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I dissidenti cubani dicono no al castro-comunismo

Un evento senza precedenti ha aperto il dibattito nel Parlamento italiano sulla violazione dei diritti umani a Cuba, radunando tutte le voci di opposizione al regime e denunciando la fitta rete internazionale di cui si avvale: «Se le democrazie europee finanziano la dittatura, alimenteranno la repressione».

Esteri 31_01_2023 Español

I cubani liberi si sono incontrati a Roma dal 26 al 28 gennaio, per partecipare a un evento senza precedenti nella capitale italiana, il Forum Democrazia e Diritti Umani per Cuba. Si tratta di un'iniziativa dell'associazione italiana “Las Guerreras Cubanas”, che non solo è riuscita a riunire per la prima volta a Roma i movimenti di opposizione al castro-comunismo provenienti da Italia, Germania, Belgio, Spagna, Svizzera e Stati Uniti, ma anche ad aprire il dibattito nel Parlamento italiano (che ha ospitato due dei tre giorni della manifestazione) sulla violazione dei diritti umani.

Il Forum è stato voluto da Fratelli d'Italia attraverso il diretto supporto del senatore Giulio Maria Terzi di Sant'Agata (Presidente della Commissione Politiche dell'Unione Europea del Senato della Repubblica), dei deputati Andrea Del Mastro e Alessandro Urzi e del coordinatore nazionale del Dipartimento di tutela delle vittime, di Fratelli d'Italia, Cinzia Pellegrino. Hanno collaborato la Federazione Italiana per i Diritti Umani (FIDU) e il “Global Committee for the Rule of Law - Marco Pannella”.

«È molto importante parlare in Europa e soprattutto in Italia della democrazia di cui Cuba ha bisogno», ha detto l'attivista spagnolo Javier Larrondo, presidente dell'Ong Prisoners Defenders, approfittando dell'occasione per presentare una radiografia della situazione dei diritti umani sull'isola: «Prima dell'11 luglio 2021, Cuba aveva una media di 150 prigionieri politici, tra giornalisti e dissidenti, e più di 11.000 persone condannate per la loro condotta contraria alla morale socialista. 4.000 condannati ogni anno».

Poi ha ricordato gli eventi dell'11 luglio 2021, quando i cubani hanno alzato la voce contro il regime e hanno ricevuto una brutale repressione che ha portato più di 5.000 persone in carcere in pochi giorni. «In questo momento ci sono 1.057 persone con condanne o libertà limitata, comminate violando ogni legalità, compresa quella cubana. Nel giugno dello scorso anno, il Comitato ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza ha reso noto che a Cuba sono detenuti più di 410 minori, di cui 260 hanno tra i 16 e i 17 anni, ma 150 hanno meno di 15 anni», ha ricordato Javier Larrondo, leggendo la sintesi dell'ultimo rapporto di Prisoners Defenders.

Ma ciò che accade a Cuba non è qualcosa di casuale o isolato. «È una strategia studiata ed eseguita con il sostegno di forze potenti come Russia, Iran e Venezuela, e anche insieme alla Cina, che è stata l'alleata di lunga data della Russia contro l'Occidente», ha avvertito il senatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata.

«C'è una rete antidemocratica che è legata alle realtà autocratiche come il Nicaragua e il Venezuela, che non sono invano alleati dei Pasdaran e degli Hezbollah iraniani. Sappiamo del triangolo con la presenza di cellule pasdaran in America Latina, proprio ai confini tra Venezuela, Colombia e Brasile», ha assicurato l'ex ministro degli Esteri italiano, evidenziando che i Paesi dell'America Latina sono indifesi di fronte a una rete internazionale che promuove il comunismo, proprio nell'ambito della commemorazione della Giornata Internazionale in Ricordo delle Vittime dell'Olocausto.

«Sono mesi che non vedo mio figlio», «I miei due figli sono stati picchiati e torturati insieme», «Il mio bambino vuole suicidarsi perché non vede più suo padre», «Sono andato presso tutte le istituzioni e nessuno ci ascolta»: queste sono solo alcune delle testimonianze ascoltate dai parenti delle centinaia di prigionieri politici che hanno partecipato all'evento attraverso videochiamate.

Il padre di un prigioniero politico a Cuba, che non ne ha rivelato il nome per tutelarne l’incolumità, ha ringraziato i presenti con un video: «Desidero dire agli europei che il crimine più grande a Cuba non è rubare: il crimine più grande in questo Paese è chiedere la libertà ed è per questo che i nostri figli e i nostri fratelli sono incarcerati, solo per aver chiesto libertà, per aver alzato la voce», ha detto.

Fa orrore ascoltare dal vivo ognuna delle testimonianze dell'Olocausto cubano e poi apprendere che «ogni anno l'Italia contribuisce al regime inviando 30 milioni di euro, attraverso la rete delle associazioni di sinistra», ha denunciato uno degli organizzatori, Sadiel González Gutiérrez. «Se le democrazie europee continuano a dare soldi alla dittatura castrista, continueranno ad alimentare la repressione», ha aggiunto.

Inoltre, l’on. Alessandro Urzi ha assicurato di essere deluso per «l'incapacità della politica italiana« di affrontare il problema di Cuba. «Uno dei dibattiti più paradossali a cui ho assistito in seno al Parlamento italiano riguardava il contributo dell'Italia a Cuba per l'adeguata formazione delle forze di polizia. In altre parole, l'Italia, Paese libero, ha addestrato le forze di sicurezza di un Paese dittatoriale. Insolito!».

Allo stesso modo, la realtà cubana è stata raccontata dai cubani liberi venuti da diversi Paesi in rappresentanza di più di dieci organizzazioni civili: ODV XVII Diciembre e ODV “Democrazia e Libertà” dall'Italia, “Arte Magna International” e “Belgo Cuba” dal Belgio, “DeCub e.V ” e “PatriayVida e.V.” dalla Germania, “Cubans for Progress and Integration of Valencia” (CPiV) dalla Spagna, il Partito nazionalista cubano (PNC), la Piattaforma internazionale per i diritti umani a Cuba, l'Associazione degli ex prigionieri politici ed esuli cubani, CubaDemanda, il Movimento costituzionalista cubano C-40.

Ma, per il movimento C-40, «il problema fondamentale» di Cuba è la legittimità che la comunità internazionale le attribuisce. «Questo regime è il risultato della presunta rivoluzione del 1959, che non fu nemmeno una rivoluzione, che aveva promesso di ripristinare la Costituzione del 1940 e non lo fece. La Costituzione del 1940 è stata usurpata con un colpo di stato militare nel 1952: hanno lottato contro quel tiranno (Fulgencio Batista), Fidel Castro ha trionfato e poi hanno voltato le spalle alla Costituzione e il mondo intero è rimasto in silenzio. Non c'è stata nessuna rivoluzione nel 1959, perché siamo passati da una dittatura all'altra. E per qualche ragione la comunità internazionale ha dimenticato questo semplice dettaglio, che conferma che abbiamo un governo illegittimo che usurpa la sovranità popolare», ha spiegato Gustavo Vigoa.

Durante uno dei suoi interventi, Cinzia Pellegrino ha assicurato che questo forum è anche un'occasione per dare alle istituzioni italiane informazioni di prima mano sulla vera situazione cubana, per contrastare le manifestazioni a sostegno della dittatura castrista organizzate da alcuni partiti della sinistra italiana. «Devono capire la realtà non perché lo dice la destra, ma perché lo dice la storia, lo dicono i video che abbiamo visto oggi, perché lo dicono tutte le vittime. Sostenere la causa della dignità della persona non è una causa di destra o di sinistra, è un diritto imprescindibile. Non capirlo e scendere in piazza contro la dignità delle persone è il più grande fallimento di cui la sinistra si è resa responsabile».

L'appello unanime dell’evento è un'Italia più attiva nella difesa dei diritti umani dei cubani e meno collaborativa con il regime castro-comunista. «Vorrei immaginare un'Italia capofila in Europa nella condanna del regime cubano», ha detto l’on. Andrea Del Mastro.

Tuttavia, «si sente parlare vagamente di dialogo e di pace, ma non serve un dialogo relativista”, ha detto il senatore Giuliomaria Terzi di Sant'Agata, che ha concluso il suo intervento con un appello alla diplomazia «da guanto di velluto» di Josep Borrell perché l’UE «riconosca che la situazione a Cuba sta drammaticamente peggiorando».

«Sogniamo una Cuba libera, dove la frase "Patria, socialismo e morte" non esista più e dove sia possibile dire senza paura "Patria e vita"», ha detto Kenia Rodríguez, una delle organizzatrici dell’evento e membro di “Las Guerreras”.