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LA BATTAGLIA CHE GIOVA

Il canto sulla lotta del cristiano ispirato dalla Madonna

Nel canto "Nous voulons Dieu" si chiede a Maria di intercedere presso Dio perché Egli sia presente nella società, nella scuola, nelle fabbriche... Si tratta di un canto militante che afferma quel carattere di battaglia che dovrebbe essere tipico del cristianesimo. Una lotta che rende la società migliore. L'autore diceva che il canto gli fu suggerito "dalla Vergine santa all’orecchio del cuore”.

Ecclesia 30_10_2020

Oggi abbiamo una visione del cristianesimo molto edulcorata, come se esso fosse soltanto Peace & Love, un pensiero religioso utile soltanto ad esaltare i nostri buoni sentimenti, o meglio non proprio buoni ma buonisti. Questa è una visione che si è formata anche grazie a tanti travisamenti che si sono succeduti negli ultimi decenni per quello che riguarda il ruolo della religione nella società. Oggi, non ce lo nascondiamo, il cristianesimo ha un impatto meno importante nelle nostre società, proprio per quel processo di scristianizzazione che ha colpito l’Occidente con grande virulenza.

Un tempo invece, e la presenza del cristianesimo come forza di cambiamento non solo nelle nostre vite personali ma anche nell’ambito sociale, era anche affermata nei canti, pensiamo per esempio a uno dei più noti: "Noi vogliam Dio". Ancora oggi questo canto si può ascoltare specialmente durante qualche processione, anche se sempre di meno. Si tratta però di un canto che è stato popolarissimo fino a qualche decennio fa e che vale la pena considerare, pensando che ottobre è il mese che tradizionalmente, insieme a maggio, viene specialmente dedicato alla Beata Vergine Maria.

Certamente è uno dei canti popolari più noti anche se ha un carattere, a mio avviso del tutto particolare. Rispetto agli altri canti popolari Mariani, questo canto ha un carattere molto più marziale, militare e quasi stentoreo; ecco perché viene spesso usato nelle processioni, proprio perché ben si presta ad accompagnare il cammino dei fedeli devoti durante queste manifestazioni. Quindi questo canto è un pochino a sé rispetto agli altri.

Il canto fu composto (parole e musica) dal parroco di Sorigny, François Xavier Moreau, per un pellegrinaggio a Lourdes della regione francese della Turenna dell’11 settembre 1882. "Nous voulons Dieu", questo era il titolo originale di questo cantico, pubblicato poi in un opuscolo nel 1885. Il nostro parroco Moreau era un compositore abbastanza attivo, avendo pubblicato anche altre opere musicali per la liturgia cattolica. Il carattere del canto "Nous voulons Dieu" è molto chiaro: si chiede alla Vergine Maria di intercedere presso Dio perché egli sia presente nella società, nella scuola, nelle fabbriche, nella vita di tutti giorni. Si tratta di un canto militante, o potremmo dire militare, che afferma quel carattere di battaglia e di lotta che in realtà dovrebbe essere tipico del cristianesimo, se solo ricordiamo San Paolo che affermava la sua vita essere stata la buona battaglia, o se ricordiamo un classico della spiritualità come quello di Lorenzo Scupoli chiamarsi Il combattimento spirituale. La vita cristiana è lotta. Lo stile musicale, come detto, ha il carattere della marcia, con l’uso sapiente di note puntate e ritmi regolari e quadrati. È un canto che sicuramente funziona benissimo se cantato durante una processione.

Nella dodicesima e ultima strofa del canto, nella versione francese, viene detto: “Chrétiens, notre antique alliance, renouons-là dans ce saint lieu, et crions au nom de la France, Oui, Dieu le veut! - Nous voulons Dieu” (Cristiani, la nostra antica alleanza, rinnoviamola in questo luogo santo, e gridiamo in nome della Francia: Sì, Dio lo vuole! - Vogliamo Dio). Con questa strofa il pio sacerdote richiamava i fedeli a vari concetti che ci collegano con l’idea del cristianesimo come lotta, per esempio quello dell’alleanza, dell’amore per la propria patria, dell’idea delle crociate…Insomma, un inno che in parole e musica richiama i cristiani alla realtà della loro esistenza fatta anche di dura lotta. 

Nel suo Le Mariale, ou quinze Hymnes latines de Saint Anselme, il parroco Moreau diceva tra l’altro nella prefazione che "Nous voulons Dieu", come altri cantici, gli era sgorgato spontaneamente, che gli furono “suggeriti dalla Vergine santa all’orecchio del cuore”. Anche in questa raccolta, si ritrovano i caratteri musicali che abbiamo anche nel cantico alla Madonna di Lourdes, questo andamento marziale e stentoreo che è però molto piacevole e certamente molto gradito anche ai fedeli visto il successo indubbio di Nous voulons Dieu, tradotto poi in varie lingue, pensiamo alla versione italiana abbastanza fedele, "Noi vogliam Dio". Ci fu anche una versione polacca, ed è a questa che l’episcopato cattolico di quel paese fa riferimento in una lettera pastorale del 1948 di cui troviamo traccia ne La civiltà cattolica di quell’anno, una lettera pastorale rivolta ai giovani di un paese sotto il giogo del comunismo: “Oggi cantate con entusiasmo "Noi vogliam Dio". Voi vedete in Dio l’unica salvezza dinanzi a una nuova e forse ancora più terribile catastrofe mondiale. Vi guardiamo con piena fiducia quando molti di voi sono costretti a subire le prove della vostra Fede in Dio, della fede nel Suo Figliolo, nella Santa Chiesa universale e nell’Ordine cristiano del mondo”. Sono parole di più di settant’anni fa ma ci sembrano ancora molto attuali, ci sembra che canti come quello di cui stiamo parlando ancora debbano risuonare in un mondo in cui l’eterna lotta fra bene e male si è fatta sempre più violenta e sempre più insidiosa. Riconsiderare il cristianesimo come lotta non è essere contro la pace ma contro il pacifismo. La vita, anche la vita cristiana, è fatta di lotta e di eroismo. Il cristiano invoca la Madre Celeste perché sia vicino a lui nei momenti difficili, ma anche nei momenti delle piccole lotte quotidiane, nelle scuole e nelle fabbriche, sul posto di lavoro e in famiglia. Il cristiano è consapevole di questo sforzo continuo e di come l’assistenza celeste non possa e non debba mancare.

C’è da dire che questo canto fu parodiato qui in Italia proprio dai comunisti, con parole che inneggiavano alla rivoluzione rossa. Da un certo punto di vista, vi sembrerà paradossale, ma è preferibile questo confronto aperto. Almeno si capisce cosa è bianco e cosa è nero…Mi sembra molto più pericoloso quando la rivoluzione rossa si traveste e si insinua nel nostro campo. La lotta, se leale e aperta, non è pericolosa quanto il combattimento insidioso dei lupi che si travestono da agnelli. Una tattica di cui oggi vediamo i frutti.