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ECONOMIA

Eurobond, le ragioni di Francia e Germania

I titoli di stato vanno bene se sono finalizzati a migliorare davvero le condizioni di vita...

Attualità 10_12_2010
EUROBOND Un’ottima iniziativa che rischiava di essere adottata nei modi e nei momenti sbagliati. Ci riferiamo agli eurobond, il prestito straordinario garantito dall’Europa che era stato rilanciato nei giorni scorsi e che è stato bloccato dal no dei tedeschi e dei francesi. E così l’Europa ha ritrovato un po’ di coraggio, con il varo del fondo da 85 miliardi di euro per aiutare l’Irlanda, ma nello stesso tempo ha evitato di mettere in atto un’iniziativa, quella degli eurobond appunto, che avrebbe sicuramente dato un po’ di ossigeno ai paesi in difficoltà, ma che avrebbe potuto con questo anche allontanare la soluzione della crisi.

Vediamo di spiegare i termini del problema. Quando si parla di eurobond si parla di titoli di Stato (come gli italianissimi BoT) emessi direttamente dall’Unione europea e da questa garantiti. La prima proposta ha quasi vent’anni e venne nel 1993 dall’allora presidente della Commissione europea Jacques Delors con l’esplicita finalità di rilanciare gli investimenti e quindi la dotazione di infrastrutture (strade, ferrovie, linee di telecomunicazione) in grado di rendere sempre più vicini i paesi europei. Di fronte alla crisi finanziaria che ha colpito nella primavera scorsa la Grecia, nelle scorse settimane l’Irlanda e che minaccia Portogallo e Spagna, l’ex commissario alla concorrenza, Mario Monti, ha rilanciato la proposta di Delors, ma finalizzando i soldi raccolti con gli eventuali eurobond ad una garanzia entro un livello prefissato, dei debiti dei singoli paesi.

La differenza tra le due ipotesi è evidente. L’ipotesi Delors prevedeva il finanziamento diretto delle infrastrutture finalizzando questo nuovo debito europeo ad un miglioramento delle condizioni operative e di vita dei cittadini e delle imprese. L’ipotesi Monti ha il grande merito di ampliare la sovranità di bilancio dell’Unione europea, ma racchiude nello stesso tempo il rischio in una fase come l’attuale, di coprire le politiche di spesa squilibrate dei singoli paesi.

Tra i principi fondamentali dell’economia c’è un giudizio sostanzialmente positivo verso un indebitamento sostenibile da parte di famiglie, imprese e stati, se questo debito non è finalizzato a finanziare la spesa corrente, ma ad aumentare il patrimonio e la dotazione di infrastrutture. E’ quindi positivo il debito se è sostenibile, cioè se può essere ripagato nel capitale e negli interessi sulla base dei redditi attesi. Ed è positivo se migliora la qualità di vita delle famiglie, le possibilità di crescita delle imprese, la competitività di un sistema-Paese.

In questa prospettiva sarebbe certamente un bene se l’Europa riuscisse ad avere una più ampia sovranità di bilancio e potesse finalizzare al bene comune il risparmio dei propri cittadini. Ma senza coprire l’incapacità dei governi a gestire le proprie spese e senza fornire alibi alle politiche che mirano solo a cercare consenso.