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COVID-19

Il nuovo coronavirus è arrivato in Africa

La minaccia è diventata realtà. Da mesi è rimasta in sospeso la domanda: l’Africa è in grado di far fronte all’epidemia? Adesso che il virus è comparso in 18 Paesi si saprà la risposta

Svipop 14_03_2020

Il COVID-19 per l’Africa non è più una “minaccia”, è diventato una realtà. In pochi giorni sono saliti a 18 i Paesi in cui si registrano casi. Un fatto positivo è che il paziente numero uno è sempre una persona che proviene da altri continenti, ad eccezione della Repubblica democratica del Congo dove è un cittadino del Camerun. Inoltre i casi, almeno quelli individuati, sono pochi. Ogni sforzo quindi deve essere fatto per ricostruire la filiera dei contatti e bloccare a questo stadio il virus. L’ipotesi che il clima caldo ne riduca la diffusione, cosa che andrebbe a favore dell’Africa, non è convincente. Qualcuno ha anche osservato che, siccome il nuovo virus colpisce soprattutto persone molto anziane, l’epidemia potrebbe avere conseguenze meno serie in Africa dal momento che due terzi, e in certi paesi anche più, degli africani sono giovani. Per contro allarma la constatazione che molte vittime del virus soffrivano già di altre patologie. Se ne temono in particolare gli effetti su persone affette da Aids, tubercolosi e malaria, le tre malattie che in Africa dilagano. Due fattori si dice possano per contro rafforzare la risposta dei paesi africani al COVID-19. L’Oms ritiene che i governi abbiano il vantaggio dell’esempio di quanto è stato e continua a essere fatto negli stati in cui l’epidemia è arrivata prima. In secondo luogo almeno una parte dei paesi non sono impreparati a monitorare ingressi e spostamenti perché hanno attivato dei protocolli per difendersi dall’epidemia di Ebola che dall’agosto 2018 ha colpito l’est della Repubblica democratica del Congo. I governi di Liberia, Sierra Leone, Guinea Conakry e dei paesi confinanti, in particolare, sostengono di aver imparato come si affronta una emergenza sanitaria quando tra il 2014 e il 2016 sono stati colpiti dalla peggiore epidemia di Ebola della storia. Si vorrebbe che fosse vero perché la comunità internazionale è sempre determinante in tutte le crisi sanitarie che affliggono il continente africano, ma questa volta i paesi donatori, da quelli europei agli Stati Uniti, devono concentrare le loro risorse finanziare e umane per far fronte al coronavirus e può darsi che non siano in grado di occuparsi anche dell’Africa.