Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Felice di Como a cura di Ermes Dovico

GENERI E VOTI

Il primo ufficio italiano LGBTQI

Il Comune di Bari si dedica con buona lena ai diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e intersessuali. Una visione lungimirante, visto l'approssimarsi delle elezioni. Anche in Puglia Obama ha fatto scuola.

Articoli tematici 05_12_2012
arci Bari

Anche Bari avrà il registro delle Unioni Civili, a partire dal prossimo 31 gennaio: le coppie, sia etero, sia omosessuali, potranno iscriversi contestualmente alla registrazione della famiglia anagrafica. Fin qui, la notizia non c’è, perché il capoluogo pugliese si aggiunge ad un centinaio di città italiane che già hanno istituito il registro e che, di fatto, rappresentano solo il prodromo di quella che a breve sarà la legislazione nazionale, con il riconoscimento del matrimonio omosessuale e delle adozioni di minori da parte delle coppie di persone dello stesso sesso. Con la recente legge approvata dal Parlamento sull’equiparazione tra figli naturali e figli legittimi, la legalizzazione dell’incesto tra consanguinei è stata già prevista, quindi c’è ora solo da aspettarsi che si legalizzi la pedofilia e il “quadro” sarà completo.
Torniamo a Bari, che ha scelto anche in questo campo di cavalcare i tempi che corrono e sbalordire tutti.

Non sono bastati gli scandali sulla sanità o quelli sul giro di escort a servizio dei potenti, quelli sul calcio scommesse o sul fenomeno dell’usura, che inquina la vita sociale cittadina, quelli del “sistema” vendoliano, che produce sempre più poveri nella popolazione o i “veleni” tra i magistrati della Procura della Repubblica sulla gestione delle inchieste che scottano e che si scambiano accuse e dossier. Ci si dedica ora, con buona lena, alla “cura” dei diritti delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali, dei transgender, dei queer, degli intersessuali e si stabilisce un altro primato.

Le iniziali diventano un acronimo, che dà il nome ad un tavolo tecnico, il primo istituito in Italia, chiamato appunto LGBTQI. Attraverso quell’impostazione ideologica che, a partire dall’intero sistema delle Nazioni Unite, per passare alla legislazione europea, a quella dei Parlamenti nazionali, delle Regioni e, via via, delle amministrazioni periferiche, annulla il principio del diritto naturale della sola distinzione possibile tra l’identità maschile e quella femminile, altera il linguaggio e introduce parole nuove per conferire diritti a persone che vivono stati emozionali o emotivi, che dovrebbero essere curati dagli psichiatri, il “tavolo tecnico” si occuperà delle politiche di genere, promuoverà naturalmente campagne contro la discriminazione sessuale, interventi sul sistema del welfare e sulla sanità.

Con la delibera che ha istituito quest’organismo, l’amministrazione comunale di Bari si è impegnata a «rendere effettivo l’accesso ai benefici sociali anche alle famiglie di fatto, servizi di ascolto e orientamento psico-sociale, anche per minorenni e ad adottare iniziative nei confronti della Regione Puglia perché questa attivi servizi specifici, come case rifugio per gli omosessuali e transgender che si dichiarino vittime di violenze, nonché individuare una sede comune per tutte le associazioni di categoria».
Insomma, sembra da questa delibera che a Bari si sia scatenata una guerra e si dia la caccia agli omosessuali o ad altre persone che hanno problemi con la loro identità sessuale.

In realtà tutto questo non accade, ma nella “visione” lungimirante di chi comprende che vale la pena, a fini puramente elettoralistici, ingraziarsi – come ha fatto Obama e come fanno tutte le amministrazioni di sinistra occidentali – le lobby omosessualiste, tutto fa brodo. Anche propagandare, com’è avvenuto nelle scorse settimane, utilizzando la condiscendenza quasi unanime dei mezzi d’informazione, che il povero ragazzo romano di quindici anni suicidatosi con una sciarpa nel bagno di casa sua, l’abbia fatto per l’irrisione di cui sarebbe stato oggetto da parte dei suoi compagni di classe e dei suoi professori, ignorando le loro reiterate smentite, anche scritte.
 
L’istituzione del tavolo tecnico LGBTQI, è stata presentata nel corso di una conferenza stampa, alla quale erano presenti numerosi assessori della giunta di centrosinistra, poco impegnati per fare risalire la “Milano del sud” – come si diceva un tempo – nella classifica diffusa dal Sole 24 Ore su tenore di vita, qualità dei servizi e dell'ambiente, ordine pubblico, tempo libero, affari e lavoro <http://www.baritoday.it/guida/lavoro/> , popolazione (Bari è 100ma su 107), ma strenuamente combattivi sui diritti delle coppie dello stesso sesso e sulle richieste di LGBTQI.

A Bari e in Puglia, si vota a breve. Il Sindaco Michele Emiliano, da parte sua, ha tenuto a sottolineare che «Non stiamo smantellando la famiglia formata da uomo e donna» e per dare un colpo al cerchio e uno alla botte e ingraziarsi anche i cattolici, sempre a fini elettoralistici, ha affermato candidamente che «il tavolo LGBTQI sarà un dolcissimo omaggio alla famiglia tradizionale». Che faccia di bronzo! Si può dire?