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SANT'EGIDIO

Farsa dei corridoi umanitari. L'Italia non è la terra promessa

I corridoi umanitari creati dalla Comunità di Sant'Egidio fanno di nuovo parlare di sé, con l'arrivo di 40 profughi in Italia. I campi Onu da cui giungono i profughi sono già attrezzati per organizzare il trasferimento nei Paesi disposti ad accoglierli. L'Italia è già affollata di emigranti e semmai dovrebbe chiedere ad altri Paesi di accoglierli. Salvare vite umane dalla rotta del Mediterraneo? Ma gli ultimi profughi arrivano da Lesbo, che è alla fine e non all'inizio della pericolosa rotta degli emigranti. Un'iniziativa che è più ideologica che umanitaria e che presenta irresponsabilmente l'Italia come una "terra promessa", ignorando la crisi che stiamo vivendo.

Politica 22_05_2021
Giornata Mondiale del Migrante

Si riparla in questi giorni dei corridoi umanitari creati dalla Comunità di Sant’Egidio in seguito alla notizia dell’arrivo in Italia il 17 maggio di 40 profughi poi trasferiti in diverse regioni. Come qualcuno ricorderà, nel gennaio del 2017 la Comunità aveva firmato con il governo italiano un Protocollo di intesa per l’apertura di cosiddetti corridoi umanitari: espressione impropria per indicare il progetto di portare in Italia centinaia di profughi africani ospitati dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in Etiopia. Si trattava «di offrire a chi fugge dalle guerre – aveva spiegato il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi – non solo la dovuta accoglienza, ma anche un programma di integrazione» in risposta «al desiderio di molti italiani di salvare vite umane dai viaggi della disperazione». «Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare» aveva commentato monsignor Nunzio Galantino, all’epoca segretario generale della Cei.   

Il progetto aveva suscitato perplessità e una serie di giustificate obiezioni, due in particolare. La prima era che, trovandosi già in un campo profughi sotto mandato Onu, quei rifugiati in Etiopia non avevano bisogno di “corridoi umanitari” per lasciarlo perché, tra i servizi che l’Unhcr offre ai propri assistiti, c’è l’aiuto a svolgere le pratiche per il trasferimento in altri Stati disposti ad accoglierli. La seconda obiezione era che l’Italia da anni era sommersa di richieste di asilo fatte da emigranti illegali (più di 123.000 nel 2016, quasi 84.000 nel 2015) e già accoglieva, concedendo asilo, protezione internazionale e soprattutto tantissimi permessi di soggiorno per motivi umanitari, decine di migliaia di persone: 66.208 nel biennio 2015-2016 a cui se ne sarebbero aggiunte altre 33.873 nel 2017, 31.429 nel 2018, 18.262 nel 2019 e 10.307 nel 2020.

Proprio per questo motivo l’Italia, la Spagna e la Grecia, i tre Stati mediterranei nei quali arriva la quasi totalità degli emigranti illegali diretti in Europa, reclamano da anni, peraltro con modestissimi risultati, che una parte dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale siano riallocati in altri stati dell’Unione Europea, per allentare la tensione sociale e ridurre i gravosissimi oneri economici.

Adesso l’arrivo dei nuovi profughi solleva le stesse obiezioni e ben altre. Un comunicato della Comunità di Sant’Egidio spiega che ormai sono più di 3.500 le persone che hanno potuto “giungere in sicurezza, al riparo dai trafficanti di esseri umani” in Italia, Francia, Belgio e Andorra. Ma questa volta i profughi non arrivano neanche da remoti campi allestiti dall’Unhcr in Africa o in Asia, ma da Lesbo, l’isola greca dove vengono ospitati gli emigranti illegali in attesa che le loro richieste di asilo siano esaminate. «Migranti che rischiano la vita per arrivare a Lampedusa e in Sardegna – esordisce un articolo del 17 maggio sul quotidiano Avvenire – o tornano a Tripoli intercettati dai militari libici. E migranti che grazie a un corridoio umanitario sbarcano in sicurezza a Fiumicino per un percorso di inserimento sui territori. Nelle stesse ore il fenomeno delle migrazioni forzate mostra i suoi due volti: i viaggi della disperazione che mettono a rischio vite umane e alimentano la criminalità organizzata, e la soluzione possibile di trasferimenti controllati».

Solo che per gli emigranti illegali arrivare a Lesbo, in Grecia, è proprio come arrivare a Lampedusa e in Sardegna (o, nel caso della Spagna, alle Baleari): è la fine del viaggio, quello pagato migliaia di dollari alle organizzazioni criminali a cui si sono affidati, vuol dire essere al sicuro, in buone mani, essersi lasciati alle spalle fatiche, rischi e pericoli.

«Mentre a Roma atterravano in sicurezza i profughi trasferiti da Lesbo, a Lampedusa approdavano altre 158 persone… in zona Sar italiana sono stati soccorsi due gruppi di migranti partiti dalla Libia, prima 61, poi oltre 81… una barca con a bordo quattro algerini è stata invece intercettata dalla Guardia di finanza in Sardegna» prosegue Avvenire. È così, con continui sbarchi e intercettazioni, che in Italia dall’inizio dell’anno sono arrivati 13.298 emigranti (e solo 2.793 in Grecia): già più di tutti quelli sbarcati nel 2019 (che erano stati 11.871), nello stesso periodo sono 3 volte gli arrivi del 2020 e 10 volte quelli del 2019. Per questo avremmo bisogno urgente di trasferirne una parte in altri Paesi invece di doverne ospitare altri.  

Gli adulti, annuncia sant’Egidio, «saranno invitati a seguire gratuitamente i corsi di italiano e i minori verranno subito iscritti nelle nostre scuole, potranno essere avviati per tutti alcuni percorsi di integrazione che punteranno all’autonomia grazie anche al progressivo inserimento nel mondo del lavoro». A una simile affermazione c’è da domandarsi in quale Italia vivano, in quale mondo parallelo, i soci della Comunità e delle altre associazioni che la affiancano. Nel 2020 a causa della crisi Covid oltre 320mila partite Iva hanno chiuso, quasi 450mila persone hanno perso il lavoro, un milione di persone sono scese sotto la soglia di povertà e si trovano in condizione di povertà assoluta e il peggio, dicono tutti, deve ancora arrivare. «Tutti con storie dolorose alle spalle – conclude il comunicato di Sant’Egidio – in fuga da Paesi dove sono in corso guerre, violenze o situazioni insostenibili, le famiglie dei quaranta nuovi arrivati – tra cui 13 minori – potranno finalmente guardare al futuro con speranza». C’è da domandare con che cuore si possa illudere qualcuno di aver trovato in Italia la terra promessa.