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IMMIGRAZIONE

Il Terzomondismo fa male ai clandestini

Sbarchi record sulle coste italiane: 10mila immigrati clandestini solo nei primi 80 giorni del 2014. E nei prossimi mesi sarà anche peggio: colpa dell'assurda politica delle porte aperte a tutti, che serve solo a finanziare la malavita e il terrorismo islamico.

Politica 24_03_2014
Soccorso in mare

Ormai i media e la politica sembrano non farci quasi più caso. Eppure, complice anche il definitivo tracollo del governo libico con la fuga in Europa del premier Alì Zeidan, dalle coste della nostra ex colonia continuano a salpare quasi ogni giorno barche e barconi carichi di immigrati clandestini provenienti per lo più dall’Africa subsahariana e dalla Siria. Oltre 50mila arrivi l’anno scorso e già diecimila nei primi 80 giorni di quest’anno in un esodo favorito anche da un inverno mite. L’arrivo della primavera ha fatto esplodere di nuovo il problema fornendo (a chi lo voglia vedere) una chiara anticipazione di quello che ci attende nei prossimi mesi. Tra il 17 e il 18 marzo le unità della Marina Militare italiana hanno soccorso in mare e trasportato in Italia 3mila clandestini (il termine migranti così politicamente corretto lo riserverei a quanti vengono in Italia con i documenti in ordine e un visto).

Si conferma così come l’operazione Mare Nostrum varata nell’autunno scorso tra tante pretese di deterrenza e lotta ai criminali che gestiscono i traffici di esseri umani sia in realtà solo un’operazione “traghetto”, un’iniziativa che aiuta gli scafisti, incoraggia i clandestini e favorisce l’arrivo in Italia di decine di migliaia di persone. Uomini, donne e bambini che, esclusi forse alcuni profughi di guerra siriani, a nessun titolo dovrebbero stare nel nostro Paese, che non possiamo accogliere e non sappiamo come gestire mentre le risorse (centinaia di milioni di euro) necessarie a pagare il conto delle navi impiegate in mare (60 mila euro al giorno per una fregata tipo Maestrale), l’assistenza ai clandestini e i costi di rimpatrio vengono sottratte ad altre voci del welfare e quindi a italiani non meno bisognosi di aiuto.

Le condizioni economiche dell’Italia sono tali da giustificare uno stop all’esodo di massa che proprio la massiccia presenza navale italiana consentirebbe di attuare fermando i barconi e riportandoli sulle coste della Libia sotto scorta armata di navi e fanti di Marina italiani. Respingimenti necessari a fermare un esodo che non solo sta diventando infinito ma consente alle mafie nordafricane di arricchirsi. Solo così si potrebbe ottenere un effetto deterrente poiché i respingimenti scoraggerebbero i clandestini a buttare i soldi che versano agli scafisti nella speranza di raggiungere l’Europa.

L’aspetto sorprendente è che né il governo Letta né l’esecutivo Renzi attribuiscono alla vicenda il peso necessario e tutti sembrano aver dimenticato che l’ex ministro della Difesa, Mario Mauro, aveva detto chiaramente che gli scafisti sono in combutta con i terroristi islamici che si finanziano attraverso il traffico di esseri umani. Un dato importante che ci porta a considerazioni amare poiché di fatto Mare Nostrum aiuta e finanzia il terrorismo islamico perché incoraggia flussi migratori che rendono ai criminali 3 mila dollari a persona (lo ha detto sempre Mauro).

Dando credito a questi dati l’anno scorso gli scafisti hanno incassato 150 milioni e quest’anno potrebbero raggiungere il mezzo miliardo di dollari. Può l’Italia essere complice, anche se indirettamente, di criminali e terroristi islamici?

Invece di costituire un deterrente la presenza della nostra flotta rappresenta oggi un ulteriore incentivo all’immigrazione clandestina e se fino a qualche mese or sono gli scafisti mettevano nei barconi il carburante necessario a raggiungere Lampedusa oggi ne versano pochi litri sufficienti a giungere fuori dalle acque territoriali libiche dove le navi italiane prendono a bordo tutti per sbarcarli poi in Sicilia. Anche la speranza che le dimensioni dell’esodo in atto non possa venir alimentato per carenza di imbarcazioni è del tutto illusoria dal momento che piccoli cantieri navali sulle coste libiche e tunisine un tempo impegnati a costruire pescherecci lavorano oggi a tempo pieno per varare bagnarole da vendere agli scafisti.

Illusoria anche la speranza che l’arresto di una trentina di scafisti effettuato dalle autorità italiane grazie alle operazioni della Marina potesse sgominare i traffici che invece continuano senza sosta e secondo molte valutazioni potrebbero triplicare rispetto all’anno scorso.

L’Italia del resto è l’unico paese d’Europa (e al mondo) che spalanca le porte a tutti e impiega le forze armate per andare a cercare, soccorrere e portare sul nostro territorio immigrati clandestini di tutte le origini. Siamo gli unici a farlo e non a caso i partner europei che nulla hanno fatto (oltre alle chiacchiere) per affrontare l’emergenza si limitano a non consentire a chi è sbarcato in Italia di raggiungere altri Paesi dell’Unione.

Il massiccio flusso di clandestini è quindi un problema italiano e solo italiano che il governo dovrà decidersi ad affrontare con interventi che devono per forza di cose comprendere i respingimenti. Inutile continuare ad appellarsi alla collaborazione della Libia semplicemente perché la Libia  non esiste come entità statuale ma solo come entità geografica.

In assenza di respingimenti il flusso di immigrati aumenterà continuamente e non avrà mai fine aumentando le difficoltà italiane a gestire un numero così elevato di persone che peraltro giungono da noi carichi di aspettative e spesso di pretese. Dopo aver pianto le vittime della tragedia di Lampedusa dell’ottobre scorso è ora di comprendere che l’immigrazione selvaggia non è una questione umanitaria ma un problema che investe la sicurezza nazionale. Da affrontare come tale mettendo da parte buonismo e terzomondismo mai come oggi così fuori luogo.