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Il Sinodo tedesco va avanti nonostante Roma

Dopo l'incontro romano sul Cammino sinodale tedesco, i vescovi tedeschi rifiutano la moratoria chiesta dal cardinale Ouellet sulle proposte che intendono ribaltare la morale e il sacerdozio. E intanto gli 800mila dipendenti della Chiesa tedesca non dovranno più sottoscrivere un codice morale.

Ecclesia 28_11_2022

L’Osservatore Romano del 24 novembre scorso ha pubblicato gli interventi integrali del presidente della Conferenza Episcopale, mons. Georg Bätzing, del prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, il card. Francisco Ladaria Ferrer, e del prefetto del Dicastero per i vescovi, il card. Marc Ouellet, in occasione della riunione tenutasi all’Istituto Augustinianum tra i capi di alcuni Dicasteri della Curia romana e gli oltre sessanta vescovi della Chiesa cattolica in Germania giunti a Roma per la visita «ad limina» (vedi qui).

La vera notizia presente nei testi pubblicati è la richiesta di una moratoria, avanzata dal card. Oullet, sulle proposte messe nero su bianco nei diversi documenti del Cammino sinodale: sette testi piuttosto corposi che Bätzing, nel suo intervento, ha voluto precisare essere «stati approvati da più di due terzi dei vescovi, addirittura anche fino all’85 per cento». Oullet ha spiegato che questa moratoria «ci appare necessaria» in vista di «una revisione sostanziale da farsi in seguito». Ed ha aggiunto che «il motivo fondamentale di questa moratoria è la preoccupazione per l’unità della Chiesa». Oullet non ha nascosto che quanto emerso nel sinodo tedesco rappresenta «un cambiamento fondamentale che suscita serie preoccupazioni» e molti tra i fedeli e tra gli osservatori hanno espresso preoccupazione di fronte alla sua deriva. L’abolizione del celibato obbligatorio, l’ordinazione dei viri probati e delle donne, la rivalutazione morale dell’omosessualità e l’apertura alla teoria del gender, come anche la sottovalutazione del potere episcopale, costituivano i punti chiave dell’«agenda di un gruppo limitato di teologi di alcuni decenni fa», e che è divenuta «di colpo la proposta maggioritaria dell’episcopato tedesco».

Più timido l’intervento del cardinal Ladaria, che preferisce collocarsi nella linea di offrire proposte al Cammino sinodale, piuttosto che esigere correzioni. Il prefetto ha richiamato i vescovi ad essere realmente in comunione con la Chiesa universale, prendendo in seria considerazioni «cinque specifiche preoccupazioni che sorgono da un’attenta lettura dei testi sinora discussi all’interno del vostro Cammino sinodale». La prima critica riguarda il «genere letterario dei testi». Il successore del cardinal Müller ha fatto notare che si trovano molti passaggi con «affermazioni generiche circa le posizioni presenti nel santo popolo di Dio, riferimenti allusivi a evidenze scientifiche e sociologiche, utilizzo di risultati esegetici ancora discussi e discutibili, dichiarazioni senza esitazione di fine della metafisica e di eclissi di ogni verità». Ladaria ha altresì manifestato preoccupazione per il collegamento tra il fenomeno degli abusi e la volontà di modificare la struttura della Chiesa; anche Oullet ha fatto notare, in modo più esplicito, come la questione degli abusi appaia come un pretesto per esigere cambiamenti strutturali.

Ancora, il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede problematizza «l’impressione generalizzata che» nei testi, riguardo alla visione della sessualità umana da parte del Magistero, «nella dottrina della Chiesa non ci sia quasi nulla da salvare». Il riferimento è soprattutto al  Lehramtliche Neubewertung von Homosexualität, nel quale il comportamento omosessuale viene di fatto sdoganato. Ladaria ha messo anche il dito nella piaga della richiesta di ordinazione delle donna, richiesta che si colloca  «al di sotto di un’ermeneutica partecipata delle posizioni magisteriali» e che mostra di non comprendere quanto stabilito una volta per tutte da Ordinatio sacerdotalis. Infine, richiama il sinodo tedesco per un’insufficiente comprensione della successione apostolica.

Bätzing aveva esordito aggrappandosi ad un’interpretazione della lettera del 29 giugno 2019 di papa Francesco. Cicero pro domo sua: nelle parole del Papa egli infatti leggeva la prospettiva di una «svolta epocale del cambiamento radicale», alla quale «ci associamo pienamente», lamentando nel contempo che in essa non si era fatto «alcun riferimento al vero punto di partenza del cammino sinodale, ovvero gli abusi sessuali». Secondo il vescovo di Limburg, che ha riferito che durante l’udienza del giorno precedente, il papa avrebbe affermato che «la Chiesa vive di tensioni, per questo le tensioni fanno parte di una Chiesa viva in cammino», affrontare seriamente il problema degli abusi significa anche «occuparsi del potere nella Chiesa cattolica, parlare della morale sessuale cattolica e riflettere sullo stile di vita sacerdotale», ai quali «va aggiunta anche la domanda sul ruolo della donna nella Chiesa».

Bätzing ha rifiutato l’idea che la Chiesa in Germania stia cercando uno scisma, ma nel contempo non sembra molto intenzionato a tornare sui suoi passi. Il senso dell’incontro interdicasteriale era, secondo lui, semplicemente quello di trovare «interlocutori che ci aiutino a sostenere e plasmare questa tensione attuale», con la preoccupazione, nascosta dietro una velata minaccia, che «un “dissolvimento” troppo rapido delle tensioni possa portare a divisioni che non sarebbero utili a nessuno». L’ultima frase dell’intervento di Bätzing indica senza troppi di giri di parole che i vescovi tedeschi non sono venuti a Roma per ricevere ordini: «E ora attendiamo con piacere domande, impulsi per andare avanti e uno scambio fraterno».

Gli interventi dei cardinali non devono essere stati particolarmente graditi da buona parte dei vescovi e dai quadri del Synodaler Weg. La reazione della presidente dell’importantissimo Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK), Irme Stetter-Karp, mostra che i timori di Roma di uno scisma non siano poi così campati per aria: «La critica fondamentale al Cammino sinodale scandalizza non solo i vescovi tedeschi, i quali nella stragrande maggioranza ritengono necessarie le riforme. Questa critica non rispetta neanche l’impazienza di molti cattolici e cattoliche nei confronti della Chiesa. Il “paziente popolo di Dio”, che nel testo viene evocato e lodato, non esiste più». La presidente rivela alla stampa che la richiesta di moratoria dev’essersi dissolta in nulla, dal momento che ringrazia i vescovi tedeschi di aver «potuto impedire una moratoria sul cammino sinodale in Germania». Ed aggiunge: «Evidentemente era un desiderio urgente di alcuni cardinali a Roma l'immediata interruzione del dialogo riformatore e delle deliberazioni e decisioni sinodali. Questo mi dimostra quanto sarà importante portare con chiarezza la nostra agenda al sinodo mondiale». Non ne avevamo dubbi.

Un esplicito segnale concreto indirizzato a Roma è la decisione presa dai vescovi tedeschi, non appena rientrati dalla visita «ad limina», di modificare il diritto al lavoro per tutti i dipendenti delle strutture legate alla Chiesa in Germania. Con il Grundordnung des kirchlichen Dienstes del 22 novembre scorso, votato dai 2/3 dei vescovi presenti alla plenaria, gli oltre 800 mila dipendenti non dovranno più accettare un codice morale. Secondo la nuova normativa, «tutti i dipendenti possono essere rappresentanti dell'amore incondizionato di Dio e quindi di una Chiesa al servizio del popolo, indipendentemente dai loro compiti specifici, dalla loro origine, dalla loro religione, dalla loro età, dalla loro disabilità, il loro genere, la loro identità sessuale e il loro stile di vita».