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La legge

Bye bye coscienza, in Sicilia concorsi per soli abortisti

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L’Assemblea regionale siciliana (Ars) ha approvato una legge che prevede che gli ospedali bandiscano concorsi riservati a personale non obiettore di coscienza in tema di aborto. Una norma totalitaria che va contro l’ordinamento nazionale e ribalta la legge naturale. Il Governo la impugnerà?
- «Cosa dire quando...» si parla di aborto, di Marcello Riccobaldi

Vita e bioetica 30_05_2025
Foto LaPresse

L’Assemblea regionale siciliana (Ars), che si vanta di essere il parlamento più antico del mondo, ha dato una decisa spallata al diritto all’obiezione di coscienza e al lavoro. Perché? Per far abortire più facilmente.

Nel pomeriggio di martedì 27 maggio i membri dell’Ars hanno approvato un testo di legge composto da sette articoli e intitolato “Norme in materia di sanità”, che all’art. 3 stabilisce che le aziende sanitarie e gli ospedali regionali bandiscano concorsi riservati esclusivamente a personale non obiettore di coscienza in tema di aborto volontario. E se il personale vincitore del concorso dovesse cambiare idea rispetto all’esecuzione di aborti? Per il legislatore siciliano, dovrà cercarsi un altro lavoro. L’art. 3, al terzo comma, specifica infatti: «I bandi di concorso, in tali casi, prevedono apposita condizione di risoluzione del contratto di lavoro, qualora il personale non obiettore assunto si dichiari successivamente obiettore». In breve: o la coscienza o il lavoro.

L’intero testo di legge è stato votato tramite scrutinio segreto, chiesto dal deputato regionale Carmelo Pace (Democrazia Cristiana). I presenti erano 55 (su 70 membri totali) e i votanti appena 48: 27 i favorevoli, 21 i contrari. Nel voto c’è chiaramente un dato politico di estremo rilievo, perché la Sicilia è governata dal centrodestra, che all’Ars gode di un’ampia maggioranza (44 contro 26). Secondo quanto riporta Il Post, alla luce delle assenze tra i banchi dell’opposizione, hanno votato a favore del testo «almeno una decina di deputati della maggioranza di destra».

Altro aspetto rilevante: l’art. 3 è frutto di un’iniziativa di lungo periodo portata avanti dal Partito Democratico e in particolare dal deputato regionale Dario Safina, che adesso canta vittoria, parlando di «battaglia di civiltà» perché «troppe siciliane si sono scontrate finora con un muro fatto di carenze organizzative e di un altissimo numero di obiettori».

Vediamo al riguardo i dati ufficiali più recenti, quelli relativi al 2022, contenuti nell’ultima relazione del Ministero della salute (dicembre 2024) sull’attuazione della Legge 194/1978, con relative tabelle allegate. Nel 2022 la Sicilia contava tra gli obiettori l’81,5% dei ginecologi, il 62% degli anestesisti e il 64,9% del personale non medico, in tutti e tre i casi piuttosto al di sopra della media nazionale (rispettivamente: 60,7%, 37,2% e 32,1%), il che in sé – vista la gravità del tema, ossia il rifiuto a sopprimere una vita umana innocente – è un fattore positivo. Tra le 55 strutture con reparto di ostetricia e ginecologia prese in considerazione dalla relazione, 26 praticavano aborti nel 2022 (il 47,3%).

Ad ogni modo, queste percentuali di obiezione di coscienza non hanno impedito granché l’aborto in Sicilia, dove nel 2022 si sono contate 4.374 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), pari ad almeno altrettante vite spezzate. Il carico di lavoro medio per ginecologo non obiettore è stato di 1,5 aborti a settimana, poco al di sopra della media nazionale (0,9); e anche il valore massimo di aborti per singola struttura (6,1 a settimana) non racconta certo di una realtà da stacanovisti, vista anche la breve durata degli aborti chirurgici.

Se poi guardiamo alla percentuale di donne emigrate in una regione diversa dalla Sicilia per abortire, troviamo che sono state appena il 5,5% (p. 35 della relazione del Ministero): meno della media nazionale (6,9%).

Riepilogando: sarebbe stato un segno di civiltà (autentica) se in Sicilia ci fossero state davvero tutte le difficoltà ad abortire lamentate da PD e soci, ma dai dati ufficiali ciò non risulta. Il centrodestra siciliano ha quindi favorito la solita campagna propagandistica della sinistra, volta – in nome di una presunta “emergenza” – ad espandere la pratica e la mentalità abortista e a comprimere la libertà di chi vuole proteggere la vita umana fin dal concepimento. Cioè la libertà fondamentale per qualunque medico e operatore sanitario che vuole adempiere la sua vocazione.

Peraltro la stessa Legge 194 prevede, all’art. 9, l’obiezione di coscienza senza il contenuto discriminatorio verso gli obiettori che è invece contenuto nella norma approvata dall’Ars, una norma nel solco di quanto fatto in passato nel Lazio guidato da Nicola Zingaretti. Oltre che con la 194, come nota Aldo Rocco Vitale del Centro Studi Livatino, la nuova legge siciliana si pone in contrasto sia con vari articoli della Costituzione che riguardano in vario modo il lavoro (1, 2, 4, 35, 36) e la coscienza (2, 3, 19, 21) sia con la giurisprudenza in tema di obiezione (vedi la sentenza della Corte costituzionale n. 467/1991). Per riparare il danno fatto dall’Ars, ci sono almeno due strade complementari: l’impugnazione della legge da parte del Governo nazionale, come già fatto con la legge della Toscana sul suicidio assistito (vedi qui); e, aggiunge Vitale, l’annullamento, da parte dei giudici amministrativi della Sicilia, degli eventuali bandi di concorso basati sull’art. 3 della stessa legge appena approvata.

Abbiamo detto che la nuova legge siciliana contrasta con la stessa 194, ma è chiaro che il problema all’origine è proprio la legalizzazione dell’aborto, che mina alle fondamenta la legge morale naturale, attaccando il diritto del concepito alla vita. E se una società attacca il presupposto di ogni diritto – appunto la vita umana, qui dei più indifesi – va da sé che prima o poi attaccherà anche la libertà di coscienza degli adulti. Come diceva Benedetto XVI nell’udienza generale del 16 giugno 2010: «Quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico». E come si vuole chiamare uno Stato o una Regione che si dà tanto premura di uccidere degli esseri umani nel grembo materno, fino a escludere da un concorso pubblico chi si impegna a tutelarli e farli nascere?