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LEGGE BIPARTISAN

Così usano il Papa per legalizzare la prostituzione

É l’ultima conferma di come sui temi cosiddetti “sensibili”, destra e sinistra pari sono. O, più pessimisticamente, un’altra delle battaglie che inevitabilmente finirà nel grande cesto delle cause perse. Oggi alla Camera sarà presentato il “manifesto”, per riformare la legge Merlin. Una legge che manipola addirittura le parole del Papa.

Politica 08_04_2015
Una legge bipartisan per legalizzare la prostituzione

É l’ultima conferma di come sui temi cosiddetti “sensibili”, destra e sinistra pari sono. O, più pessimisticamente, un’altra delle battaglie che inevitabilmente finirà nel grande cesto delle cause perse. Oggi alla Camera sarà presentato il “manifesto” per riformare la legge Merlin e legalizzare la prostituzione attraverso una proposta di legge bipartisan firmata da 70 deputati e senatori: dal Pd al Ncd, da Forza Italia a Scelta civica fino ai Cinque Stelle. Destra e sinistra, insomma, sempre divise nella lotta ma ora unite dalla mignotta, oggi ribattezzate con il nome più trendy e politically correct di “sex worker” (lavoratrici del sesso). 

«Buongiorno, dichiaro di svolgere l'attività di prostituta». Basterà questa frase, pronunciata davanti agli impiegati della Camera di Commercio, per ottenere il patentino a esercitare l’attività, in casa da sole oppure in cooperativa con altre colleghe. Questo dice il progetto di legge che verrà oggi presentato da Pierpaolo Vargiu di Scelta Civica, presidente della commissione Sanità della Camera, e Maria Spilabotte, Pd, vicepresidente della commissione Lavoro del Senato. La legge si fonda su 7 articoli soltanto; prevede lo “zoning”, ossia la creazione di aree specifiche decise dai Comuni dove concentrare l’esercizio” della prostituzione; la creazione di case «libere e autonome», gestite in proprio da lucciole (o trans o prostituti), l’obbligo per le lavoratrici del sesso di iscriversi alla Camera di commercio e di pagare le tasse, il dovere per i clienti di usare sempre e comunque il preservativo.

L’obbligo del preservativo è prescritto all’articolo 7: è qui che la legge tocca livelli di comicità e stravaganza del tutto inediti in un testo legislativo. Come farà lo Stato a controllare che tale imposizione venga rispettata? Userà lucciole civetta nelle pubbliche alcove? Mistero, quel che si sa è che la pubblica amministrazione farà di tutto per farla osservare «anche tramite la distribuzione a basso costo o gratuita». Insomma, più condom per tutti. Ma la cosa ancora più sconcertante è che a giustificare l’obbligo del sesso protetto, gli estensori della legge chiamino a testimoniare addirittura il Papa. Sentite cosa dice il testo: «Quando il 18 marzo 2009 il Papa disse, sull’aereo che lo portava in Africa, che “il preservativo non serve a combattere l’Aids”, vi fu una levata di scudi e persino Stati come il Belgio, la Francia e la Germania, oltre che l’Unione europea, non proprio Stati anticlericali ottocenteschi, reagirono con fermezza contro questa incredibile tesi anti-scientifica. Non possiamo che rallegrarci del fatto che oggi dal Papa venga riconosciuta l’importanza del più importante strumento contro l’Aids, anche se limitatamente a “singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico”» e «questo ci fa ben sperare per ulteriori future aperture». 

A leggere il testo, pare di capire che: a) ci sono almeno due Papi che si sono espressi sulla materia, il primo disse no al preservativo nemmeno contro l'Aids; b) poi un secondo Papa, sull’onda delle proteste di Stati e nazioni, corresse il tiro e diede il via libera, pur se limitato a casi particolari; c) adesso dal nuovo pontefice (il terzo) arriveranno presto altre “aperture”. Niente di tutto ciò, il Papa citato dalla legge è uno solo: si tratta di Benedetto XVI e le frasi sul preservativo sono tutte tratte dal celebre libro-intervista del 2010 che riporta la conversazione con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald. É sempre Benedetto XVI a fare l’esempio della prostituta e non apre affatto all’uso del preservativo, anzi. Il caso particolare serve al Papa per indicare un percorso di educazione morale alla «consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole». Ratzinger chiudeva la frase ribadendo che «questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv». Insomma, un clamoroso falso, attribuito addirittura a tre Papi diversi e inesistenti: una farloccata mondiale confezionata con la tecnica del copia e incolla e infilata nel testo di legge. 

Non si sa (forse oggi lo chiariranno) se davvero deputati e senatori firmatari del progetto credano davvero che una legge simile potrà “liberare” le prostitute e sconfiggere il mercato di corpi e anime. Basta dare un’occhiata alle cifre per capire che la prostituzione è un dramma sociale, non quella favola che i bipartisan vogliono farci bere: il 90% delle lucciole (ma anche dei trans) sono oggi vittime di trafficanti di esseri umani, ragazze-schiave che in nessun modo potrebbero accedere a “case protette”, o “zone rosse” controllate. La legge delle onorevoli maîtresse termina con questa altra trovata: nelle scuole secondarie di primo grado «devono essere dedicate almeno 20 ore l’anno a programmi e campagne di informazione volte alla prevenzione e alla riduzione del danno sanitario e sociale connesso al fenomeno della prostituzione». Cioè: porte aperte nelle scuole ai sessuologi che insegneranno a ragazzini minorenni l’uso corretto del preservativo. Magari citando il falso catechismo sul sesso responsabile di Benedetto XVI. Fermateli.