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Attentato a Trump, il femminismo conta più della sicurezza

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Effetti avversi delle quote rosa: troppo minute per far da scudo all'ex presidente, le donne dei Servizi Segreti lo hanno – di fatto – lasciato esposto al pericolo, almeno dal torso in su. Mostrando l'inconsistenza del dogma femminista.

Attualità 19_07_2024
AP Photo/Evan Vucci

A proteggere Donald Trump durante il comizio in Pennsylvania, dove la differenza fra la vita e la morte si è misurata nel centimetro di distanza fra il proiettile che gli ha lacerato l’orecchio e la testa a cui era attaccato,  c’erano diverse donne, agenti dei Servizi Segreti, che lo hanno di fatto lasciato esposto al pericolo. Anche senza parlare di abilità o di coraggio, le sole foto sono eloquenti: la corporatura e altezza delle agenti femmine erano insufficienti per fare da scudo umano a Trump, alto 1,88 e del peso di oltre 100 Kg. Quando viene portato a braccia giù dal palco l’agente di copertura sul suo fianco destro c’è ed è una donna, ma suo malgrado lo lascia scoperto e vulnerabile dal torso in su. Forse quindi è per semplice realismo che un’altra agente  femmina si vede rannicchiata di lato all’ammucchiata di uomini, accorsi a coprire totalmente Trump con i loro corpi: sembrerebbe proteggere se stessa anziché Trump ma a occhio la sua statura non avrebbe aggiunto altro che peso alla barriera protettiva sopra a Trump e allora forse – diamole il beneficio del dubbio – avrà deciso fosse più saggio restarsene rannichiata di lato (magari a  pregare?).

La scena successiva intorno al furgone su cui viene fatto salire Trump mostra tre o quattro agenti donne voltarsi affannosamente a destra e sinistra incerte sul da farsi, con una che riesce a fatica a riporre la pistola nella fondina sotto la giacca mentre un’altra può vantare movimenti esperti nell’inforcare con decisione gli occhiali da sole.
Donna anche la Direttrice dei Servizi Segreti, Kimberly Cheatle, che però piuttosto che dimettersi con tante scuse di fronte alle evidenti falle nel cordone intorno a Trump ha preferito sfidare il ridicolo: «Il motivo per cui non c’era nessun agente sul tetto da dove ha sparato l’attentatore è perché il tetto era inclinato, quindi non era sicuro salirci e abbiamo preferito mettere gli agenti all’interno».  In altre parole premeva innanzitutto la sicurezza degli agenti stessi, le guardie del corpo migliori del mondo, che sul tetto inclinato potevano scivolare e  farsi male, piuttosto che la sicurezza della potenziale vittima di un attentato.

Del resto per la Cheatle il mandato di dirigere i Servizi ha per oggetto principale proprio il personale, di cui intende aumentare la componente femminile fino a raggiungere il 30% di agenti donne entro il 2030. «Sono molto consapevole di dover assicurare che si attirino candidati che assicurino la diversity», disse la Cheatle nella sua prima intervista con la CBS. Il suo  principio guida è il D.E.I,  acronimo che sta per diversità, equità ed inclusione, criterio per il reclutamento del personale più diversificato e, si direbbe, più intercambiabile possibile, un po’ sul modello asessuato inaugurato dalla Cina di Mao. Per restare al suo posto può contare sull’appoggio di una donna ancora più potente e autoritaria, refrattaria al concetto stesso di dimissioni, Jill Biden, che molti commentatori considerano il principale ostacolo ad ottenere dal marito in difficoltà cognitiva il passo indietro che in tanti invocano. Si legge che sia stato proprio per aumentare la protezione della First Lady in un evento concomitante che sia rimasto più sguarnito del solito il comizio trumpiano in Pennsylvania.

La scena dei Servizi Segreti che per poco non lasciano ammazzare Trump ha spinto diverse donne in vista a criticare la pretesa femminista (cosiddetta di “quarta ondata”) di un’assoluta intercambiabilità fra maschio e femmina. Twitta ad esempio la giornalista Megyn Kelly: «Non si potenziano le donne dando loro posizioni per le quali non sono qualificate o adatte, e né un presidente né nessun altro dovrebbe costretto a correre dei rischi al fine di rassicurare qualcuno rispetto ai propri limiti evidenti».
Sempre su X le ha fatto eco Meghan McCain, la figlia del defunto senatore ed eroe del Vietnam, John McCain: «Questo episodio dimostra il perché l’idea che uomini e donne sono uguali è assurda. Devi essere più alta del candidato per proteggerlo con il tuo corpo. Perché a proteggere Trump tengono queste donne basse (una che a quanto pare non riesce neppure a mettere una pistola nella sua fondina)? Ciò è imbarazzante e pericoloso».

Resterà da vedere se la drammaticità dell’evento della Pennsylvania riuscirà a far ridimensionare i criteri D.E.I. che sotto il governo Biden hanno ispirato massicce assunzioni, mettendo in ombra il merito e le specifiche professionalità, sacrificate assieme alla sicurezza generale sull’altare di caratteristiche fisiche, etniche e di vita da dosare e mescolare fra loro. 
Non si può non notare a questo punto che il femminismo da mezzo di difesa e promozione della donna diventa veicolo per inculturare un modello di umanità artificiale, androgina e debole, da sostituire al modello “binario”, fatto di donne e uomini forti secondo caratteristiche sessuate diverse: un fenomeno che avviene, calato dall’alto, solo nelle società del mondo libero, giudaico-cristiano, oggi post-cristiano.



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