con lei a far capire al lettore dove arriva la rabbia di Rino. Quello di questi sposi sono due modi opposti di vedere il “nulla” del figlio. «Piantala di compatirlo, di commiserarlo, di impietosirti, di rammaricarti, di vergognarti di lui. Smettila di guardarlo solo per i difetti che ha. Puoi considerare l’ipotesi che possa essere altro? Che lui c’è per una ragione che impareremo a vedere nel tempo?», dirà Elisa. 

Vedere. Tra i ragazzi e Visetti si inserisce con discrezione e coraggio la figura di don Flavio, il parroco del paese, uno «nato per rimetterti in piedi». Colui che riuscirà, con fatica e ostinazione, dolore e lotta, a scalfire il cuore dell’anziano solitario e che insegnerà a lui e ai ragazzi a vedere le cose per quello che sono e per quello che portano: «Ci sono cose che spesso vediamo senza vedere», «cose così meravigliose in questo mondo. Messe qui apposta per noi. Se ne accorgono in pochi, lo sai? Con gli stessi occhi possiamo un giorno vederle e l’altro no».