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SCIENZA

«Il mais Ogm fa bene». È ora che la politica lo riconosca

Garantiscono una maggiore produttività, hanno minore concentrazione di micotossine, sono migliori anche per l'ambiente. I mais Ogm promossi a pieni voti da una meta-analisi che raccoglie centinaia di studi svolti in venti anni. Eppure il nostro paese continua nel bando.

Creato 21_02_2018

La versione integrale di questo articolo è pubblicata su Agrarian Sciences.


Sin dalla loro prima commercializzazione nel 1996, le colture geneticamente modificate (GM) sono state rapidamente adottate passando da 1,7 milioni di ettari nel 1996 a 185,1 milioni di ettari nel 2016, pari a circa il 12% del raccolto globale, Il 54% dei quali si trova nei paesi in via di sviluppo.

Nel 2016, i tratti introdotti nelle principali colture GM (soia, mais, colza e cotone) sono quelli della tolleranza agli erbicidi (HT) che interessa 95,9 milioni di ettari di colture GM (il 53% dell’interam superficie investita a GM), della resistenza agli insetti (IR) che interessa 25,2 milioni di ettari (14% della superficie totale a GM) e il binomio HT + IR che interessa 58,5 milioni di ettari (33% della superficie totale di GE).

In un’Europa così intenta a guardarsi l’ombelico, a rimpiangere i “buoni cibi di una volta”, i metodi “naturali” e le “eccellenze” da non accorgersi che le eccellenze stesse sono messe a repentaglio da problemi (ad es. le micotossine) che con colture GM vengono risolti in modo brillante.

Pur non sapendo a cosa possa servire di fronte a tanto oscurantismo, ha fatto moltissimo piacere leggere il lavoro scientifico pubblicato su Scientific reports e consultabile qui. Tale lavoro, che è stato redatto da un gruppo di ricercatori del Collegio Sant’Anna di Pisa e dell’Università degli Studi della stessa città composto da Elisa Pellegrino, Stefano Bedini , Marco Nuti e Laura Ercoli sulla base di una vasta bibliografia, dimostra che:

A. i mais OGM producono significativamente di più dei corrispettivi isogenici (dal 5,6% in più per ibridi con un solo tratto inserito al 24,5% in più per quelli con 4 tratti)

B. i mais OGM riducono sensibilmente le concentrazioni di micotossine in genere (−28.8%), fumonisine (−30.6%) e tricoteceni (−36.5%).

C. i mais OGM abbattono le popolazioni degli organismi target per contrastare i quali vengono coltivati (piralide del mais, diabrotica, ecc.)

D. i mais OGM non interferiscono con le popolazioni di organismi animali non target (Anthocoridae, Aphididae, Araneae, Carabidae, Chrysopidae (adulti and larve), Coccinellidae (adulti e larve), Nabidae, Nitidulidae and Staphylinidae). Un aumento si registra con le popolazioni di Cicadellidae e un calo sensibile si ha invece con i Braconidae, imenotteri iceneumonidi che essendo parassitoidii della piralide del mais sono giustamente messi in crisi dall’assenza del loro pabulum.

E. i mais OGM non interferiscono con la degradazione delle sostanza organica del suolo e anzi la degradazione della loro sostanza organica è del 5,9% più rapida di quella degli isogenici corrispondenti.

Si noti altresì che la bibliografia consultata è costituita da 600 articoli apparsi su riviste scientifiche internazionali e copre un arco di tempo molto ampio e compreso fra 1996 e 2016. Per inciso tale bibliografia è stata per tutti questi anni a disposizione di chiunque volesse adottare un approccio non ideologico a tale materia.

Nel lavoro di Pellegrino et al. (2018) ci si limita ad affrontare il tema della sicurezza alimentare dei prodotti OGM evidenziando la minor presenza di micotossine rispetto ai mais non modificati geneticamente. Il lavoro non affronta invece il tema dell’eventuale tossicità per l’uomo o gli animali domestici del mais GM, tema che è tuttavia oggetto di controlli da parte delle autorità competenti che sono stringenti al punto di rendere i prodotti GM più sicuri di quelli convenzionali. Al riguardo ci pare emblematico il parere recentissimo (14 novembre 2017) espresso dall’apposito gruppo di lavoro EFSA in merito a 4 tratti introdotti in un mais geneticamente modificato (clicca qui)

I ricercatori concludono che i prodotti di questo mais sono sicuri per l’alimentazione umana e animale almeno quanto i loro analoghi non geneticamente modificati ed inoltre escludono problemi di natura ambientale legati all’accidentale rilascio nell’ambiente di cariossidi fertili.

Ci domandiamo a questo punto:
1. quando la politica si deciderà a prendere atto di tale realtà?
2. chi ripagherà i nostri produttori delle minori rese cui sono stati per decenni costretti dal rifiuto della tecnologia e che per il mais sono oggi sono stimabili in 10-15 quintali per ettaro?3. chi ripagherà il nostro settore zootecnico di tutto il latte e il mais distrutti perché superavano le soglie di tossicità per le micotossine?
4. chi ripagherà i consumatori per le micotossine ingerite in questi anni?
5. chi ripagherà i nostri ricercatori costretti a migrare o a cambiare mestiere?

In ogni caso non c’è da preoccuparsi: la politica, chiunque vinca le elezioni, ci pare coesa nel mantenere il bando agli OGM e l’opinione pubblica, imbesuita da decenni di cattiva informazione, ringrazierà commossa.