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CATASTROFISMO ADDIO

Contrordine compagni, anche Bill Gates cambia idea sul clima

Il cambiamento climatico non è un'apocalisse. Lo afferma anche Bill Gates, che sinora è stato uno dei maggiori promotori del catastrofismo climatico. Addirittura arriva a sostenere, come i "negazionisti" che adattarsi è meglio che mitigare.

Creato 30_10_2025
Bill Gates alla Casa Bianca (La Presse)

Contrordine compagni: «Il cambiamento climatico avrà serie conseguenze, particolarmente per coloro che vivono nei Paesi più poveri, ma non condurrà alla scomparsa dell’umanità». Parola di Bill Gates. Il fondatore di Microsoft, il filantropo che ha investito miliardi nelle energie rinnovabili e ha fatto lobbying per l’adozione delle politiche verdi più radicali, oggi non sembra troppo preoccupato dal cambiamento climatico. «Nell’immediato futuro – dice -  la gente sarà in grado di vivere e prosperare nella maggior parte dei luoghi del pianeta». Quindi, sbaglia chi ritiene che l’apocalisse sia imminente, a partire da lui stesso nel recente passato. Come quando scriveva libri quali Clima, come evitare un disastro, pubblicato nel 2021.

Gates, che ha costituito la coalizione di investitori Breakthrough Energy, per finanziare le startup delle rinnovabili, in un saggio pubblicato il 28 ottobre scrive: «le prospettive apocalittiche spingono una gran parte dei difensori dell’ambiente a concentrarsi troppo sull’obiettivo di ridurre a breve termine le emissioni nocive» e quindi, «distraggono risorse dai progetti più efficaci per migliorare la nostra vita in un mondo che si riscalda». E quindi sta dicendo la stessa cosa degli “ambientalisti scettici”, dei “negazionisti climatici”, di quelli che, anche su pressione delle sue fondazioni, venivano emarginati se solo preferivano la strategia dell’adattamento dell’umanità al cambiamento climatico, rispetto a quella della mitigazione (riduzione delle emissioni di gas serra).

Nel suo ultimo saggio Gates ha ammesso che gli investimenti passati nella lotta al cambiamento climatico sono stati mal riposti e che troppi soldi sono stati investiti in iniziative costose e discutibili. Anche un ragionamento di questo tipo, se non fosse provenuto da Gates, ieri, sarebbe stato trattato come una bestemmia dal “consenso scientifico” e dal mondo dei media.

Ma soprattutto, il fondatore di Breakthrough Energy, ritiene che le emergenze siano ben altre. Parlando dei tagli alla cooperazione e allo sviluppo dell’amministrazione Trump, il miliardario afferma che essi possano causare il peggioramento di problemi più urgenti, infliggendo “danni globali potenzialmente duraturi” alla lotta contro la carestia e le malattie prevenibili. «Il cambiamento climatico, le malattie e la povertà sono tutti problemi gravi», ha scritto Gates. «Dovremmo affrontarli in proporzione alla sofferenza che causano». Della serie: prima sfamiamoci, poi permettiamoci il “lusso” di pensare anche al cambiamento climatico.

Le conclusioni che ne trae Gates? «Questa è un’opportunità (i tagli di Trump, ndr) per tornare a concentrarsi su un parametro che dovrebbe contare ancora di più delle emissioni e del cambiamento di temperatura: migliorare la vita. Il nostro obiettivo principale dovrebbe essere quello di prevenire la sofferenza, in particolare per coloro che vivono nelle condizioni più difficili nei Paesi più poveri del mondo».

Non pochi scienziati hanno accolto lo scritto dell’imprenditore con un misto di stupore e indignazione. «Non esiste minaccia più grande per i paesi in via di sviluppo della crisi climatica», ha affermato Michael Mann, direttore del Penn Center for Science, Sustainability & the Media. Altri scienziati come Jennifer Francis del Woodwell Climate Research Center, hanno sottolineato che gran parte della sofferenza nei paesi poveri sia già amplificata dagli effetti del clima, esortando a non separare artificialmente i due fronti. Michael Oppenheimer, docente di Geoscienze della Princeton University ritiene che Gates stia sostenendo una “falsa dicotomia” che «era finora tipica degli scettici del cambiamento climatico (…) Le sue parole potrebbero essere sfruttate da coloro che vogliono niente meno che la distruzione di tutti gli sforzi finora compiuti per affrontare il cambiamento climatico».

Le parole hanno un senso e il mutamento radicale degli argomenti di Bill Gates sul cambiamento climatico sono già una notizia. Difficile pensare che si tratti solo di un atto di obbedienza al presidente Trump, che punta di nuovo sulle energie più stabili e rodate (combustibili fossili e nucleare). Gates guadagnerà dalle tecnologie di adattamento invece che da quelle della mitigazione? Probabilmente sì. Ma è proprio questo l’importante: il filantropo ha capito che gli investimenti stanno andando altrove, che stanno cambiando le priorità. Perché dell’ecologismo radicale, millenarista e apocalittico non ne può più nessuno. L’elezione di Donald Trump, che ha indotto i grandi imprenditori americani (basti pensare a Zuckerberg e Besos) a compiere una svolta nelle loro politiche, è un sintomo enorme di questa insofferenza. È decisamente cambiato clima sul cambiamento climatico.