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GUERRA IN EUROPA

Gli aiuti all'Ucraina creano attriti fra Francia e Italia

Mentre prosegue l'offensiva russa in Ucraina, gli aiuti promessi dall'Ue sono poco credibili, perché difficilmente rimpiazzerebbero le perdite e nel breve periodo non miglioreranno la qualità delle forze armate di Kiev. Quali e quanti aiuti mandare è un tema divisivo e potrebbe essere alla base della diatriba fra Italia e Francia. 

Esteri 11_02_2023
Von der Leyen, Zelensky e Michel

I media europei ne parlano poco, soffocando la notizia dietro il dibattito sulle forniture di armi a Kiev (prima missili antiaerei, poi carri armati poi jet e missili a lungo raggio….) ma la tante volte preannunciata offensiva russa è iniziata ormai da diverse settimane, conseguendo importanti risultati sul fronte caldo di Donetsk, dove gli ucraini sono trincerati in ogni metro di terreno.

Dopo la caduta di Soledar, uno dei capisaldi della seconda linea difensiva ucraina, le truppe russe e i contractor del Gruppo Wagner hanno continuato ad avanzare verso ovest, circondando Bakhmut, minacciando Seversk e avanzando intorno a Vuledar. Progressi che minacciano di far crollare l’intero fronte ucraino dove la linea politica imposta dal presidente Volodymyr Zelensky, tesa a non cedere un solo metro di terreno, ha portato l’esercito di Kiev a sacrificare negli ultimi sei mesi le sue migliori brigate di veterani. Lo stesso errore che fece a suo tempo la Germania nazista quando Hitler impose di non ritirarsi da Stalingrado e dal Don sacrificando così un'intera armata e perdendo comunque ampi territori.

Ieri anche il bollettino dei servizi segreti britannici ha riconosciuto i progressi russi in quel settore, ma i russi sono all’offensiva anche più a nord, nella regione di Luhansk, dove si avvicinano a Lyman e Kupyansk, caposaldi perduti l’anno scorso nel contrattacco ucraino. Dopo l’avanzata nella regione di Zaporizhzhia (una delle quattro annessa alla Federazione Russa con i referendum del settembre scorso), che ha portato i russi a meno di 40 chilometri dal capoluogo, ieri il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la conquista di Dvorichna, villaggio nella regione di Kharkiv dalla quale i russi si erano riturati in disordine l’estate scorsa.

I russi sembrano in grado di sostenere l’offensiva su più fronti attualmente in corso con progressi lenti ma costanti. Difficile comprendere se saranno in grado di scatenare attacchi a più ampio respiro anche aprendo nuovi fronti. L’ipotesi più credibile è che le truppe di Mosca continuino con i ritmi attuali fino a inizio marzo quando il disgelo trasformerà per un paio di mesi l’Ucraina in un mare di fango. Probabile che una pesante offensiva venga scatenata, quindi, intorno alla seconda metà di aprile. I russi possono approfittare della crisi dell’esercito di Kiev, in cui le alte perdite subite vengono rimpiazzate con coscritti arruolati a forza e poco addestrati, mentre i militari stanno manifestando rabbia e frustrazione sui social media per le nuove leggi più severe varate da Zelensky per punire il crescente fenomeno delle diserzioni.

L’Ucraina è stata colpita ieri da una nuova offensiva missilistica tesa a distruggere la rete elettrica: episodio che ha dato il destro al consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak a rinnovare la richiesta all’Occidente di armi a lungo raggio e aerei da combattimento, già presentata in modo insistente da Zelensky a Londra e al Parlamento europeo. In realtà, convertire le forze di Kiev dai velivoli e dalle armi di tipo russo/sovietico ad aerei e missili occidentali richiederebbe alcuni miliardi di investimenti e alcuni anni per addestrare il personale e installare le infrastrutture logistiche. Ipotesi credibile se si valuta di ristrutturare l’aeronautica ucraina nel dopoguerra, ma poco praticabile con il conflitto in corso. Del resto l’indebolimento dell’Ucraina non è sanabile con forniture militari a lungo termine peraltro richieste da Kiev senza molto criterio. Dopo aver espresso la volontà di ristrutturare l’aeronautica sui caccia americani F-16, Zelensky ha chiesto aerei a Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna che non hanno mai impiegato quel tipo di velivolo.

Le forniture militari a Kiev sono forse in parte all’origine delle diatribe tra Italia e Francia. Roma lamenta l'esclusione dal vertice a tre Macron-Scholz-Zelensky. Il titolare dell'Eliseo ha affermato che Parigi e Berlino hanno svolto "il loro ruolo" di fatto preannunciando intese militari condivise con Kiev, ma non con i partner europei. I franco-tedeschi sembrano infatti voler intensificare gli aiuti militari all’Ucraina circa i quali l’Italia ha rallentato il ritmo negli ultimi mesi.

Ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato che "non ci sono carri armati nel sesto decreto di aiuti a Kiev, ma solo sistemi di difesa aerea che invieremo insieme ai francesi nel giro di qualche settimana: c'è anche altro materiale, ma non ci sono carri”. Tajani ha commentato così l'ipotesi ventilata da alcuni media tedeschi secondo cui l'Italia avrebbe potuto destinare all'Ucraina alcuni dei vecchi carri Leopard 1 recuperati dai depositi. Chiarimenti forse dovuti ma è curioso che il ministro degli Esteri continui a fornire dettagli sulle armi italiane destinate all’Ucraina dal momento che il tema è coperto dal segreto imposto dal governo Draghi e ribadito dall’attuale esecutivo.