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ISLAM

Anche Panebianco fa l'Eco: pericoloso chi crede in Dio

Dpo Umberto Eco che ha accusato le religioni di aver seminato odio e violenza, anche Angelo Panebianco, opinionista del Corriere della Sera, rilancia il ritornello. Commentado i fatti di Parigi, scrive che gli uomini si sono «si sono sempre ammazzati fra loro in omaggio a un Dio. È vero che gli europei non sono più disposti a farlo. Ma ciò dipende anche dal fatto che sono tanti gli europei che non credono più in Dio».

Politica 13_01_2015
Angelo Panebianco

Va bene, almeno per un giorno siamo stati tutti Charlie, uniti contro il terrorismo islamico e i musulmani radicali che vorrebbero ammazzarci tutti, una marcia planetaria in nome della libertè, egalitè e fraternità. In nome della civiltà illuminata e tollerante contro la barbarie di una religione apparsa in forma di kalashnikov. Va bene, siamo tutti Charlie, ma solo per oggi e solo perché alla fine, contro il terrore e la supremazia della morte, occorre ripartire da qualcosa di positivo, di vitale capace di vincere l’angoscia di morte e far rinascere la speranza.

Ripartire, ma da dove? Forse dai 4 milioni di francesi scesi in piazza, testimoni di una fratellanza sempre dichiarata ma raramente praticata. Oppure da Ahmed, il poliziotto musulmano ammazzato perché si trovava nel posto sbagliato con una divisa sbagliata. O anche da Lassana Bathily, il commesso musulmano del market kasher di Porte de Vincennes, l’eroe che ha salvato la vita a sei parigini ebrei nascondendoli nella cella frigorifera. Chi meglio di loro possono smentire il dogma ateo dell’impossibile convivenza delle fedi?

Dunque, ripartire. Ma perché la speranza non ricaschi, ancora una volta, nella trappola dell’ipocrisia politica o del buonismo ideologico, occorre che ciascuno giochi a carte scoperte, dica cosa vuole e dove intende arrivare. Senza cancellare le differenze. La difesa della libertà di satira è sacrosanta, ma da sola non può bastare a rimettere insieme i cocci di un’Europa oggi più smarrita di quanto lo era in quel settembre di 14 anni fa. Oggi tutto è cambiato, anche il nemico pare non aver più lo stesso volto: il fondamentalismo armato e violento, certo, ma anche la stessa religione che l'ha generato. E non quella islamica, ma tutte le religioni, come ha scritto Umberto Eco sul Corriere della Sera: «Gli uomini si sono sempre massacrati per un libro: la Bibbia contro il Corano, il Vangelo contro la Bibbia eccetera. Le grandi guerre sono state scatenate dalle religioni monoteiste per un libro. Sono le religioni del libro a provocare le guerre per imporre l’idea contenuta nei loro testi». Più o meno la stessa cosa che volevano raffigurare i vignettisti di Charlie quando sbeffeggiavano Maometto, il Papa cattolico ossessionato dal sesso e il rabbino ebreo, raffigurato come faceva la stampa nazista, con il naso adunco e l’espressione torva. 

Ma Eco non è solo che in questa terribile settimana si è dedicato al gioco sporco del dàgli al fanatico. Come tanti John Lennon suonati e stonati. Anche ieri, sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco ribadiva così il concetto: «…tanti europei mostrano di condividere una falsità, ossia che chi uccide in nome di Dio non sia un vero credente. Dimenticando che gli uomini si sono sempre ammazzati fra loro in omaggio a un Dio o a un pugno di Dei. È vero che gli europei non sono più disposti a farlo. Ma ciò dipende anche dal fatto che sono tanti gli europei che non credono più in Dio: l’Europa è infatti il più secolarizzato Continente del mondo». Beh, Eco s’era fermato alle Crociate, Panebianco compie la strada che manca alla contemporaneità e arriva fino ai nostri giorni. Se oggi i cattolici non ammazzano più gli infedeli, se non mettono al rogo ebrei e protestanti, non è perché hanno cambiato idea, ma perché sono rimasti in pochi. E solo «chi non crede in Dio fatica a capire gli assassini in nome di Dio, gli sembrano marziani, alieni». Quelli che invece ci credono, suggerisce Panebianco, capiscono benissimo e una volta messi insieme sono pronti a farvi la pelle. Terribile e vergognoso.

Sarà mai possibile spiegare a questi “terroristi-laici” alla Panebianco che reclamano l’orgoglio dell’Occidente contro il fanatismo religioso, che piangono lacrime sulla debolezza dei rammolliti europei, che pure la loro spocchia antireligiosa è una resa al nulla? Alla distruzione di ogni verità, a cominciare dalla sacralità della vita umana che ha nel senso religioso il suo fondamento. La fine delle religioni che ci promettono questi tolleranti e civilissimi intellettuali non prefigura nulla di buono. Già la libertè, l’egalitè e la fraternitè sono finite decapitate dalle ghigliottine, innalzate da una ragione autoproclamatasi misura dell'universo mondo. Non è accendendo i lumi di questa autosufficienza che finiranno dittature, massacri e fanatismi, anzi. 

E allora, se questa è la via francese alla rivolta anti islam, vien voglia di difendere pure Vauro, il vignettista leader della satira ultra comunista e da barzelletta, che l’altra sera da Santoro s’è infilata la T shirt del “Je suis Charlie”, dimenticandosi di quando sul Manifesto condannava come “atto di guerra” e “propaganda bellica” la pubblicazione delle vignette su Maometto.  Vauro sosteneva che quella non era satira e che «la libertà d’espressione non c’entra niente». E censurava così la scelta di Charlie Hebdo: «Non ci si può indignare se messaggi violenti ottengono e provocano reazioni violente». Vabbè, oggi ha cambiato idea (forse) o non se l'è  sentita di scendere dal carro dei festeggiamenti alla laicità ritrovata. Però, dopo aver letto Panebianco, vien voglia di difenderlo: per una volta ha detto una cosa giusta. Ma è solo un pensiero (pazzo) che è già passato.