Denatalità, uno studio mostra che l’uomo è a rischio estinzione
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Uno studio pubblicato su PLOS One spiega che per garantire il ricambio generazionale e quindi evitare l’estinzione dell’umanità servono 2,7 figli per donna, anziché 2,1 (valore peraltro non raggiunto nella gran parte dei casi) come si era ritenuto finora. Urge un cambio di mentalità e di azione, a favore della vita.

Siamo in pieno “sboom” demografico. Pensavamo che avere 2,1 figli per donna fosse sufficiente a far prosperare l’umanità? Un nuovo studio suggerisce invece che questo parametro potrebbe essere troppo basso, insufficiente per evitarci l’estinzione. Con tale studio, pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One e ripreso da molti siti e riviste a livello globale, dei ricercatori taiwanesi ci mostrano la realtà nuda e cruda: il classico "livello di sostituzione" di 2,1 figli, ovvero il tasso di fertilità minimo per garantire il ricambio generazionale, è insufficiente e abbiamo bisogno di circa 2,7 figli per evitare l’estinzione della razza umana dal pianeta. Altro che tutela di scimpanzé, elefanti e tigri della Malesia!
Gli autori giustamente spiegano come il tasso di fertilità di 2,1 figli per donna non tiene pienamente conto della natura imprevedibile della vita, soprattutto nelle popolazioni più piccole. «Oscillazioni casuali nelle nascite, nei decessi e nel numero effettivo di figli possono spazzare via le linee familiari nel tempo», tutti fattori che i ricercatori hanno definito «stocasticità demografica» di cui è necessario tener conto nella verifica e rivalutazione del parametro di sopravvivenza e prosperità della razza umana sul pianeta.
Secondo lo studio, questo elemento casuale diventa cruciale quando si considera la sopravvivenza a lungo termine e così gli autori, utilizzando modelli matematici, hanno scoperto che la soglia reale per evitare l'estinzione in sicurezza è molto più alta di quanto si pensasse in precedenza. «I risultati indicano che il tasso di fertilità dovrebbe superare 2,7 per evitare l'estinzione», si afferma nello studio, una evidenza che incrina considerevolmente la sicurezza offerta dal valore di 2,1 figli per donna, valore peraltro non raggiunto in aree che rappresentano circa due terzi della popolazione mondiale.
«Considerando la stocasticità dei tassi di fertilità e mortalità e del rapporto tra i sessi, i nati maschi sono maggiori delle femmine anche per via degli aborti selettivi crescenti, un tasso di fertilità superiore al livello di sostituzione standard è necessario per garantire la sostenibilità della nostra popolazione», ha affermato in una nota Diane Cuaresma, coautrice dello studio. Poiché i tassi di fertilità nella maggior parte dei Paesi sviluppati sono ben al di sotto della soglia dei 2,7 figli, i ricercatori suggeriscono che «le linee familiari di quasi tutti gli individui sono destinate prima o poi a estinguersi». Sebbene molti grandi Paesi non siano di fronte a un collasso immediato, sulla base delle tendenze attuali, il quadro a lungo termine per le singole linee familiari appare fosco. È interessante notare che lo studio ha anche individuato un potenziale sistema di sicurezza biologico: ripristinare la sostanziale parità di nate femmine e nati maschi. Ciò vorrebbe dire, lo affermiamo noi senza ombra di dubbio, vietare sempre e comunque l’aborto selettivo, diffusissimo in molte comunità asiatiche presenti anche nei Paesi occidentali oltreché in Paesi come India, Bangladesh, Pakistan, eccetera.
Secondo gli autori della ricerca, per sostenere davvero le popolazioni, insieme alle lingue, alle culture e alle storie comunitarie e familiari che rappresentano, è quindi necessario puntare molto più in alto del vecchio obiettivo/tasso di sostituzione di 2,1 figli. Nonostante l’estinzione non sia imminente, è necessario agire per tempo, ben sapendo che senza una costante azione culturale a favore della vita e natalità non sarà possibile risalire la china e salvare l’umanità dall’estinzione. Le Nazioni Unite prevedono che la popolazione mondiale raggiungerà un picco di 10,3 miliardi di persone entro la metà degli anni Ottanta del XXI secolo e poi si fermerà. Un esempio. L'anno scorso, il tasso di fertilità degli Stati Uniti ha toccato un minimo storico. Tra il 2014 e il 2020, il tasso di fertilità è diminuito costantemente del 2% ogni anno, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC).
In particolare, le donne di età compresa tra i 20 e i 39 anni non hanno lo stesso numero di figli delle generazioni precedenti. Solo a titolo di esempio, secondo uno studio della Michigan State University, pubblicato lo scorso aprile, la percentuale di adulti senza figli negli Stati Uniti che hanno deciso di non volerne è più che raddoppiata negli ultimi due decenni, passando dal 14% del 2002 a un sorprendente 29% nel 2023. «Nello stesso periodo, la percentuale di non genitori che prevede di avere figli in futuro è scesa dal 79% al 59%», aveva dichiarato Jennifer Watling Neal, docente di psicologia alla MSU. Allo stesso tempo, il tasso di fertilità degli Stati Uniti è sceso ancora una volta nel 2023 a soli 54,5 nati per 1.000 donne in età fertile, un nuovo minimo storico. Un problema che sta emergendo anche nel Regno Unito dove ormai si parla di “bomba a tempo” per descrivere la drammatica situazione di denatalità galoppante. Gli ultimi dati mostrano che il numero medio di figli nati da una donna in Inghilterra e Galles nel corso della sua vita è sceso a 1,44 nel 2023, il livello più basso dall'inizio delle registrazioni e statistiche nel 1938, secondo l'Office for National Statistics che ha fatto una semplice equazione realistica: meno figli, meno tasse, meno servizi pagati dal pubblico.
In Italia i dati pubblicati dall’Istat lo scorso marzo confermano l'estinzione in atto e, per altro verso, il sostanziale disinteresse della politica e dei governi degli ultimi 30 anni: molte parole, pochi soldi, meno fatti e ancor meno consapevolezza culturale. Nel 2024 la popolazione italiana è scesa di 37.000 unità a 58,93 milioni; dal 2014 si è ridotta di quasi 1,9 milioni di unità, più degli abitanti di Milano o della Calabria. Il dato dei 370.000 bambini nati nel 2024 significa il 16° calo annuale consecutivo ed è stato il dato più basso dall’Unità d’Italia (1861).
Il resto dell’Unione Europea non sta meglio: nel 2023 sono nati nell'UE 3,67 milioni di bambini, con un calo del 5,4% rispetto ai 3,88 milioni del 2022. Si tratta del maggior calo annuale registrato dal 1961. Il tasso di fertilità totale nel 2023 era di 1,38 nati vivi per donna nell'UE, in calo rispetto all’1,46 del 2022.
Nella nostra scia il Giappone, dove la popolazione cittadina è scesa a 120,3 milioni nell'ottobre 2024, segnando un calo record di 898.000 persone rispetto all'anno precedente e il 13° calo consecutivo della popolazione non straniera: è stato il calo più ampio da quando il governo ha iniziato a raccogliere dati comparabili nel 1950. La Cina vive la medesima crisi epocale di nascite e matrimoni stabili.
Tutto ciò ha un impatto sulla produzione, la crescita economica, i consumi, le politiche abitative, le spese sociali, scolastiche e sanitarie a livello di ogni singolo Paese e globalmente, nonché appunto sulla stessa sopravvivenza dell’umanità.