Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Bernadette a cura di Ermes Dovico
PERSECUZIONI RELIGIOSE

Essere cristiani oggi in Pakistan

Anche se non si tratta tecnicamente di persecuzione religiosa, il caso di Qamar Bhatti ha comunque a che vedere con la condizione dei cristiani e in generale delle minoranze religiose in Pakistan e riflette la condizione dei cristiani in un paese musulmano con una forte componente integralista. In Pakistan non si fa ancora abbastanza per garantire ai cristiani dignità e sicurezza.

Libertà religiosa 07_12_2020

Qamar Bhatti è cristiano, fa lo spazzino, vive in Pakistan, a Quetta, il capoluogo della provincia del Balochistan. Lo scorso giugno alcuni uomini che gli avevano prestato del denaro – circa 2.360 dollari – lo hanno sequestrato e portato in un appartamento dove per ore lo hanno seviziato e umiliato.

Bhatti racconta di essere stato picchiato con pugni, corde e tubi di ferro: “avevo restituito il denaro, ma pretendevano altri interessi – dice – è stato orribile. Mi hanno spogliato, mi hanno tolto la mia dignità. Uno di loro a un certo punto mi ha messo al collo un rosario e poi me lo ha strappato via dicendo: ‘nessuno, neanche questa croce, ti può salvare. Che serva di lezione ai Cristiani’”. Bhatti si è rivolto alla polizia solo il 25 novembre. Lo ha fatto perché i suoi aguzzini hanno pubblicato su Internet il video, diventato subito virale, del sequestro che lo riprende nudo mentre viene picchiato. “Lo hanno visto tutti – si dispera il poveretto – sono disonorato, per questo chiedo giustizia. Se non la otterrò mi darò fuoco insieme ai miei bambini per strada, davanti a tutti, così tutti sapranno che cosa succede a un pover’uomo”.

Human Rights Watch, Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi, una ong con sede a Ginevra, il 26 novembre hanno pubblicato un comunicato in cui denunciano crescenti persecuzioni contro le minoranze. Un missionario, il Pastore Irfan James, si è rivolto per aiuto alle Nazioni Unite e alla stampa internazionale. Ma in realtà non si tratterebbe di un caso di persecuzione religiosa perché gli strozzini che hanno abusato di Qamar sono cristiani.

“Non ha potuto restituire il prestito a causa della crisi del coronavirus – conferma l’organizzazione non governativa Commissione pakistana per i diritti delle minoranze – si era fatto imprestare il denaro da alcuni cristiani di Quetta. Vogliamo chiarire che quanto è accaduto non ha a che vedere con le minoranze o con la religione perché i principali accusati sono cristiani. Quindi non facciamone una questione di persecuzione religiosa”.

Tuttavia il caso di Qamar Bhatti ha comunque a che vedere con la condizione dei cristiani e in generale delle minoranze religiose in Pakistan. “Se una cosa simile fosse successa a un musulmano – fa notare il Pastore Irfan James – si sarebbero organizzate manifestazioni in tutto il paese con riferimenti ai musulmani perseguitati nel Myanmar, nel Kashmir o in Palestina e qualche nostra tonaca si sarebbe unita alle proteste, come è capitato nel caso delle manifestazioni contro la Francia. I cristiani devono unirsi”. Le manifestazioni di cui parla il Pastore sono quelle organizzate dopo l’uccisione del professore francese Samuel Paty, “colpevole” di aver portato a esempio le vignette satiriche su Maometto della rivista Charlie Hebdo durante una lezione dedicata alla libertà di espressione.

In effetti non solo delle “tonache” hanno aderito alle proteste contro la Francia, accusata di offendere il Profeta difendendo la libertà di espressione dei giornalisti della rivista, ma sulla questione è intervenuto personalmente il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, per deplorare la diffusione delle vignette. Pur condannando ogni atto terroristico compiuto in nome di una religione, “deploriamo e ci rattristiamo  per le caricature diffuse da una rivista con sede a Parigi – ha detto in un comunicato pervenuto all’agenzia di stampa Fides – questi atti offensivi sono contrari alla libertà di espressione in quanto non solo feriscono i sentimenti dei musulmani ma anche delle persone di altre religioni”. A nome dei cristiani del Pakistan, il cardinale Coutts ha quindi espresso solidarietà con i musulmani del paese e del mondo e ha invocato il rispetto di ogni religione, dei suoi personaggi e dei suoi simboli.

Anche se Qamar è vittima di altri cristiani, quanto è successo riflette la condizione dei cristiani in un paese musulmano con una forte componente integralista. Alcune autorità politiche hanno espresso rammarico per l’accaduto e apprezzamenti per il ruolo positivo svolto dai cristiani nel settore scolastico, in quello sanitario e in altri campi ancora. Ma ha ragione il Pastore James quando osserva che per i torti subiti da un cristiano le città del Pakistan non si riempiono di folle indignate.  “Ho piegato il capo per la vergogna quando ho visto il video – ha detto il vice presidente dell’Assemblea nazionale, Qasim Khan Suriman – questa non è la tradizione della gente di Quetta. Ho chiesto subito alle autorità di intraprendere delle serie azioni contro i colpevoli. Il nostro governo Tehreek-e-Insaaf (il partito del premier Imran Khan) crede nell’umanità e non permette alcuna discriminazione. Noi siamo tutti uguali cittadini del Pakistan e dobbiamo assicurare giustizia a Qamar Bhatti”.

Nazir Masih, del partito Jamiat Ulema-e-Islam, ha commentato che le autorità hanno fallito perché non garantiscono giustizia alla vittima, e non garantiscono uguali diritti per i cittadini del Pakistan: “l’Islam  è vicino a ogni persona oppressa, ciò che questi mafiosi usurai hanno fatto a Qamar Bhatti è un’umiliazione dell’umanità che nessuna religione può ammettere, neanche l’Islam”.

Eppure in Pakistan non si fa ancora abbastanza per garantire ai cristiani dignità e sicurezza ed è perciò che si arriva a efferate violenze come quelle patite da Qamar. In certi ambienti persone come lui sono considerate inferiori, dei paria. Samson Salamat, presidente del Rwadari Tehreek (Movimento per la tolleranza religiosa), spiega che i cristiani sono spesso chiamati chura, termine offensivo che indica gli intoccabili nel sistema indù delle caste ed è usato per indicare gli spazzini che sono in gran parte cristiani. Non a caso è il lavoro di Qamar. Storicamente ai cristiani sono stati assegnati lavori considerati degradanti e sporchi. Lo scorso settembre una ong ha criticato un avviso del governo della provincia del Sindh che offriva un posto da spazzino specificando che le domande dovevano essere presentate solo da cittadini non musulmani. Anche l’annuncio di 28 posti di lavoro liberi in vari settori fatto a giugno dalla Muncipal Corporation di Karachi precisava che quelli da spazzino erano solo per non musulmani.