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CRISI UCRAINA

E il Papa vuole andare in Russia per fermare Putin

In una intervista concessa al direttore del Corriere della Sera, papa Francesco rivela di aver inviato un messaggio al Cremlino rendendosi disponibile a recarsi a Mosca, ma per il momento nessuna risposta: "Credo che Putin non mi possa o voglia incontrare in questo momento".

Esteri 04_05_2022

A poche ore dalla conferenza stampa in cui il premier italiano Mario Draghi ha ribadito l'intenzione di procedere con l'invio di nuove armi all'Ucraina nonostante le perplessità dei due soci di maggioranza Giuseppe Conte e Matteo Salvini, a scuotere l'opinione pubblica mondiale è l'intervista concessa da Papa Francesco al Corriere della Sera che imbarazza non poco quanti fino ad oggi hanno criminalizzato i sostenitori di una via diplomatica alla fine del conflitto. Perché il portabandiera di questa linea così sgradita a molti, infatti, diventa proprio il Santo Padre che al direttore di via Solferino, Luciano Fontana, ha confidato di aver fatto arrivare al Cremlino un messaggio contenente la sua disponibilità a recarsi a Mosca per fermare la guerra. "Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo", ha spiegato Bergoglio  aggiungendo di temere che "Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento".

Mentre in Italia infuriavano le polemiche per la decisione di Rete4 di mandare in onda un'intervista (con gravi affermazioni) al Ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovič Lavrov, Francesco ha rotto gli schemi confermando ancora una volta di essere disposto a tutto per ripristinare la pace, anche ad incontrare Putin in persona. Una decisione che probabilmente nasce dalla convinzione che per mettere fine alla guerra potrebbe essere più utile fermare la mano dell'aggressore anziché armare ad oltranza quella dell'aggredito. 

"A Kiev per ora non vado - ha detto il Papa - Io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin". La visita di un Papa nella capitale russa, il grande sogno di San Giovanni Paolo II, potrebbe realizzarsi proprio nel momento storico più difficile degli ultimi 70 anni? Sarebbe un epilogo clamoroso, ancora più importante del primo incontro tra un patriarca di Mosca ed un vescovo di Roma avvenuto a Cuba nel 2016. E proprio a Kirill, Francesco ha tirato le orecchie per prendere le distanze dal modello cesaropapista da cui la Chiesa ortodossa russa pare non riuscire a distaccarsi. Il Santo Padre, infatti, ha raccontato a Fontana i contenuti della videochiamata di marzo con il patriarca, confidando di aver risposto con parole eloquenti alle "giustificazioni alla guerra" fatte da Kirill: "Noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù".

Le circostanze hanno portato alla cancellazione dell'incontro già programmato tra i due il prossimo 14 giugno a Gerusalemme, con l'accordo di entrambi. Un'altra data, invece, è stata tirata in ballo dal Pontefice nel corso del colloquio con il direttore del Corsera: il 9 maggio, ovvero il giorno nel quale secondo diverse indiscrezioni - anche riportate dall'intelligence Usa - Putin potrebbe dichiarare la fine della guerra in occasione della celebrazione dell'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea. Un'ipotesi che convincerebbe, secondo quanto affermato da Francesco, anche il primo ministro ungherese, Viktor Orban che nel corso della sua visita in Vaticano avrebbe confidato "che i russi hanno un piano (...) il 9 maggio finirà tutto".
Una previsione in cui Bergoglio, pur essendo pessimista, ha detto di sperare, consapevole che "dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi".

Interessante anche l'analisi azzardata da Francesco sulle cause che hanno portato allo scoppio della guerra, con il riferimento a "l'abbaiare della Nato alla porta della Russia" e la definizione "un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì". Insomma, chi pensava che l'elezione di Joe Biden potesse cambiare la prospettiva del Pontefice sugli equilibri del sistema delle relazioni internazionali, probabilmente sbagliava di grosso. E' evidente che Bergoglio resta un convinto sostenitore della "diplomazia del multilaterale", nient'affatto disponibile a fare il "chierichetto" (tanto per usare una sua citazione) di un Occidente in guerra.