Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
leone e l'educazione

Educare è lasciarsi guidare dalla Parola di Cristo

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Nella sua ultima Lettera apostolica Papa Leone centra il punto dicendo che «l’educazione non è attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione». Un testo rivolto principalmente agli insegnanti cattolici. Auspicabile che presto affronti anche le sfide dell'offensiva tecnoscientista, del gender e del ruolo dello Stato sempre più invadente. 

Editoriali 31_10_2025

Scriveva Papa Pio XI (1922-1939) nella sua Enciclica “Divini Illius Magistri” del 1929, vera e propria Magna Carta  della educazione: “Dopo che Dio ci si è rivelato nel Figlio Suo Unigenito, che solo è via e verità e vita, non può darsi adeguata e perfetta educazione all'infuori dell'educazione cristiana”. Parole tanto forti e inequivocabili, quanto, in particolare oggi, ritenute dai più impronunciabili e politicamente scorrette. La Lettera Apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, scritta da Papa Leone XIV e appena pubblicata in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Conciliare “Gravissimum educationis”, in numerosi punti richiama quest’ultimo documento, che da parte sua riprendeva non poche volte l’Enciclica di Pio XI; tuttavia, Leone XIV del suo predecessore non fa mai menzione, anche se sottotraccia si può percepire che l’orizzonte di senso entro cui si colloca la lettera è il medesimo.

I tempi sono cambiati, e in effetti le affermazioni contenute nella citata Enciclica sarebbero, per la mentalità odierna, un vero e proprio pugno nello stomaco (forse però salutare). Già la Dichiarazione Conciliare, nel pieno orizzonte del Concilio Vaticano II, desideroso di aprire nuovi canali di dialogo col mondo, aveva evitato di riprenderne le più categoriche dichiarazioni, per soffermarsi su aspetti più digeribili e accettabili da una società ancora formalmente cattolica ma già avviata verso quella progressiva secolarizzazione che oggi si mostra, in realtà, come una vera e propria “paganizzazione” in atto.

In questa cornice, dobbiamo comunque riconoscere a Papa Leone, innanzitutto, il merito di avere ancora una volta ribadito «l’estrema importanza e attualità dell’educazione nella vita della persona umana», ricordando a tutti che «l’educazione non è attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione: è il modo concreto con cui il Vangelo diventa gesto educativo, relazione, cultura», e che «laddove le comunità educative si lasciano guidare dalla parola di Cristo, non si ritirano, ma si rilanciano».

Lasciarsi «guidare dalla Parola di Cristo» è l’invito forte e coraggioso che rappresenta la colonna portante di tutta la lettera, in un tempo di ideologie liquide che appare privo di un centro di gravità, caratterizzato da “mutamenti rapidi e ad incertezze che disorientano….In un ambiente educativo complesso, frammentato, digitalizzato».

E proprio per offrire solidi punti di ancoraggio, la lettera si sviluppa presentando diversi aspetti che la Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha sempre ribadito con forza, generando un vero e proprio «firmamento di opere e carismi che ancora oggi orienta il cammino: scuole e università, movimenti e istituti, associazioni laicali, congregazioni religiose e reti nazionali e internazionali», nella consapevolezza che l’educazione «è una delle espressioni più alte della carità cristiana». Ne citiamo alcuni:
-«l’educazione cristiana è opera corale: nessuno educa da solo»;
-«la specificità, la profondità e l’ampiezza dell’azione educativa è….. prendersi cura dell’anima»;
-l’educazione è un «diritto di ciascuno» e «la famiglia è la prima scuola di umanità»;
-occorre guardarsi da «ogni riduzione dell’educazione a addestramento funzionale o strumento economico: una persona non è un profilo di competenze»;
-«gli educatori sono chiamati a una responsabilità che va oltre il contratto di lavoro: la loro testimonianza vale quanto la loro lezione»;
-«mettere al centro la persona significa…far scoprire il senso della vita, la dignità inalienabile, la responsabilità verso gli altri…»;
-«la famiglia resta il primo luogo educativo. Le scuole cattoliche collaborano con i genitori, non li sostituiscono…».

Sono solo alcuni dei numerosi temi che la Lettera Apostolica affronta, senza nascondersi alcune delle difficoltà del tempo presente: «Siamo consapevoli delle fatiche: l’iper-digitalizzazione può frantumare l’attenzione; la crisi delle relazioni può ferire la psiche; l’insicurezza sociale e le disuguaglianze possono spegnere il desiderio». 

Il documento, in sostanza, appare rivolto più che altro al contesto delle scuole cattoliche e dei loro insegnanti ed educatori, non entrando nel merito di altre e cruciali sfide che la società odierna deve affrontare proprio in merito alla questione educativa.

Un tema che è sempre stato a cuore della Chiesa e che non viene trattato se non marginalmente, è quello della libertà di educazione, che in non pochi paesi del mondo è del tutto disattesa. In Italia, per esempio, il ruolo centrale dello Stato è ormai dato per scontato anche dalla Chiesa e i compiti educativi, da essa svolti lungo la storia, sono comunemente considerati supplenze temporanee là dove lo Stato non può o non vuole intervenire: è normale? Per non parlare poi dell’offensiva massiccia dell’ideologia gender, anche questa globale, che minaccia drammaticamente lo sviluppo psicofisico e spirituale delle nuove generazioni, mascherata spesso dietro la richiesta di una educazione sessuale a scuola (contro cui per esempio Papa Pio XI ebbe parole forti…) che riduce sistematicamente la persona alle sue voglie e al modo di soddisfarle senza troppi “inconvenienti”…Che dire, poi, della pervasiva offensiva tecnocratica di una scienza che si pone come risposta a tutte le domande dell’uomo o della terribile povertà, nei paesi economicamente più ricchi, che riguarda le giovani generazioni in modo drammatico: la povertà di senso e di valori? Come scriveva Papa Francesco nella Evangeli Gaudium: «La più grave povertà è non conoscere Dio», e nell’Occidente «evoluto» è probabilmente questo il problema più diffuso tra i giovani. Nella crisi generale di fede che coinvolge interi paesi cristiani e le singole famiglie, con una ampia predominanza, in essi, di scuole statali che in nome della “laicità” hanno sostanzialmente eliminato ogni riferimento alla fede cristiana, chi potrà sfamare la fame di senso dei nostri giovani o guarire la terribile piaga dell’indifferenza religiosa che si sta diffondendo a macchia d’olio?

Siamo certi che Papa Leone XIV tornerà presto e con rinnovato vigore su questi argomenti, che forse in questo momento, e in documento che probabilmente è stato realizzato prevalentemente per le scuole e gli educatori cattolici, non era il momento di sviluppare. Del resto, in questi primi mesi di pontificato, abbiamo avuto la possibilità di notare il suo “passo lieve”, la sua prudenza, unitamente a un grande amore a Cristo, unica e vera garanzia di un autentico amore all’uomo che non potrà non generare profondi richiami anche su questi temi.