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ALLA SCALA

Giovanna D'Arco, un'eroina bruciata dalla Le Pen

Undici minuti di applausi. Neanche Mao al Politburo cinese ne ha avuti tanti. L’impresa è difficile, provate voi a casa. Ci vogliono muscoli allenati e palmi callosi. Non riesce nemmeno alle scimmie. Ma per Giovanna d’Arco alla Scala, specialmente se musicata da Giuseppe Verdi, questo e altro.

Cultura 09_12_2015
Giovanna D'Arco di Verdi alla prima della Scala di Milano

Undici minuti di applausi. Neanche Mao al Politburo cinese ne ha avuti tanti. L’impresa è difficile, provate voi a casa. Ci vogliono muscoli allenati e palmi callosi per sbatacchiare le mani una sull’altra così a lungo. Non riesce nemmeno alle scimmie. Ma per Giovanna d’Arco, specialmente se musicata da Giuseppe Verdi, questo e altro. Certo, guardando le facce degli habitué della Prima scaligera, la prima cosa che viene in mente è: ma questi quanto ne capiscono di melodramma ottocentesco? Tuttavia, carta canta: undici minuti di battimani. Boh. Non sarà che, come al Politburo, nessuno osava smettere per primo di applaudire? Ri-boh. 

Sia come sia, Giovanna d’Arco deve essere proprio santa, visto che ha fatto la fine di Gesù e di san Francesco. Infatti, questi tre personaggi della storia cristiana hanno in comune il fatto che l’immaginario non riesce a liberarsi di loro. A ogni  tornata ideologica, arieccoli rappresentati in stile con l’epoca, dal nazionalismo al politicamente corretto, passando per l’ecologismo e il gender. Tutti e tre possono vantare almeno una ventina di riduzioni cinematografiche a testa: “riduzioni” nel senso pieno del termine, visto come ogni  volta sono stati ridotti. A immagine e somiglianza dei registi, cioè, e perfettamente in linea con l’ignoranza di ciascuno di costoro. La più “ridotta”, poverina, è lei, Jeanne d’Arc, la pucelle: romanzi, film, pièces teatrali, opere liriche, poemi e poesie, quadri, foto (non  resistette nemmeno la sua collega santa Teresina di Lisieux, che si fece fotografare in spada e armatura per una messa in scena casalinga). 

I fratelli Lumière non avevano quasi fatto in tempo a inventare il cinematografo ed ecco scomodarsi addirittura Cecil B. De Mille nel 1916. Con che? Giovanna, cela va sans dire. La sventurata Ingrid Bergmann dovette impersonarla per ben due volte. Non ha resistito nemmeno l’eclettico Luc Besson, che ne ha fatto una versione isterica e spiritata nel 1999. I due registi, francesi anche loro, dell’allestimento alla Scala, ahimè, sono inciampati nella coincidenza temporale della vittoria dei lepenisti alle amministrative d’oltralpe, perciò hanno dovuto subito correre ai ripari (nel mondo dell’arte, basta un sospetto di non essere di sinistra e muori di fame). Cito: «Sarebbe stato banale presentare la protagonista come una eroina positiva che si sacrifica per la Francia». Non si può dar loro torto: che c’è di più banale della verità? Infatti, è noiosa, perché è sempre la stessa. L’originalità obbligata del dinamico duo si affretta ad aggiungere: «Se lo avessimo fatto avremmo condiviso la linea di Marine Le Pen, che ogni anno organizza una manifestazione a Parigi sotto la sua statua». 

Non sia mai. Perciò, qualcuno informi i due registi che esiste un’altra opera lirica di Giuseppe Verdi, e si chiama I lombardi alla prima crociata: si guardino dal dirigerla, sennò passano per leghisti. Intanto, rincarano: quelli di Giovanna «sono valori sbagliati». Perché? Perché «la storia di Giovanna e del jihad hanno tante affinità». I due si chiamano Moshe Leiser (da uno con un nome così ci si sarebbe aspettati forse un giudizio diverso sul jihad, ma il politicamente corretto ha regole ferree) e Patrice Caurier, vengono dal Paese della laïcité obbligatoria e sentono «la responsabilità di raccontare questa storia di follia, questo desiderio di sangue per la glorificazione di Dio». Quando si dice il fardello dell’uomo bianco del Terzo Millennio. Sì, perché –cito ancora- «la religione, ieri con l’inquisizione, oggi con la jihad, è sempre la stessa e ammette i massacri nel nome della fede». Meglio massacrarsi in nome di Mammona e del Grande Architetto, vuoi mettere? Ah, dimenticavo: potete smettere di applaudire. Giovannona è andata a struccarsi.