Il caso Bellavite e il neo maccartismo della medicina
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L'intollerabile campagna di accuse diffamatorie nei confronti di Bellavite e Serravalle rivela una preoccupante deriva di neo maccartismo in campo medico. Tanto più che, sentenza, dare del no vax a una persona è già reato.
- Non ci ha salvati il vaccino: il libro della Bussola di Bellavite

Con un decreto firmato il 5 agosto dal ministro della salute, Orazio Schillaci, è stata ufficialmente ricostituita la Commissione nazionale di consulenza tecnica sulle vaccinazioni (Nitag, National immunization technical advisory group), ovvero un organismo di riferimento per l’elaborazione e il sostegno delle politiche vaccinali in Italia. La decisione segue la scadenza triennale del precedente Nitag, istituito nel 2021. Come si legge nel decreto, il Nitag «predispone un compendio scientifico per la stesura di una proposta di piano nazionale triennale di vaccinazione, tenendo conto anche degli effetti della pandemia di Covid-19 rispetto all’intero impianto di prevenzione vaccinale a livello globale. Il ministro ha individuato 22 componenti di questo comitato.
Si tratta di docenti universitari, ma anche dirigenti locali di aziende sanitarie, di dipartimenti di igiene e prevenzione del territorio.
Immediatamente dopo che sono stati resi noti i nomi del comitato, si è scatenata una livorosa campagna diffamatoria contro due membri: il professor Paolo Bellavite, docente emerito di Patologia Generale all’Università di Verona, e Eugenio Serravalle, medico pediatra. La canea è stata aizzata dalla politica, ma al coro sguaiato si sono immediatamente accodati, purtroppo, molti medici. L’intervento dei partiti di opposizione era prevedibile: la segretaria del PD Schlein parla di scelta «vergognosa e inaccettabile»” da parte del governo. Le ha fatto eco Orfeo Mazzella, senatore del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Affari sociali di Palazzo Madama. «Non si può che restare profondamente interdetti innanzi alla decisione del Governo di nominare due professionisti noti per le proprie posizioni scettiche o ambigue sui vaccini, il che rischia di minare la credibilità e l'indipendenza di un organismo fondamentale».
E perché avere un pensiero critico verso determinati prodotti farmaceutici dovrebbe inficiare l’operato dell’organismo di riferimento delle politiche vaccinali? Due esperti su 22 fanno tanta paura? Si dovrebbe invece ritenere che il loro contributo porterà a scelte più motivate e giustificate scientificamente.
Forse sarebbe meglio che venisse detto chiaramente che si vuole l’unanimismo totale, secondo modelli sovietici o talebani. In effetti Matteo Bassetti su X ha dichiarato: «Siamo sicuri che tutti gli esperti nominati siano a favore delle politiche vaccinali e abbiano un adeguato background?». E perché dovrebbero essere completamente a favore delle politiche vaccinali? Una commissione non è forse il luogo dove discutere e dibattere? Non è forse un luogo di confronto scientifico. In quanto al mettere in discussione le scelte del Ministro Schillaci, che sembra essere il vero obiettivo delle polemiche, dobbiamo ricordare i criteri con i quali nel 2020 l’ex Ministro Speranza nominò le sue commissioni? Scelte di autorità, fatte da un governo decisionista al limite dell’autocrazia, senza dibattito parlamentare, con una “comunicazione” controllata.
La vicenda di Bellavite e Serravalle è la dimostrazione che nel Paese c’è ancora un atteggiamento di profonda intolleranza verso chi esprime un pensiero scientifico non omologato, e che bollano come no vax un eventuale dissenso. Anzi, alcuni giornali, forse perché il semplice termine no vax non sembrava sufficiente, hanno chiamato Bellavite e Serravalle “Ultra no vax”. Una definizione indecente.
Dal momento che una recente sentenza del Tribunale Penale di Perugia ha condannato per diffamazione aggravata una giornalista di Repubblica per aver definito no vax un giudice del lavoro del Tribunale di Velletri, reo di aver tutelato le ragioni lavorative di una infermiera non vaccinata contro il covid-19. Sarebbe quindi ora di smettere di usare il termine no vax come insulto, come stigma sociale, come marchio di infamia.
Tuttavia, oltre a queste prese di posizione, c’è stato anche il gesto, deontologicamente grave, di una dei membri della commissione che ha rifiutato la nomina per non sedersi allo stesso tavolo di lavoro con i due colleghi indesiderati. Si tratta della dirigente della Regione Veneto Francesca Russo. La Russo ha dato queste motivazioni: «La decisione è maturata a seguito della valutazione della composizione del gruppo nel quale sono presenti componenti, che in passato hanno più volte espresso pubblicamente posizioni non coerenti con le evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni arrivando in alcuni casi a sostenere e diffondere messaggi contrari alle strategie vaccinali nazionali».
Per tali motivi «non esistono le condizioni per una partecipazione ai lavori del gruppo». Insomma, con chi ha un pensiero diverso non si parla, non si discute, non ci si confronta. Questa vicenda ci dice quindi che oltre ad esserci un problema politico, arrivano dalla categoria medica preoccupanti segnali di chiusura al confronto e alla ricerca delle evidenze scientifiche, e di neo-maccartismo ideologico dalle caratteristiche intolleranti.
Vaccini e menzogne, esce il libro della Bussola di Paolo Bellavite
"Non ci ha salvati il vaccino" è il titolo del volume che raccoglie gli interventi sul tema dei cosiddetti "vaccini" anti-covid apparsi su La Bussola nel triennio cruciale 2020-2023. Un modo di ripercorrere quanto è accaduto, perché solo una scienza libera da pressioni economiche e politiche può perseguire il bene dell'umanità.