Emergenza continua: ai francesi prescritto un kit di sopravvivenza
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Guerre, terrorismo, inondazioni: il governo di Parigi ha pubblicato un manuale che invita i cittadini a prepararsi a qualsiasi situazione d'emergenza procurandosi un kit in grado di fare fronte almeno per 72 ore.
«Tous responsables», la responsabilità ricade su ciascuno. Così s’intitola il manuale di sopravvivenza messo a punto dal Segretariato generale per la difesa e la sicurezza nazionale (Sgdsn) e diffuso nei giorni scorsi dal governo francese: un testo ideato per affrontare la moltiplicazione delle crisi e dei rischi di incidenti gravi — naturali, sanitari, militari — che incombono, sostiene il governo, sul Paese. Un documento che non promette soluzioni miracolose, anzi non ne presenta nessuna, ma invita i cittadini a prepararsi ad una qualsivoglia minaccia all’orizzonte per una maggiore consapevolezza individuale. Il manuale si presenta quasi come un dovere civile dei cittadini.
Pensato da tempo per arrivare nelle cassette della posta di ogni famiglia di Francia, già nel 2021, il manuale — 27 pagine in tutto — è invece comparso esclusivamente, cercando di evitare un clamore che c’è stato lo stesso, sui siti web del Segretariato generale per la Difesa e la Sicurezza nazionale (SGDSN) e dei ministeri coinvolti. Il ripensamento nasce da un clima già particolarmente teso, instabile e di profonda insicurezza in casa Macron e nel tentativo di non alimentare nuovi allarmismi. Ma il panico, ed anche un po’ di sarcasmo ha comunque attraversato il Paese.
Ispirato ai fascicoli già distribuiti nel resto d’Europa per preparare la popolazione alla possibile invasione della Russia, l’opuscolo francese amplia il raggio d’azione: non solo scenari bellici, ma anche disastri naturali, incidenti industriali, crisi energetiche, pandemie, attacchi informatici e jihadismo. Ed è diffuso proprio mentre il Paese si confronta con rischi sempre più concreti circa quest’ultimo.
Le istruzioni riguardano praticamente l’organizzazione di un kit d’emergenza sufficiente a coprire le prime 72 ore di una crisi, il lasso di tempo individuato come quello in cui i servizi di soccorso rischiano di essere saturi. La lista è precisa, quanto banale: sei litri d’acqua a persona, scorte alimentari non deperibili, kit di pronto soccorso, medicinali, radio a batteria, torcia, fiammiferi, un kit per l’igiene con dentifricio e spazzolino, vestiti caldi, contanti e copie dei documenti d’identità sigillate in una custodia impermeabile. Il tutto, raccomanda la guida, va conservato in un punto raggiungibile facilmente.
Il manuale entra poi nel dettaglio dei comportamenti da adottare: evitare l’auto in caso di alluvione, mettere al sicuro l’abitazione durante un incendio, seguire le istruzioni della prefettura in caso di incidente nucleare. «Novità, cose mai immaginate», ironizzano a Parigi. Nelle situazioni di massima gravità, però, sarà previsto anche l’attivarsi di un allarme sonoro nazionale, accompagnato da notifiche automatiche sui telefoni cellulari.
Persino l’eventualità di un conflitto armato che coinvolga la Francia è indicata esplicitamente, insieme al rischio di operazioni di destabilizzazione, soprattutto tramite la disinformazione. Il governo Lecornu avverte, allora, che la manipolazione online è ormai ubiqua: video falsificati dall’intelligenza artificiale, voci incontrollate, ingerenze mascherate. L’invito è a una severa «igiene digitale», con una raccomandazione perentoria: non condividere mai messaggi che non siano stati verificati.
Il rischio che la Francia venga coinvolta in un conflitto armato è menzionato in modo esplicito nel manuale: il documento, dal sottotitolo «Face aux risques, agissons» («dinanzi ai rischi, agiamo»), afferma che nell’attuale contesto «l’impegno esterno delle forze armate non può essere escluso a priori» e avverte che «avere coscienza della realtà non significa cedere all’allarmismo».
Il kit di sopravvivenza francese prende così esplicitamente a modello i manuali analoghi già diffusi in Finlandia, Svezia e Norvegia – Paesi che, preoccupati dall’azione militare di Putin e dalla certezza di potenziali mire espansionistiche della Russia - hanno deciso di prepararsi in vista di scenari bellici che potrebbero non fermarsi all’Ucraina.
La novità del documento francese, rispetto agli omologhi già diffusi, sta nel fatto che estende l’utilizzo del manuale oltre la dimensione militare: quindi disastri naturali, pandemie e soprattutto le minacce del terrorismo islamico. D’un tratto tutto entra nel campo delle possibili emergenze. E proprio quanto al jihadismo, che non rappresenta una minaccia certo ipotetica, ma una realtà dura e sanguinosa in Francia, resta allora un interrogativo irrisolto: in che modo ci si dovrebbe difendere con sei litri d’acqua e qualche provvista di emergenza? La domanda, inevitabile, sfiora un’ombra più ampia: la Francia sta forse implicitamente suggerendo che, di fronte al terrorismo islamico, non resti altro che convivere con la minaccia costante e arrendersi? E, sopratutto, che si tratti di una minaccia che non va neanche analizzata troppo?
Quanto a tutto il resto, si assiste dunque al tentativo di costruire una narrazione univoca, calata dall’alto e che presenta una condizione di “emergenza” permanente come dato indiscutibile. È a partire da questo presupposto, dato per certo, che governi, società civile e cittadini sono chiamati ad adeguare comportamenti e priorità: non discutere la realtà dei fatti, ma limitarsi ad “agire”, verbo chiave di un lessico riscritto e che lascia poco spazio al ragionamento.
Una volta definita la cornice dominante, l’obiettivo diventa marginalizzare ogni forma di discussione sulla natura stessa della crisi. Nel frattempo, non è raro che le precedenti emergenze, presentate con pari urgenza, vengano accantonate repentinamente e senza neanche troppa discrezione.
Un “cambio di mentalità”: è questo il punto centrale evocato, un passaggio culturale che coinvolgerebbe direttamente i cittadini. Ma non si tratta di un passo del tutto inedito. Dopo l’emergenza legata al Covid-19, l’Unione Europea si era già mossa attraverso un protocollo rinnovato segnando una fase di coordinamento più stretto tra capitali europee. Intanto, anche il Belgio prevede il lancio di una campagna rivolta alla popolazione davanti a “gravi crisi” militari, sanitarie o ambientali.
È la nuova normalità. Quella che ha già scritto nel cuore dell’uomo europeo la rassegnazione all’ansia: vivere in uno stato d’allerta permanente di fronte a minacce definite dall’alto, confidando che un potere paternalistico vegli sulla collettività e al quale, in fondo, ci si dovrebbe affidare senza riserve.
L’obbligo del kit di sopravvivenza in salsa francese fa sorridere, ma non finirà con una risata.

