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IMMIGRAZIONE

Contro la Meloni, il solito asse Ue-Pd

Non c'è solo la Francia che attacca il governo italiano per la gestione dei flussi migratori. C'è anche la sinistra italiana che, divisa e boccheggiante dopo la sconfitta, fa sponda con la Francia e con l'Ue in generale, per cercare di spaccare il governo Meloni. E già Berlusconi sembra prestarsi al gioco. Un film già visto tante volte. 

Politica 15_11_2022
Mattarella e Macron al Quirinale

Il terreno di scontro tra Italia e Francia è ufficialmente la gestione dei flussi migratori, il che non è casuale. Si tratta, infatti, del tema ideale per ingaggiare una battaglia diplomatica e tentare di destabilizzare il quadro politico italiano. La nascita del Governo Meloni, al di là delle formali congratulazioni da parte delle cancellerie europee, è stata vissuta con fastidio da chi puntava su un pareggio tra destra e sinistra e su un altro governo di larghe intese sul modello Draghi. La schiacciante vittoria del centrodestra ha scombussolato i piani di quanti, a Bruxelles, speravano nella prosecuzione dello schema ibrido dell’ammucchiata, che anestetizza l’opposizione parlamentare e rende più agevoli i giochi di palazzo e le grandi manovre speculative internazionali.

All’indomani della costituzione e dell’insediamento del nuovo esecutivo italiano, sono partite le consuete e ben note manovre europee, che hanno come obiettivo la stabilità politica del nostro Paese. Spaccare il centrodestra e fomentare le divisioni sui migranti significa rendere più vulnerabile e precaria la struttura del governo Meloni, che ieri ha ricevuto l’approvazione di Marine Le Pen, convinta come il premier italiano della necessità di rimandare nei porti d’origine le navi con gli immigrati.

La tensione tra Francia e Italia è scoppiata ufficialmente perché il nostro Paese si è rifiutato di dare accoglienza alla nave Ocean Viking che portava a bordo 230 migranti. Per il governo italiano quelle persone erano migranti economici e non naufraghi, per questo ha rifiutato loro accoglienza. Così la Francia, dopo essere stata contattata dall’ong Sos Mediterranée che gestisce l’imbarcazione, ha accettato di accogliere la nave nel porto di Tolone. Macron è in difficoltà al suo interno e dunque cerca di non farsi mettere nell’angolo dalle opposizioni, ma il movente del suo astio contro l’Italia è, come detto, anche di natura politica.

La sinistra in Italia è a pezzi, divisa in tre tronconi (Pd, Terzo Polo e Movimento 5s) e quindi non è in grado di fare opposizione al governo Meloni. Tanto più che su molti temi, dalla guerra all’economia, passando per l’energia e i migranti, quei tre tronconi sono sempre molto divisi. E litigano anche sulle poltrone, in questo caso le briciole che spettano alle opposizioni, ad esempio le commissioni di garanzia come Copasir e Vigilanza Rai.

Pertanto, per provare a dividere Meloni da Salvini e Berlusconi occorre usare altre leve, in primis quella dell’accoglienza degli immigrati. In Europa si vuole costringere il premier italiano a prendere posizione tra la linea più dialogante, quella del Ministro agli affari europei, Raffaele Fitto, e quella più barricadera, quella del Ministro delle Infrastrutture (che ha la delega ai porti), Matteo Salvini. In verità non esiste nessuna spaccatura su questo. Il governo è unito e compatto. Semmai le difficoltà le ha il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, pienamente allineato sulle posizioni di fermezza della Meloni e del resto dell’esecutivo, ma in difficoltà con il proprio partito, Forza Italia che, per pure ragioni di faide interne, tenta di far pesare la sua presenza in maggioranza alzando il prezzo su certi temi, come l’immigrazione. Sospetta in questo senso la recente esternazione di Silvio Berlusconi, che aveva confidato ai suoi di non condividere la scelta del governo italiano perché lui i migranti nel porto di Catania li avrebbe fatti sbarcare tutti.

Probabilmente gli attriti tra Italia e Francia, soprattutto dopo la telefonata tra Mattarella e Macron, si smorzeranno, perché entrambi sono convinti della necessità di far prevalere, nell’immediato, uno spirito collaborativo. Tuttavia, il fuoco cova sotto la cenere e non sono affatto da escludere, anzi potremmo darle per assai probabili, nuove entrate a gamba tesa di francesi e tedeschi nella vita politica nazionale italiana, nel tentativo di agitare le acque nella maggioranza di centrodestra. Dopo tutto, che l’andazzo potesse essere questo lo si era capito già nelle ultime settimane di campagna elettorale quando il leader del Pd, Enrico Letta, dopo aver visto gli ultimi disastrosi sondaggi, poi rivelatisi veritieri, aveva deciso di fare campagna elettorale più all’estero che in Italia, più a Parigi e Berlino che a Roma. Meglio ingraziarsi gli alleati europei e provare a screditare i probabili vincitori del 25 settembre anzichè ammettere le proprie palesi contraddizioni, come quella di rivendicare i meriti dell’Agenda Draghi ma poi allearsi con i verdi e i comunisti italiani che l’avevano picconata fin dall’inizio. Il tentativo di Letta si è rivelato fallimentare, i consensi della Meloni sono cresciuti negli ultimi giorni di campagna elettorale e al leader del Pd, sconfessato perfino dai suoi, altro non è rimasto se non accelerare i tempi della resa dei conti interna, con la convocazione del congresso. Nel frattempo, però, occorre battere un colpo ogni tanto per non farsi fagocitare da Conte e allora ecco che l’azione delle cancellerie europee, ancora vicine alla sinistra, può regalare una boccata d’ossigeno alle moribonde sinistre e dare l’impressione che il governo Meloni sia in difficoltà. E’ un film già visto che potremmo intitolare “Attentato alla sovranità italiana”. Sono cambiati solo gli attori, ma si tratta dell’ennesima replica.