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IL PROSSIMO VOTO

Elezioni 2021: candidati civici per le grandi città

Nel 2021 si torna al voto per il rinnovo dei sindaci, anche quelli di Roma, Milano e Torino. Manca poco e i partiti stanno selezionando dei candidati civici, fuori dai giochi partitici. A Milano, il centrodestra deve trovare un candidato per sfidare Sala, che quasi certamente si presenta. A Roma si ripresenta la Raggi e la sinistra presenta Calenda. A Torino si ritira la Appendino.

Politica 27_10_2020
Elezioni comunali

Bocce apparentemente ferme ma in realtà grandi manovre sotterranee negli schieramenti politici in vista delle amministrative di primavera 2021, che risulteranno decisive per i nuovi equilibri di potere.

Dopo i risultati positivi ma non straordinari delle regionali e delle amministrative del 20 e 21 settembre, è in corso un dibattito serrato nel centrodestra, che ha annunciato di voler puntare su candidati civici (e non politici) per le poltrone di sindaco di Milano, Roma e Torino, tre delle principali città chiamate al voto nel maggio 2021. Ma si tratta di tre realtà completamente diverse tra loro. A Milano il sindaco Giuseppe Sala fino a due mesi fa, in privato, lasciava intendere di non volersi ripresentare e di puntare a un incarico politico nazionale oppure a un ritorno nel campo aziendale, magari ai vertici di qualche importante società pubblica nazionale o internazionale, nell’ambito delle nuove tecnologie e della banda ultralarga. Ora che l’emergenza virus è tornata a scuotere anche Palazzo Marino, il primo cittadino si ritrova nuovamente in prima linea con video quotidiani sui social ed esternazioni roboanti e tutto lascia supporre che voglia fare un secondo mandato.

Se così fosse, sarebbe davvero difficile per il centrodestra trovare un candidato in grado di scalzarlo o quanto meno di competere. I nomi più gettonati sono quelli del Rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, del manager Flavio Cattaneo, dell’avvocato di Forza Italia on.le Cristina Rossello, dell’imprenditore farmaceutico Sergio Dompè e del chirurgo Paolo Veronesi. Senza escludere un clamoroso ritorno di Gabriele Albertini, che ha lasciato un bel ricordo in tanti milanesi dell’area moderata. Ma l’impressione è che il centrodestra non voglia scegliere il candidato prima di sapere se Sala si ricandiderà o no. E quest’ultimo prende tempo perché sa di avere il pallino in mano. I partiti di sinistra non hanno un candidato migliore di lui e lui intende alzare il prezzo, pretendendo una propria lista autonoma dalle sigle, tutte molto deboli a Milano, dal Pd ai Cinque Stelle. Inoltre c’è l’incompatibilità tra Italia Viva e i pentastellati: difficile che possano appoggiare lo stesso candidato.

A Torino la situazione è diversa. Chiara Appendino ha annunciato che non si ricandiderà, il che favorirà l’ipotesi di una solida alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle. I dem difficilmente avrebbero potuto appoggiare l’esponente grillina, che vinse quattro anni fa proprio contro l’allora sindaco uscente, Piero Fassino. Ora le due forze politiche troveranno un candidato unitario e saranno favorite. Il centrodestra, infatti, continua a litigare e non ha un candidato forte. Se lo avesse potrebbe davvero puntare a conquistare la guida della città, considerata la pessima gestione della Appendino, che ha pure avuto diverse grane giudiziarie.

Infine la capitale. Virginia Raggi, nonostante i disastri amministrativi combinati in questi anni, ha fatto sapere che intende sfruttare la deroga al vincolo dei due mandati, concessa dai grillini agli amministratori locali, e quindi vuole puntare alla riconferma. Il Pd ha subito dichiarato che non l’appoggerà. Nel frattempo Carlo Calenda ha formalizzato la sua candidatura, destinata a spaccare la sinistra, visto che mai e poi mai l’ex Ministro dello sviluppo economico farebbe accordi con i grillini. Dunque la sua è una candidatura divisiva per lo schieramento e rischia di avvantaggiare gli avversari di centrodestra. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, sarebbe l’unico in grado di vincere e di mettere d’accordo Pd e 5 Stelle (al secondo turno questi ultimi farebbero certamente confluire i loro voti su di lui). Ma ha già informato i vertici del suo partito di non essere disponibile. Il centrodestra potrebbe puntare su Giorgia Meloni, che però ha ambizioni nazionali, e quindi ecco tornare in auge l’ipotesi di un candidato civico. Suggestiva ma impraticabile la scelta di Massimo Giletti, mentre resta in piedi quella di Guido Bertolaso, che è fortemente sponsorizzata da Silvio Berlusconi, Gianni Letta e che invece non trova il gradimento della Lega.

Come dimostrano le elezioni amministrative del passato, il centrodestra parte sempre sfavorito nelle grandi città perché al ballottaggio viene sopravanzato dai suoi avversari, che si coalizzano e lo battono. Dunque, affinchè Milano, Torino e Roma possano diventare contendibili per lo schieramento di Berlusconi, Salvini e Meloni, sarebbe fondamentale puntare su leader di peso anziché su candidati civici che l’elettorato e i militanti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega non conoscono o non gradiscono.

L’incognita 5 Stelle non è tuttavia da sottovalutare. La polveriera Rousseau è pronta ad esplodere e nel Movimento potrebbero prodursi scissioni, anche a livello locale. Il dissidente Alessandro Di Battista ha già detto ciò che farà in caso di alleanze organiche tra Pd e Movimento: uscirà da quest’ultimo e farà ancora politica, magari fondando un altro Movimento. E molti tra i grillini scontenti della diarchia Di Maio-Fico potrebbero seguirlo, sostenendo al secondo turno nelle grandi città i candidati civici proposti dal centrodestra. Molto dipenderà anche dalla tenuta degli equilibri politici nazionali, sempre più precari anche a seguito del moltiplicarsi delle rivolte sociali.