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sacro collegio

Il nono concistoro di Francesco

Con la cerimonia odierna i cardinali elettori salgono a 137, molto al di sopra del tetto dei 120 elettori. E ben 99 di loro sono "figli" di questo pontificato.

Borgo Pio 30_09_2023

Questa mattina in piazza San Pietro il nono concistoro del pontificato di Francesco, che annovera nel collegio cardinalizio 21 nuovi cardinali, i cui nomi erano stati annunciati nell'Angelus dello scorso 9 luglio.

Tra i 18 elettori il nome più noto è certamente quello del neo-prefetto della Dottrina della Fede, il "fedelissimo" Víctor Manuel Fernández detto "Tucho", insieme agli altri due prefetti Robert F. Prevost (Clero) e Claudio Gugerotti (Chiese Orientali). Tra i residenziali certamente spicca il profilo di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, un volto ben noto sin da quando era Custode di Terra Santa, così come il "patriarca mancato", ovvero  Americo Aguiar, la cui creazione cardinalizia da "semplice" ausiliare di Lisbona faceva presagire, appunto, l'elevazione alla guida del patriarcato lisbonese o addirittura un incarico romano e invece guiderà la diocesi di Setúbal. 

Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, per ora non ha ricevuto la consacrazione episcopale prima della porpora: non è una dispensa (il neocardinale ha solo 63 anni), ma un rinvio. Dispensa invece non solo dall'episcopato, ma anche dalla presenza a Roma per il più anziano dei 3 non elettori: il francescano Luis Dri, classe 1927, confessore più volte citato da Bergoglio. Probabilmente riceverà la berretta cardinalizia a Buenos Aires, come già avvenuto nel 2014 per Loris Capovilla, che al momento della creazione aveva 98 anni (e morto poi centenario nel 2016).

L'indirizzo di omaggio al Santo Padre è stato rivolto dal primo della lista, Robert Prevost, che ha citato il «peso di questo nuovo servizio. Sappiamo – ha detto – che una carica porta con sé un carico, ciò che i Latini sintetizzavano con l’espressione “Honos habet onus”, ogni onore comporta un peso, per dirlo con sant’Agostino: “Magis onus est quam honor.” (serm. 355)». A ciascuno di loro viene assegnato un titolo o una diaconia legati a una chiesa romana, che di fatto li include nel clero dell'Urbe e sarà proprio questo ad "abilitarli" all'elezione del vescovo di Roma in un futuro conclave. Che avrà due caratteristiche: sarà molto affollato (ad oggi gli elettori sono 137, escludendo dal conto il card. Becciu) e sarà composto per la stragrande maggioranza da porporati creati da Francesco (ben 99 elettori, a fronte dei 29 creati da Benedetto XVI e dei soli 9 rimasti di san Giovanni Paolo II).