Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Matteo a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Amministratori, non padroni

Un uomo ricco aveva un amministratore (Lc 16,1)

Schegge di vangelo 21_09_2025 English Español

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». (Lc 16,1-13)

Il messaggio di Gesù in questa parabola non va certo interpretato come un elogio della disonestà dell’amministratore infedele. Il vero insegnamento riguarda la consapevolezza che ciascuno di noi, indipendentemente da titoli o diritti riconosciuti dalle leggi umane, è solo un amministratore, quindi non un proprietario, dei beni che ha ricevuto in questa vita. Se fossimo davvero padroni di ciò che possediamo, non li perderemmo mai, nemmeno con la morte. Ma sappiamo bene che tutto ciò che abbiamo, beni materiali o doti spirituali, ci è stato affidato temporaneamente e un giorno dovremo rispondere a Dio, l’unico vero Signore di ogni cosa, dell’uso che ne abbiamo fatto. Gesù definisce la ricchezza umana come disonesta, cioè ingannevole, non tanto perché in sé sia malvagia, ma perché può facilmente diventare un idolo, usurpando il posto di Dio nel cuore dell’uomo. Quando i beni prendono il sopravvento sul nostro agire e sul nostro giudicare, diventano una falsa sicurezza. Il Vangelo ci invita allora a usare le nostre risorse, spirituali e materiali, per fini buoni, con distacco e generosità. Ti senti un amministratore attento dei doni che Dio ti ha affidato o agisci come se ne fossi il proprietario? Ad esempio: usi ciò che possiedi solo per te stesso o anche per il bene degli altri? E soprattutto sai riconoscere quando la ricchezza, materiale o interiore, diventa un ostacolo alla tua fiducia in Dio in quanto ti pensi autosufficiente?