Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
L’intervento

Corredentrice, il teologo Perrella stronca la nota di Fernández

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il documento del DDF che boccia il titolo di Corredentrice è lacunoso, risente dell’influsso «bergogliano» e manca di «memoria storica». In un’intervista alla RSI, il mariologo Perrella, pur contrario a quel titolo, demolisce la nota di Fernández e anche le nuove Norme sui fenomeni soprannaturali.

- Dossier su Maria Corredentrice

Ecclesia 22_11_2025
Padre Salvatore Maria Perrella (foto dal sito https://www.salvatoreperrella.it)

«La Nota, che definirei “troppo monofisita”, non aiuta purtroppo una necessaria lettura integrale e globale della fede cristiana. Sono del parere che il documento dovesse essere ripensato meglio e affinato, ma, soprattutto, scaturire da uno studio fatto da persone competenti».

A parlare, in un’intervista alla RSI, è padre Salvatore Maria Perrella e la nota in questione è la Mater populi fidelis, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede lo scorso 4 novembre. Una stroncatura netta quella del noto teologo e religioso dei Servi di Maria, già preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum e professore ordinario di Dogmatica e Mariologia nella stessa università, nonché docente presso diversi altri atenei pontifici. Ed è una stroncatura che fa tanto più rumore perché proviene non da un teologo favorevole alla definizione del dogma su Maria Corredentrice, bensì contrario già almeno dai tempi della Commissione teologica del Congresso mariano internazionale di Czestochowa (1996), alla quale era stato chiamato a contribuire dal cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Ma la sua personale contrarietà a questo titolo mariano, appunto, non impedisce a p. Perrella di segnalare le molte criticità della nota presentata dall’attuale prefetto del DDF, il cardinale Victor Manuel Fernández, che al n. 22 giudica «sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice» e contesta anche quello di Mediatrice di tutte le grazie. Nella nota, osserva il teologo servita, «emerge una dimensione che legge la mariologia in senso prettamente cristologico. C’è però poco spazio, per non dire nullo, per la dimensione ecclesiologica e antropologica. E manca anche del tutto quella trinitaria e simbolica».

Perrella sottolinea che la nota del DDF risente troppo dell’eredità di papa Francesco, tanto da definire il documento «molto ‘francescano’, nel senso di bergogliano. Il numero 21, che fa da cappello al numero 22, spiega, alla luce di tre dichiarazioni di papa Francesco, le ragioni perché il termine Corredentrice è inappropriato e sconveniente. Personalmente, non avrei mai utilizzato simili termini», afferma il mariologo, che preferisce «l’opzione intelligente della Lumen Gentium», che non usa ma neanche stigmatizza l’uso di Corredentrice.

Francesco e ora la nota del DDF, dunque, rappresentano una decisa rottura rispetto a tutto lo sviluppo dottrinale in tema di corredenzione mariana. Perrella ricorda che «i titoli relativi alla cooperazione di Maria» alla Redenzione «sono stati al centro di una rinnovata riflessione a partire dal 1854 con la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione». E se secondo il teologo in passato veniva dimenticata «la dimensione creaturale di Maria», oggi essa è presente «forse in maniera un po’ eccessiva. Insomma, ci vorrebbe quell’equilibrio che è attualmente assente». Detto in altri termini: è chiaro che la Madonna è una creatura, ma al tempo stesso non si possono sottostimare tutti i suoi privilegi legati al suo essere Madre di Dio e piena di grazia (Lc 1, 28).

Per onestà intellettuale, ogni approfondimento sulla Corredentrice dovrebbe come minimo considerare i suddetti dati di fede e l’insegnamento trasmesso da più pontefici prima di Francesco. «Personalmente – afferma Perrella – non amo il titolo Corredentrice, però come teologo non posso non tenere in conto che esso ha fatto capolino anche nel magistero postconciliare». Durante il suo pontificato, in sette occasioni ufficiali san Giovanni Paolo II ha riconosciuto Maria come Corredentrice, fatto a cui il documento del DDF dedica appena due righe. Uno spazio ridottissimo che stona ancora di più perché la nota Mater populi fidelis – nonostante sorvoli sull’insegnamento di vari papi e santi sulla corredenzione e mediazione mariana – è «eccessivamente ampia», secondo il teologo. E a proposito sempre del n. 22, in cui il DDF respinge il titolo di Corredentrice perché esso richiede «numerose e continue spiegazioni», padre Perrella fa presente che «il documento, pur essendo ampio ed esteso, non ha memoria storica». Infatti, anche altri titoli mariani, quali ad esempio Madre di Dio, Immacolata Concezione, Madre della Chiesa, hanno richiesto e richiedono ancora oggi di essere spiegati, ma ciò non impedisce di usarli proficuamente per una migliore comprensione dei misteri della nostra fede.

In definitiva, il teologo considera «pretestuosa» tutta «questa bagarre sui titoli», che peraltro fa dimenticare le urgenze che l’odierna crisi di fede reca con sé: «Oggi non si crede più nella Trinità; si nutrono dubbi sulla divinità e messianicità di Cristo», sintetizza Perrella, richiamando il DDF su queste priorità. L’ex preside del Marianum è critico anche dell’eccessiva «preoccupazione ecumenica» della nota, un eccesso che è a discapito della verità o, per dirla con le sue parole, della «pastoralità della dottrina».

Tranchant è poi il parere che Perrella ha espresso alla domanda in cui l’intervistatore Francesco Lepore gli chiedeva un commento sulla presentazione della nota, laddove Fernández scrive che la questione dei titoli mariani «ha suscitato preoccupazioni presso gli ultimi pontefici». Secondo Perrella, la preoccupazione dei papi «era ben altra: la receptio immediata della Lumen Gentium e del Concilio. Siamo ancora nella recezione mitica del Vaticano II, di cui, purtroppo, non si conoscono approfonditamente i documenti». A proposito del titolo oggi contestato dal DDF, è bene ricordare che nella Lumen Gentium sono presenti le basi essenziali della dottrina sulla corredenzione mariana e che, inoltre, la sua bozza conteneva esplicitamente l’espressione «Corredentrice del genere umano», poi omessa (per i soliti motivi “ecumenici”) da una sottocommissione di teologi che pure la giudicava «in sé verissima» (Acta Synodalia, vol. 1, pt. IV, p. 99).

In coda all’intervista, c’è spazio per un’ultima stoccata al lavoro dell’attuale prefetto del DDF: l’inopportunità delle Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali (2024), che relegano il riconoscimento della soprannaturalità a ipotesi del tutto eccezionale, passando per una procedura che deve essere autorizzata dal Papa. Le nuove Norme dilapidano il «grande patrimonio icastico del linguaggio, dei contenuti, delle prospettive» delle precedenti Norme (1978), quelle di Paolo VI, che secondo Perrella andavano sì revisionate «ma nell’ottica di un sapienziale approfondimento». Il teologo ritiene che «per capire le nuove Norme e ciò che è stato prodotto in questi due anni di prefettura del cardinale Fernández, bisogna tenere sempre presente l’icona costantemente incombente di papa Francesco e, in particolare, la sua costituzione di riforma della Curia Romana Praedicate Evangelium». Questo documento, aggiunge Perrella, «ha avuto anche influssi sulla mariologia» e ha rivoluzionato la Curia in modo che il Dicastero per l’Evangelizzazione è divenuto il principale. Ma non può esserci primato dell’evangelizzazione se disancorato dalle parole di Cristo, il quale, aggiunge il teologo, «non ha abolito neppure uno iota della Legge (cfr Mt 5, 17-19)».



déjà vu

Sulla Corredenzione un copia-incolla di obiezioni già note

20_11_2025 Luisella Scrosati

Poco ecumenica e nemmeno conciliare: nel 1996 la “commissione di Czestochowa” bocciò la Corredentrice con questi e altri argomenti che ritornano nella Mater populi fidelis. Trent'anni di studi ne hanno mostrato l'infondatezza, ma il tempo è passato invano per il Dicastero.
- Dossier su Maria Corredentrice

dottrina

Non si sono sbagliati: santi e magistero sulla Corredenzione

Dalla Chiesa primitiva ai recenti pontefici, nel corso dei secoli si leva un coro a definire Maria Corredentrice e Mediatrice. Ecco perché, spiega mons. Schneider, questi titoli non sviano i fedeli dalla retta fede né da una sana e ben fondata pietà verso Cristo e sua Madre.
- Dossier su Maria Corredentrice

Maria

Corredentrice e Mediatrice, una Nota stonata e disonesta

12_11_2025 Luisella Scrosati

A suscitare dubbi nei fedeli non sono certi titoli mariani bollati come "sconvenienti" dal Dicastero per la Dottrina della Fede, bensì un documento che seleziona e omette a fantasia dello chef, anzi del prefetto. 
- Dossier su Maria Corredentrice

Intervista / Miravalle

Corredentrice, i fedeli spingono per il dogma

08_11_2025 Ermes Dovico

Non solo il titolo mariano oggi osteggiato dal DDF è stato insegnato da papi e santi, ma la Santa Sede ha anche ricevuto innumerevoli suppliche per la sua definizione dogmatica. Lo strano caso del titolo Mediatrix gratiarum: pure Leone XIV lo usa, Fernández lo contesta. La Bussola intervista il mariologo Mark Miravalle.

- Dossier su Maria Corredentrice

la nota

No a Maria Corredentrice, il Vaticano fa confusione

05_11_2025 Luisella Scrosati

Inappropriato parlare di Corredenzione, sentenzia il Dicastero per la Dottrina della Fede. Quel titolo, usato più volte da san Giovanni Paolo II, per Fernández rischia di «oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo». Ma di oscuro c'è solo l'ennesimo documento che confonde invece di chiarire, a partire da una ricostruzione scorretta che minimizza il contributo di santi e teologi.
- L'interventismo di Fernández per "blindare" la Madonnadi Stefano Chiappalone
- DOSSIER "CORREDENZIONE"

PUREZZA E SALVEZZA

Il Cuore Immacolato, segno della Corredentrice

17_06_2023 Ermes Dovico

Nei dolori e misteri vissuti dal Cuore Immacolato di Maria c’è già contenuta tutta la realtà della corredenzione, come insegnano pontefici e santi. Una verità che ci richiama a consacrarci a Lei, come la Madonna stessa ha chiesto più volte nelle apparizioni moderne.

INTERVISTA / HAUKE

Perché Maria è Corredentrice: risposte a dubbi e obiezioni

18_04_2021 Luisella Scrosati

La parola “Corredentrice” - recepita pure dal Sant’Uffizio, sotto Pio X, e usata più volte da Pio XI e Giovanni Paolo II - non equivale a un’equiparazione di Maria a Gesù, ma indica la cooperazione singolare (non solo “soggettiva” ma anche “oggettiva”) della Madre all’opera redentrice del Figlio. La verità che Cristo sia l’unico Redentore e che la Madonna sia stata redenta non contraddice la corredenzione, che dipende dalla grazia ricevuta in previsione dei meriti di Gesù e dalla funzione materna di Maria. Tale dottrina è insegnata dal Vaticano II e dal Catechismo e per essa «potremmo parlare di una sententia theologice certa o ad fidem pertinens». La Bussola intervista don Manfred Hauke, mariologo e ordinario di Dogmatica.