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COMUNISMO CINESE

Hong Kong: Tienanmen cancellata, anche in chiesa

Il 4 giugno è passato di nuovo al buio e sotto silenzio ad Hong Kong. Era l’unico angolo di Cina in cui si potevano commemorare i caduti del massacro di Piazza Tienanmen, la repressione armata del movimento di protesta di studenti e operai a Pechino, del 4 giugno 1989. Stavolta non si sono tenute nemmeno messe di suffragio.

Esteri 06_06_2022
Sparita la Dea della Democrazia

Il 4 giugno è passato di nuovo al buio e sotto silenzio ad Hong Kong. Era l’unico angolo di Cina in cui si potevano commemorare i caduti del massacro di Piazza Tienanmen, la repressione armata del movimento di protesta di studenti e operai a Pechino, del 4 giugno 1989. Per tre anni di fila non si è potuta tenere la consueta veglia nel Victoria Park. Nel 2020 era stata vietata, ufficialmente, come provvedimento sanitario contro la diffusione del Covid, idem nel 2021, quest’anno si è aggiunta anche la giustificazione del mantenimento dell’ordine pubblico, contro ogni “sovversione”, a seguito dell’applicazione della nuova legge per la Sicurezza Nazionale.

Prima delle restrizioni del 2020, alla veglia annuale partecipava, in media, più di un milione di persone. Sabato, invece, solo poche decine di cittadini hanno avuto il coraggio di sfidare la polizia e compiere delle proteste individuali. Sei sono stati arrestati nei pressi di Victoria Park e sono tuttora in detenzione. Rischiano fino a cinque anni di carcere.

I consolati degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, nonostante gli avvertimenti e le pressioni cinesi, hanno acceso candele alle loro finestre, protette dall’immunità internazionale. Le missioni di Australia, Canada, Polonia e Regno Unito hanno invece condiviso immagini e storie di Tienanmen sui loro canali social.

Invece le chiese, per la prima volta, sono rimaste in silenzio. Tienanmen era almeno ricordata nelle omelie e si pregava per le vittime. Anche il cardinal Zen, l’anno scorso, nonostante la protesta pubblica fosse già proibita, aveva celebrato una messa di suffragio. Quest’anno, dopo l’arresto dell’anziano cardinale e vescovo emerito di Hong Kong, le chiese cattoliche e protestanti hanno di non tenere più messe di suffragio. È la prima volta che succede, in 33 anni. “Non vogliamo disobbedire ad alcuna legge a Hong Kong”, ha dichiarato il reverend Martin Ip, cappellano della Hong Kong Federation of Catholic Students al quotidiano The Guardian.

Non risultano atti di disobbedienza da parte delle chiese cattoliche (fino a che questo pezzo va online). Una chiesa metodista, la Ward Memorial Methodist Church, ha celebrato una commemorazione dei caduti di Tienanmen il lunedì scorso, in anticipo rispetto all’anniversario.

È stata sufficiente la dissuasione delle autorità di Hong Kong, sempre più simili, anche nei metodi, da quelle della Cina continentale. Prima hanno chiuso la Hong Kong Alliance, principale organizzatore della veglia. Classificata come “agente straniero”, l’associazione è ora illegale e i suoi coordinatori sono stati arrestati. Poi sono stati processati gli storici promotori e custodi della memoria, come Lee Cheuk-yan.

Il museo dedicato al massacro è stato chiuso. I documenti online sono stati cancellati dalla polizia, al momento della soppressione del sito Web e delle pagine social del museo. Nelle librerie pubbliche della città, 57 titoli sugli eventi di Tienanmen non possono più essere prestati per la consultazione.

Sono stati cancellati anche tutti i simboli della memoria. Sei università hanno rimosso statue e memoriali dedicati alla strage. Il più noto “Pillar of Shame” della Hong Kong University è stato disinstallato alla fine dell’anno scorso, per presunti motivi di instabilità strutturale. Un bassorilievo all’Università Lingnan è stato rimosso e trasferito in un deposito sotterraneo. La “Dea della Democrazia”, la statua eretta dagli studenti in piazza Tienanmen e riprodotta all’Università Cinese di Hong Kong, è stata invece spostata in una località segreta. Sempre alla Hong Kong University, un murales sul 4 giugno è stato coperto di cemento, ufficialmente per lavori di “ordinaria manutenzione”.

Come forma di protesta individuale, anonimi studenti hanno lasciato in giro per le loro università delle piccole riproduzioni della “Dea della Democrazia”. Le hanno riprodotte con stampanti 3D e le hanno nascoste in luoghi sicuri, per fotografarle con il messaggio scritto “riportatela a casa e non dimenticate il suo significato”.