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CONGRESSO DELLA FAMIGLIA

Il Corriere, la femminista e la famiglia di Dio

In occasione del Congresso mondiale della Famiglia, il Corriere della Sera dedica un ampio articolo al libro "Contro i figli" e alle sue tesi femministe in spregio al focolaio domestico. Ne esce l'immagine di un'umanità sempre più sterile e slegata da affetti stabili, ma piena della volontà di farsi dio della propria esistenza. Eppure la famiglia è un progetto di Dio che scavalca ogni attacco mortifero, per chiamare con amore tutti gli uomini e le donne che lo desiderano sulla strada della Salvezza.

Famiglia 20_03_2019
FEMMINISMO

Il titolo: “Contro i figli”. L’immagine di copertina: Una donna che imbraccia un biberon, sparando fiamme di fuoco verso il cielo. La tesi: le donne sono strozzate da un sistema sociale “vetusto, maschilista e capitalista” che le obbliga a essere madri, pena: lo stigma sociale.  Al nuovo libro di Lina Meruane, scrittrice e docente di Santiago del Cile - sconosciuta ai più, ma assai nota all’universo femminista - il Corriere della Sera dedica un lungo e approfondito articolo sulle colonne del suo blog in quota rosa, La 27esima ora.

Il perché è presto detto: la pubblicazione serve per presentare ai lettori il prossimo Congresso mondiale della famiglia (Verona, 29 - 31 marzo 2019) e dipingerlo come un covo di retrogradi e pericolosi antifemministi, “la cui retorica - si legge nell’articolo - è un classico: le donne emancipate minano le differenze “biologiche” tra i sessi e distruggono la famiglia e la famiglia mononucleare, eterosessuale e patriarcale è il fondamento della società (quale?)”.

Per imbastire tale operazione editoriale in odio alla famiglia, le tesi della signora di origini italo-palestinesi, che ha studiato a New York, calzano a pennello: nel suo pamphlet, infatti, la Meruane descrive “con avversione e sgomento” un vigente sistema maschilista che ha “inventato la dittatura dei figli”; parla di “un cordone ombelicale che vincola la donna alla casa” finendo per strozzarla; definisce i figli come “strumenti creati della società per censurare la libertà femminile”; irride precetti religiosi quali “l’evangelo della procreazione che, come il ventriloquo di una divinità maschile, ordina alla donna di riprodursi e via dicendo … il tutto supportato da catastrofismi ambientalisti, allarmi sulla sovrappopolazione mondiale e minacce sulla distruzione del pianeta, proprio a giustificare la guerra rosa contro la procreazione.

Ora. Ci si potrebbe concentrare sulla domanda che sorge immediata: su quale realtà si basa la scrittrice per sostenere quanto denuncia? Vi sono dati universalmente condivisi che parlano dell’esatto opposto, ovvero: un Occidente attraversato da una crisi demografica tra le peggiori della storia. Senza contare i numeri sul costante aumento dei divorzi e sulla tendenza al calo dei matrimoni, che restituiscono l’immagine di una donna sempre più sterile di affetti e sciolta da legami stabili. Di che realtà parla, dunque, la Meruane? Si potrebbero snocciolare statistiche a non finire, ma lo scontro tra tesi contrarie rischierebbe di incancrenirsi e non è ciò che ci interessa approfondire.

Vogliamo invece prendere sul serio ciò che ella sostiene e che il blasonato quotidiano nazionale ha deciso di sponsorizzare con convinzione. Perciò, una seconda domanda si impone e questa volta è centrale: che cosa porta una donna a odiare il suo grembo, a maledire la maternità e a censurare l’uomo? Cosa spinge tante donne a rinnegare la propria natura e perciò a mettersi in conflitto con il mondo intero?

L’articolo del Corriere procede confezionando risposte pronte all’uso e ricche di luoghi comuni, si parla allora della parità uomo-donna mai realizzata, del desiderio di maternità come una chimera, della pressione sociale che attanaglia la donna senza figli, dell’intramontabile mito dell’uomo padre e padrone… e avanti. Eppure, più si procede nella lettura più si ha l’impressione di un crescente disagio, di una paura sfuggente di fronte al cuore della questione, che poi è il cuore stesso della donna. Torna insistente la domanda sottaciuta: perché un cuore fatto per amare e accogliere amore, è tanto pieno di odio e rifiuto?

“Fai un figlio che ti passa”, risponderebbe una voce un po’ facilotta, ma forse genuina, di fronte al problema dei problemi di un’umanità divenuta sterile. Che poi magari accade proprio così: il dono della vita può riempiere il cuore e sanare le ferite, poichè la grazia del Cielo è infinita. Oppure, al contrario, può accadere che basti un parto per far saltare molte donne alla barricata opposta. Allora, d’un tratto, il figlio da nemico diventa "oggetto" di soddisfazione di una donna che genera a piacimento, spesso rifiutando fisicamente o spiritualmente la presenza del padre. Sapevate che il femminismo 2.0 è la maternità fai da te? E non è forse lo stesso spirito femminista che tratta i figli come un esercizio di potere, relegando il padre a un accessorio domestico?

Ma insomma, qui non si tratta di fare il tifo per le donne con o senza figli, di fare a gara a chi più procrea o di alzare striscioni pro o contro la famiglia, qui si tratta di interpellare il cuore di donne e uomini e ascoltare per cosa batte. Ed è proprio qui che si scopre il vero dramma: il cuore dell’umanità moderna batte da solo. È un cuore chiuso in se stesso, indurito dal dolore, che ha paura di tutto e di tutti. È un cuore che non sente più di essere chiamato a un compito unico e irripetibile; che rifiuta di rispondere al capolavoro di vita che lo attende. È un cuore divenuto disabile a dialogare con quel Mistero che lo fa essere in ogni istante.

Ecco allora da dove viene tanto odio per la famiglia. Perché la famiglia, in fondo, non è altro che la strada donata all’uomo per uscire dal proprio orgoglio di compiersi da solo. È quel luogo che rende evidente all’uomo che egli non è il dio della propria esistenza. È quello spazio rimasto in cui si coltiva l'umiltà, l'affidamento e l'offerta totale di sé al prossimo. E per quanto la si voglia rendere un feticcio, non è l’uomo a esser fatto per la famiglia, ma è la famiglia per l’uomo. Così, non sono la moglie, né il marito, né i figli che possono portare a compimento il desiderio del cuore, ma è solo Dio che attraverso queste presenze (o assenze) attira l'umanità a sé per vie misteriose e imperscrutabili. È nella famiglia, infatti, che il Senso della vita si abbassa sino a tracciare una strada in carne e ossa e su di essa a farsi compagnia per camminare al Cielo. E poiché nulla è impossibile a Dio, nonostante la feroce guerra del Nemico, la famiglia da Lui creata non morirà mai, ma continuerà a condurre alla Salvezza tutti gli uomini e le donne che lo vorranno. Femministe comprese.